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Raiders Of The Lost ARP Battlestar Ep

  • Label / Lunar Disko
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / 11/2011
  • Style / , ,
  • Rating /
    10/101
Battlestar Ep

Dopo un primo rodaggio house che ha deviato lo sguardo tenuto finora fisso sulle sue assi galattiche, Raiders Of The Lost ARP è finalmente tornato, e lo fa per mezzo di una delle label più fresche in circolazione, quella Lunar Disko che sta offrendo materiale elettronico sfrontato e ricco di qualità.

Basta sentire i primi accordi di “Night Theme” per capire che la magica dimensione spaziale dell’uomo è ancora viva e vegeta ed è pronta a condurci in quelle sconfinate praterie spaziali alle quali siamo stati abituati. Le stesure sbobinano tappeti caldi ed avvolgenti che si intensificano in un’epica analogica rispondente soltanto alla definizione di magica. La struttura ritmica è sempre quella di una techno sci-fi con cassa profonda e di potenza inaudita. Le note girano e si susseguono seguendo una rotta che noi tutti possiamo anche vedere alzando lo sguardo, di notte verso il cielo stellato.

L’altro inedito prende il nome di “Lunar Lander” ed è un nuovo soundtrack movie più orientato all’high-energy, caratterizzato da una stralunata scia vocale alquanto inquietante che segna il confine con il ritmo votato a dinamiche molto irruente. Tutto intorno l’uomo costruisce scie acidule, battiti in crescendo e parate di synth a consolidare la sacralità di un suono che non ha mai avuto eguali, techno nel suo essere più profondo quanto memore di infiniti e variopinti ascolti.

Non bastasse, ad esser chiamo ai remix è un “vecchio” lupo di mare come Rude 66, vera anima obliqua delle lande industriali di Den Haag ed amante dei sintetizzatori. Due i remix, il primo su “Night Theme” è poesia pura, un lavoro intenso e sotterraneo sulla melodia portante, che rallentata ed effettata assume una sembianza gotica ricca di fascino oscuro. Dal profondo emerge pian piano, lasciando entrare dopo due minuti un velenosissimo rettile acido che strisciando opera una lenta risalita per poi spiccare il volo ed addentrarsi nello sconosciuto cosmo. Un Rude 66 così ispirato vale da solo il prezzo del biglietto.

Su “Lunar Lander” la magia si ripete e quello che era un brano dal forte impatto ritmico diventa una navicella spaziale sulla rampa di lancio, con dei campioni vocali presi in prestito direttamente dall’Apollo1 ed un riallineamento dei battiti che stabilizza il corpo centrale per favorire una più amplificata risonanza melodica.

Quattro brani, quattro differenti sogni. Un disco essenziale.

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