Workshop, letteralmente officina, laboratorio, è una piccola realtà in cui trovano spazio formule collaudate della musica elettronica e approcci a quest’ultima assolutamente originali e sperimentali. In un continuo rimpasto, fusione, rimodellamento la sua evoluzione da 6 anni a questa parte dopo la prima release firmata da Lowtec, è andata proprio in direzione della sperimentazione e dell’originalità facendo sì che ogni disco Workshop diventasse col tempo oggetto di culto per gli appassionati di musica elettronica.
La release numero 15 del catalogo ha per protagonisti 4 artisti più o meno semisconosciuti nel panorama internazionale, tra questi i più celebri: gli svedesi Frak, possiamo ormai definirli una presenza costante nella nostra rubrica, avendo trattato in passato le loro ottime release su Kontra-Musik e su Sex Tags Mania.
Il disco oggetto di questa recensione si apre con una traccia dello sconosciuto produttore tedesco 808 mate (Thomas Hammann), che su una tela ritmica ispirata alle produzioni hip-hop disegna con maestrìa un intreccio melodico di synth e pad, bassline e hi-hat ispirati alle vecchie produzioni house di oltreoceano, il risultato è un bel brano piena di poesia, tensione e dinamismo: il sole che sorge da dietro le colline e illumina il paesaggio asciugando la rugiada.
Sullo stesso lato troviamo un brano dell’altrettanto sconosciuto Marcellis; e fate attenzione, per quel che mi riguarda questa è una vera bomba!
Carico di potenza espressiva, incentrato su un ritmo costante, ripetitivo, narcotico e altamente psichedelico: c’è un paesaggio cupo, desertico, una chitarra blueseggiante, una voce malata, il tutto in un contesto lo-fi:
Se volessimo individuare una trasposizione in chiave elettronica delle leggendarie Desert Session che hanno visto protagonisti nella sperimentazione tra blues e stoner rock alcuni membri dei rimpianti Kyuss questo potrebbe essere il brano che più ci riporta a quella dimensione; per me vale da solo l’acquisto del disco e facendo delle ricerche ho tra l’altro scoperto che questa traccia, intitolata “Come and Boogie” aveva già visto la luce nel 2004 sull’ep “Dry Delivery”, pubblicato dalla Olandese Black Label.
Giriamo il disco, puntina sù e parte “Untitled B1” opera del produttore tedesco Schweiz Rec (Patrick Harz), vecchia conoscenza su Workshop che aveva già firmato una traccia sulla decima uscita della label; il brano ha una vocazione solare e funkeggiante, spinto da una importante linea di basso ed è quello caratterizzato dal taglio più classico e tech tra i quattro, anche qui assistiamo ad una operazione di recupero: questo brano aveva visto la luce nel 1999 su un 7” firmato da Patrick stesso e pubblicato sulla sua Schweiz records.
Sulla B2 troviamo i nostri cari Frak, la cui mente è il produttore svedese Jan Svennsson, molto prolifico e sulla scena dalla fine degli anni 80.
Ennesimo brano recuperato (pare leggermente rieditato) per la gioia degli appassionati e intitolato in origine “800 Dallas Evenings” lo troviamo infatti sul lato D del doppio 12” “Tagetes” uscito nel 1997 per la sua Börft records sotto lo pseudonimo Villa Åbo.
Procede lento e vagamente disordinato, distorto, noisy e luminoso allo stesso tempo; simpaticamente claudicante si avvicina e si insinua nella mia mente e mi fa muovere la testa a tempo.
C’è da ringraziare Jens Khun (Lowtec) per aver recuperato queste perle e averle riproposte su questo ep, che calca il segno sulla fase sperimentale della label Tedesca.
Ancora una volta un disco estremamente interessante e denso di qualità, originalità e bellezza; aspettiamo con ansia il sedicesimo capitolo.