Henrik Jonsson e Joel Alter, il primo un solido musicista che negli anni ci ha graziati con musica d’ascolto acutissima attraverso lo pseudonimo Porn Sworn Tobacco con quattro perle pubblicate per la storica City Centre Office, il secondo un giovane produttore di stanza a Berlino dapprima impegnato in produzioni dance con piglio electro/disco molto melodico sulla Gigolo Records degli anni della disgrazia, poi, dopo una dieta ipocalorica, rigenerato in un suono deep ben curato per altre piccole label. Tutto questo prima del fatidico incontro che darà vita nel 2011 a questo progetto condiviso e messo sotto contratto dalla Kontra-Musik, etichetta svedese che si è alternata tra delizie deep come quelle di Jason Fine e meno riuscite produzioni che evito qui di citare.
Ora questo doppio vinile che vede prender definitivamente forma questo sodalizio artistico dal quale a questo punto osiamo chiedere grandi cose, e che già qui ed ora mette una firma di gran classe nel firmamento musicale.
E’ un lavoro compiuto, che sprizza consapevolezza ed autorità sprigionando un suono rotondo e carichissimo.
Dopo la breve intro iniziale infatti veniamo subito colpiti dagli otto minuti di frequenze acidule di “Acapellan”, un motore house dal ritmo sensuale trascinato dai colpi della cassa a risposta allungata e da questo groove acido che ribolle nell’equalizzatore insinuandosi poi in ogni piega.
“Djup House” è un martello costante, pressante ed è anche un basso che graffia nel fondo del barile alla ricerca di emozioni perdute. Un tunnel senza respiro che pian piano raggiunge la luce per poi aprirsi ad un fraseggio melodico tra tastiere.
“Dvarg”, che chiude il primo vinile, raccoglie l’eredità chicagoana del versante Jack venendo però riversata in un’atmosfera crepuscolare con le correnti acide a serpeggiare tutto intorno.
“Kyrka 2” è un brano quasi trance, una sospensione di tappeti che si prolungano all’infinito appena supportati da una ritmica soffocata. Un lavoro senza dubbio evocativo che non può non ricordarci la natura di una delle due anime qui impegnate.
“Hela Berget” è forse il brano meno riuscito, o per meglio dire meno coerente col filo conduttore del lavoro. Sicuramente un buon segmento da dancefloor per come sono organizzate le pause e le ripartenze ma leggermente distante dal resto.
“Tre Ackord” lavora su un’iniziale giro di tastiera poi lanciato in alto dalle percussioni smaltate e da una deliziosa programmazione ritmica. Una traccia calda e piena di vita che riesce a far coesistere nel miglior modo possibile ritmo e melodia.
Un doppio vinile sacro come una bella cosa di Joe Claussel, siete stati avvisati.