Norm Chambers è un appassionato di vecchie sonorità analogiche, un collezionista di quelli che scava nel profondo dei generi riuscendo ad arrivare dove solo chi ha tenacia, costanza ed amore riesce a giungere. Un archeologo delle lande elettroniche, designer e blogger tra le altre cose. Ma è soprattutto un produttore musicale che si cimenta in un opera di restauro e mantenimento di alcune correnti date per spacciate con il finire degli anni ’70 dapprima ’80 in definitiva. La sua estetica è legata alla musiche concrète, al krautrock ed al più ottantoso new age. Forme di comunicazione che trovano il punto d’incontro nelle atmosfere piene di calore e colori, nell’ipnotismo dei movimenti e nella regalità che queste vibrazioni riescono ad emanare.

Dopo un periodo che lo ha visto al centro di attenzioni comunque di nicchia arriva questo capolavoro per la Digitalis Records dal titolo Soft Terminal, firmato con il suo pseudonimo Panabrite.
Per darvi subito delle coordinate realistiche immaginate un gioiello come Science Of The Sea di Jurgen Muller, ecco, l’album di Panabrite riprende e continua il discorso subacqueo introdotto da quel magico disco proponendoci otto meravigliose composizioni che volteggiano nelle acque cristalline generando suoni modellati sulle correnti ed addolciti da quell’avvolgente manto setoso che la materia analogica crea.

Il viaggio è tutto nelle progressioni dei sintetizzatori e delle tastiere che occupano tutto lo spazio a disposizione con tappeti goduriosi, affreschi a tinte pastello e quel senso di calma che traspare. Panabrite è riuscito in quell’opera difficilissima che è la traduzione di una passione forte, la passione di un collezionista e cultore in musica composta rievocando le amate atmosfere con delicatezza e rispetto, suonando come il naturale proseguimento di quello che è un sogno bellissimo, perché di bellezza stiamo parlando.