Di lui è dato sapere soltanto che si tratta di un musicista finlandese, poco male perché la musica di Ukkonen è un misto di sentimento, passione e freschezza che difficilmente troverete altrove in questo periodo.
Arriva per mezzo della Uncharted Audio (buona etichetta che ha prodotto lavori di Cursor Miner, Line e LJ Kruzer) il primo album di Ukkonen, un prelibato doppio vinile che segue i due dodici pollici rilasciati durante lo scorso anno.
La certezza è una, Ukkonen dev’esser stato, e forse lo è ancora, un grande fan della techno di matrice ambientale e sperimentale prodotta negli anni novanta, nomi come Russ Gabriel, Air Liquide, John Beltran e giù di li devono aver forgiato le sue idee.
Ideali ai quali si rifà in maniera assolutamente smagliante con questo doppio intitolato The Isolated Rhythm.
Cinque brani tutti molto lunghi, ce ne sono due che stanno sui nove minuti e tre che vanno oltre i sedici. Distanze nelle quali l’uomo è riuscito ad imprimere dinamiche e percorsi strutturali che riescono così ad illustrarci il suo messaggio.
Un messaggio che ha sicuramente a che fare con la techno, ma che trova ispirazione tanto nell’acid quanto nell’ambient ed in certa IDM più comunicativa.
Il primo bran “Three From the 4223” ha tutta un introduzione basata su una programmazione ritmica free con le tastiere ad assecondare questi flash estemporanei come in un live free jazz. Verso la metà la drum machine ritrova un’andatura rettilinea mentre il silenzio cala di colpo ed il brano assume le sembianze di un tunnel dove oscuri pads ed isolati colpi di piano si alternano fino alla conclusione.
“Haukivesi Spirit” ha un andatura diversa, una crescita controllata che da una claustrofobia partenza dark techno esce fuori in tutto il suo splendore retrò fatto di rotori graffianti e tastiere angeliche.
Ancora diversa la successiva “Tellervo” un brano techno/house dove la bassline spadroneggia nei sotterranei intrecciandosi ad una melodia celestiale ed alla spinta ritmica molto calda ed avvolgente. Nove minuti di estasi totale.
“Humans, Knew In The Forest” ha doppia vita, un primo segmento contraddistinto da un umore scomposto che ci regala una suite metallica piena di break, stridori e piccoli accenti elettronici per poi virare brusco in una magia house dai colori dell’arcobaleno e dal profumo vintage.
“Seventy Three Days Of Radiance” è l’ultima sessione di sedici minuti, un affascinante viaggio ipnotico durante la prima metà del percorso, techno rarefatta percorsa da lunghi tappeti sporchi ed oscuri. A metà circa del brano entrano in successione delle onde analogiche che spazzano via l’oscurità abbracciando un ritmo minimale che asseconda le note del piano che salgono ed il crescendo armonico che chiude in un canovaccio deep intinto nel miele.
Un incredibile prova nella quale Ukkonen ha dato sfoggio delle infinite possibilità dell’house e della techno, un album intenso, per alcuni versi difficile, sicuramente fuori dall’ordinario.