Arriva dal nulla ed attraverso vie inusuali, ti tramortisce all’istante e ti consegna una nuova versione della verità.
E’ Container, progetto ed album che vede luce per mezzo della visione di Ren Schofield, dal Tennessee, musicista conosciuto in ambito extreme noise con il moniker God Willing con il quale ha già pubblicato diversi lavori, e per la partecipazione in altre band a noi sconosciute sempre con piglio sonoro estremo ed estremamente di nicchia.
Spectrum Spools alle spalle, la giovane label costola della Editions Mego dietro le cui scelte artistiche si cela un certo John Elliott, uno sul quale ci sarebbe da scrivere milioni di pagine per render merito e che pochi mesi fa lasciava un messaggio sul suo Twitter nel quale lasciava intendere la portata della release.
Poi arriva la musica, un vinile che dal suo bianco candore libera un’energia strana, nuova, un flusso che sin dal primo solco apre l’accesso ad un mondo parallelo dentro il quale si libera ed inizia a volteggiare un suono techno scomposto, astratto e radicale, fatto di groove irregolari, minimali e spigolosi in ogni dove, ma con la straordinaria capacità di suonare coeso ed estremamente psichedelico.
Sono cinque tracce, tutte sopra i sette minuti ad eccezione di “Overflow” che nella sua furia circolare raggiunge a malapena i 4 in un turbinio di battiti distratti, synth velenosi e vibrazioni malefiche, mentre a scaldare i motori, l’iniziale “Application” aveva già piazzato i pilastri di un gioco ipnotico fatto di carcasse ritmiche sovrapposte e mood acido e tiratissimo per quanto riguarda il taglio sonoro. Una pressione che verso il quarto minuto di stesura esplode in un caos alieno pronto a metter a dura prova la vostra psiche, qualcosa che si tramuta poi nelle robotiche atmosfere della seguente “Protrusion”, un prototipo techno dove batteria elettronica e campione vocale vi squarceranno il petto senza pietà.
“Dissolve” è quanto di più malato un brano “dance” abbia mai saputo esprimere, una serie di alienanti mutamenti di tono, una ritmica che sembra la versione cattiva dei viaggi di Sun Ra, tanto rumore in sottofondo ed ancora aggiungeteci le droghe.
Ci saluta “Rattler”, selvaggio esperimento tra synth, rumore, vocal e batteria.
Se ancora non avete le idee chiare pensate alla musica di Jamal Moss infangata ulteriormente ed unita a prelibatezze analogiche old school ed ancora alla futuristica scuola techno inglese di gente come Surgeon o Regis ed avrete più o meno il quadro della situazione.
Curioso di ascoltare quanti avranno le palle di inserirlo in un loro dj set.