Samuel Van Dijk è un produttore interessantissimo, nel giro di pochi anni è riuscito a costruirsi una solida reputazione pubblicando musica con diversi pseudonimi, da Mohlao a Multicast Dynamics fino ad arrivare ad Inward Content (progetto diviso con Delta Funktionen) e non ultimo questo VC-118A, forse la sua incarnazione più sperimentale.
Non sono passati neanche tre mesi dallo splendido Ep pubblicato dalla TRUST che ecco arrivare l’album, questa volta per l’altrettanto valida Lunar Disko, un doppio vinile in edizione limitata dal titolo International Airlines.
Un album completo e visionario perché racchiude in se le molteplici sfaccettature del suo suono, dalla techno all’ambient all’electro più sperimentale.
Ed è proprio un incredibile brano techno ad introdurre il lavoro: Deploy, un assalto ritmico in 4/4 con bassi cavernosi e rigidissime atmosfere robotizzate da stranianti suoni alieni. Una marcia senza fronzoli che si divide tra ruvidi stilemi industriali ed avveniristici sentori electro.
“Thrusters” entra invece in una dimensione scientifica che ricorda i lavori di Arpanet con un mood oscuro e suoni liquidi a scivolare sulle pareti mentre intorno le luci si abbassano e la mente inizia a fantasticare mondi irreali.
“International Airlines” è un lungo tunnel electro pervaso da scintille e ritmiche aliene, un brano che vede spezzare il suo quadro astratto da una suonata di piano che rende umanità alla sua visione estrema della musica.
La zona centrale dell’album è materia per appassionati veri, una lunga pennellata di nero che culmina in un brano intimo rarefatto come “Vaporise”, autentica dark ambient per menti contorte.
Nella successiva “Cylinder” il suono torna a gonfiarsi ed a rimbombare dentro stanze dub raffinate ed eleganti, un brano che coniuga l’estetica soundsystem alle delicate incursioni elettriche di matrice glitch.
“Mapolar” sale di nuovo, prima della chiusura in un vortice electro di grandissima fattura con un eccellente programmazione ritmica, i suoni a pressare intorno ed i synth a sputar fuori lunghe note ovattate.
Il finale con “Antenna Forest” è l’ennesimo viaggio nello spazio tra vuoti cosmici, beats sbilenchi e mille suoni elettronici, un’ espressione personale ma altissima del suono electro, un album che parla sicuramente in forma privata ma in un linguaggio che molti di noi comprendono ed amano e che sarebbe un peccato far correre via inascoltato.