Se mai lo avesse fatto, ora Patrice Scott non scherza più. L’uomo targato Detroit che con la sua Sistrum Recordings si è avventurato nelle profondità dell’house music rendendola materia solida e personale questa volta esagera.
Questo suo nuovo Orbital Bliss Ep è un punto di svolta del suono di Scott, che forse mai così apertamente dichiara il suo amore alla Motor City, incorporando in quel suono già di suo luccicante ed evocativo un anima soul orientata a quel versante elettronico che in un primordiale orgasmo diede la luce alla techno.
Fa anche di più, omaggia un passato noto ed a dirla tutta sempre presente (scusate il vorticoso giro di parole) con una rievocazione cosmica, strumentale e priva di ritmo come “Tones & Things”.
Tutto ha inizio proprio da lì, da quei flussi interstellari lasciati ondeggiare nella distesa spaziale, circondati da bagliori e liberi da ogni sorta di costrizione. Un brano che inevitabilmente riavvicina le sorti musicali dell’artista alla città che lo ha visto nascere, mettendolo ora in un punto di mezzo con quella Chicago che lo ha invece lanciato nell’avventura house fornendogli le prime armi.
Nella successiva “Oberon” la magia si ripete, questa volta con l’atteso affondo ritmico, Scott è sempre nel corpo dell’house music ma ora è diverso, maturato se volete, è comunque più caldo, con il groove che fonda le radici su un giro di basso che grida al Soul.
La B-side cola letteralmente, con il brano che da il titolo all’Ep: Orbital Bliss. Siamo nel viaggio inoltrato, siamo nel pieno della notte, quando i riflettori si spengono per lasciar spazio a sensazioni nascoste che si amplificano nei vuoti lasciati dalla vita ora a riposo. Il ritmo è deciso ma al contempo rotondo ed aggraziato. Le tastiere lanciano sommesse melodie ed i synth intervengono a far sentire la loro prepotenza. Suonato nel club giusto saprà farvi sorridere alla vita.
Segue ancora un edit alla stessa, sempre da parte di Scott, che ne amplifica la cassa ed aggiunge una serie di “frustate” ad incattivirne l’aspetto. Qui siamo negli scantinati di quel brindisi alla luce festeggiato in precedenza, segno che la belva non conosce riposo.
Un inno.