Quando dal pianeta Delsin arrivano vinili di questa portata è quasi un dovere fermarsi a riflettere sul ruolo che ha avuto questa etichetta nello sviluppo del suono techno di matrice europea, e la risposta è presto data, la Delsin rappresenta il passato, il presente ed il futuro della musica elettronica prodotta nel vecchio continente, con il merito speciale d’aver reso il suono techno in qualche maniera svincolato da Detroit e quindi proiettato verso un tempo che deve ancora venire.
Qui non siamo troppo distanti, perché la pubblicazione è marchiata Ann Aimee, costola deep del “colosso” olandese che ci ha sempre regalato ottime produzioni tanto in area techno quanto in ambient, downtempo ed affini.
Non sappiamo chi sia la/le Mente/i che si cela/no dietro questa release, poco importa se a giungerci all’orecchio è un suono intriso di spettralità deep e costruito con una pulizia del suono che definirei cristallina.
Un doppio vinile indicato tanto per il dancefloor quanto per la mente che non smetterà un solo minuto di stupirvi ed affascinarvi con le sue melodie ricercatissime ed i suoi grooves notturni carichi di pathos.
La sveglia arriva sin dal brano d’apertura, “Raindrop Prelude” , caratterizzato da una pressante dinamica techno addolcita dal un suono puntuale ed ipnotico così limpido da catturare completamente l’attenzione.
A seguire un mantra ambientale come “986_hPa” che vi catturerà in una sovrapposizione di tappeti sonori dal fortissimo potere evocativo, una magia che avviene in soli tre minuti e mezzo, ecco cos’è la classe.
“Coalescence” esce allo scoperto con delle corde di pianoforte in vibrazione e subito ritorna in un sottosuolo dove ad entrare in contrapposizione sono dei detriti dub che annebbiano il fondale mentre negli strati più alti si svolge una guerriglia fatta di rasoiate elettriche, bassi assassini ed inserti rumoristici di gran stile. Deep, Techno, Minimale.
“Cumulonimbus” fa ancora di più, continuando dalla furia del precedente solco aggiunge una serie di rasoiate “in tiro” che alzano la tensione al massimo e riescono allo stesso tempo ad essere elegantissime.
Sembra assurdo ma il culmine deve ancora arrivare, si chiama “Supercell” ed è un’autentica lezione di techno atmosferica ed industriale, una partenza ambientale sfocata e distorta poi l’apoteosi espressa per mezzo di suoni grezzi e bordate acide che vanno e vengono lasciandosi dietro sangue e distruzione.
L’atterraggio (se così vogliamo chiamarlo) si chiama “Mjölnir” ed è ancora una furia incontrollata questa volta con coordinate più canoniche ma pur sempre carichissima di elettricità. Ad emergere sopra ogni cosa un’attitudine deep e melodica di pregiata fattura oltre alla sapienza (e qui sospettiamo qualche grandissimo che agisce in sordina) groovistica di qualcuno che di musica si è nutrito fino all’eccesso.
Tra le migliori interpretazioni techno dell’anno, senza alcun dubbio.