Gli outsider della “techno”. Oddio, forse sarebbe bene anche moderare i termini, chi ha masticato techno per decenni potrebbe non trovarsi in sintonia con quest’affermazione.
O forse no?
Cominciammo con Container, chi non ricorda il suo sconvolgente LP pubblicato ormai un anno fa dalla Spectrum Spools che diede a battesimo, anzi consacrò a Dio, tutto un movimento laterale reduce dal post noise e più in generale dalla musica sperimentale, improvvisamente folgorato sulla via di Damasco dal magnetismo della cassa in quattro?
Bene, è seguito un anno molto particolare, un tempo nel quale siamo stati guardinghi, evitando di cadere in quella fossa delle tentazioni che ci vorrebbe tutti uguali, pronti ad inseguire l’eldorado con i più meschini mezzi.
Diciamolo, ci hanno provato in tanti, quello che un tempo è stato un fantastico underground (la scena post noise/apocalittica/drone/ragione smarrita) ha cominciato ad annusare il profumo del danaro, il club con settanta persone anziché cinque, qualche viaggetto spesato, alberghi, cene e scambi culturali. Come biasimarli, a chi non piacerebbe? Pensate quali barriere riesce ad abbattere una cassa in quattro? Va bene tutto, tranne la merda. La merda non ci piace, non la supportiamo, anzi ci fa schifo.
Ora però è successo di nuovo. Eravamo tutti lì ad aspettare uno dei tanti messia annunciati (zona Williamsburg su tutte) quando il cielo è tornato ad aprirsi lasciando cadere la verità sulle nostre teste.
Tlaotlon. Nuova Zelanda, uno pseudonimo che risponde al nome di Jeremy Coubrough, non mi vergogno a dirlo, a me sconosciutissimo fino a quando, in una delle mie session di ricerca su Discogs, sono tornato a sbattere sulla Trensmat. No, non è un errore di battitura, è proprio Trensmat, un nome del cazzo ok, non si gioca con i nomi, è un peccato gravissimo, però sulla Trensmat c’ero già caduto in diverse occasioni a causa di Astral Social Club soprattutto.
Ci vuol poco a mandarmi in sega, “Dub, Drone, Rhythmic Noise, Techno, Acid, Experimental” i tags utilizzati su Discogs per descrivere “Squirt Image Flex”, questo il titolo dell’ album di debutto di Tlaotlon.
Entro in contatto con Stephen, gentilissimo label manager il quale mi invia tra le altre cose il press sheet nel quale apprendo la natura totalmente spontanea del disco. Una cosa antica, un demo inviato, stranamente ascoltato, poi pubblicato. La preistoria insomma.
Ora vorrete sicuramente sapere cosa rende speciale questo disco? Presto detto, Tlaotlon ci regala la bolla psichedelica del 2012, un disco che oltre (è bene ammetterlo) a replicare la formula abstract techno dentro un corpo sperimentale riesce a coniugare l’estetica acid del progressive rock più autistico alla corrente glitch fine novanta che ha capovolto l’esistenza di tante menti elettroniche.
La Trensmat pubblica 176 copie in tre differenti colorazioni, ormai sold-out ovunque, non è un problema, forse non potrete mai sentirlo, ma è bene sapere che esiste.
Ad accoglierci un’apertura vintage di quattro minuti con i sintetizzatori a roteare aciduli dentro un corpo kraut fuori misura con il battito della cassa a mandare in orbita un ritmo alieno, distante, terribilmente ipnotico.
Nel secondo brano “Flayed Vert” entra in gioco tutto l’apparato noise con una carica rumoristica che flirta con l’esecuzione free della batteria, l’imperante sottofondo acid e con le macchine a sputare veleno sull’impiastro messo in campo.
“Strem” gioca pesante chiamando in causa oppressioni dub e distorsioni metalliche andando a ridefinire i contorni di una sperimentazione pronta ad offrire un prodotto solido ed a portata d’uomo.
“Hivemind” continua a scavare nel suolo reggendosi sui bordi frastagliati di un cunicolo industriale con cassa ovattata ed è pronto ad infiammare le notti più ardite. Prosegue il viaggio nel ritmo con la successiva “Spectrum Crypts”, un battito dalle sembianze plastiche che aggiunge tensione funk ed ospita una deflagrazione Glitch di prim’ordine che sembra far brillare in cielo tutti i suoi frammenti.
“Wild Rent” va in loop “scarrellandosi” una montagna di suoni che messi insieme stanno come Hofmann sta all’ LSD. “Spitting Image” entra in un corridoio tribale e lo vernicia di bianco mostrandoci i contorni di un Africa nuova.
Se riuscite in qualche maniera a procurare il vinile è pronto un downloading link con altri 2 brani da poter scaricare, una cosa è certa, se il tentativo è quello di portare la dance ad un nuovo livello nel quale poter coinvolgere forze sotterranee distanti mille miglia da questo universo, “Squirt Image Flex” sarà il cemento che mancava ai mattoni messi in posa da Container.