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Single Reviews /

Ugandan Methods Sixth Method

  • Label / Ancient Methods
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / feb 2012
  • Style /
  • Rating /
    8/101
uganda

Oltre il rumore c’è solo il collasso dello stesso.

Nella musica degli Ancient Methods c’è sempre qualcosa che prevarica il tempo in cui viviamo.
La scena Berlinese è sfidata, superata, surclassata. Techno caratterizzata da crudità sonore che vanno ben al di là dell’accezione industrial più pura, dense tessiture che prendono forma di una ferrosa nube di pulviscolo intriso di quel (mal)sano odore di fabbrica divorata dalla propria obsolescenza, volto a far male a chi per sbaglio lo inalasse a polmoni aperti mentre ansima in un oscuro club sotterraneo.

Giunti alla sesta release dell’omonima label, il duo tedesco composto dalle figure di Conrad Protzmann e Trias si sodalizia per la seconda volta con la testa d’acciaio di Regis (Karl O’Connor / Sandwel District per gli sciagurati rimasti indietro nel tempo), sotto il nome selvaggio quanto maligno di “Ugandan Methods”, dando vita ad altre tre tracce che metteranno a dura prova le anime di tutti noi.

“Beneath The Black Arch” ci tartassa fin da subito con un soffocante basso in background ed  una grancassa di riff e percussioni metalliche che tra delay , dissolvenze ed dissestanti saturazioni si inoltrano impetuosi nel buco nero dell’industrial techno. Ci potrebbe già bastare.

Cerchiamo un sospiro di sollievo ammirando il rosa lucido del picture disc scelto da questi simpatici ragazzi senza sapere a cosa andremo incontro appoggiando la puntina su “She Belongs To Eternity”.
Non dare tregua. Affondare il colpo senza pietà. E’ questo ciò che mi salta in mente appena inizia a girare. La violenza fatta suono in un crogiuolo di loop, voci ed effetti satanici accompagnati da una tempesta ritmica al cardiopalma., il tutto al confine tra techno, experimental noise e gothic. Abbiamo raggiunto il fondo del buco nero.

Le atmosfere cinematiche d’apertura di “Between A Sleep And A Sleep” ci danno luce ed aria. Se non fosse che assistiamo al ritorno prepotente di quel basso fobico e di laceranti giri di synth che ci lasciano sospesi su una bella cassa in quatto facendoci gioire per l’energia profusa in abbondanza.

Vi siete mai chiesti quale sia l’estremo dell’universo techno? Se pensavate che la risposta fosse l’hardcore olandese potete tranquillamente dissolvervi e non visitare mai più queste pagine. Ma se invece avete fegato da vendere, gli Ancient Methods vi aiuteranno a raggiungerlo