Chi è Abdulla Rashim? Poco o nulla si conosce di questo misterioso produttore svedese comparso di recente sulla scena techno, ancora relativamente giovane artisticamente, sono solo quattro difatti le release a lui accreditate: tre sulla sua Abdulla Rashim records ed una su Prologue, più alcuni remix (notevoli quelli per Albert Van Abbe su No Comment e per Edanticonf su Silent Season).
Per questa recensione prendiamo in esame la terza release del catalogo Abdulla Rashim records: Endasilasie.
Endasilasie è una spoglia località situata nel nord Etiopia, qualcuno azzarda che sia un riferimento rispetto alle origini del misterioso produttore, oppure contestualizzando il tutto, potrebbe essere un riferimento al suono scuro e ipnotico proposto nel disco.
Endasilasie 1, sul lato A del disco propone un’atmosfera crepuscolare in cui si odono note acide, gorgoglii elettronici e poi una vibrazione oscura che sale dal terreno ed entra nel basso ventre, variando la sua intensità in rapide sfumature luminoscenti; il tutto si estende per la durata dell’intera traccia in una sorta di nenia ancestrale suonata attorno ad un flebile fuoco nel cielo crepuscolare di una località perduta.
Giro il disco e iniziano a risuonare le note di Endasilasie 2; l’atmosfera cambia decisamente registro e diventa più aggressiva e massiccia, decisamente più orientata al dancefloor.
L’intento del produttore è di entrare nella mente dell’ascoltatore e introdurla, trainata da una aggressiva sequenza di loop in un fosco vortice sulle cui pareti corrono scariche elettrificate.
Endasilasie 3 è ancora una violenta scossa tellurica che si protrae per circa sei minuti e su cui si innestano bleep, trasmissioni di scariche elettriche, rasoiate di vento e pulsazioni aliene.
I riferimenti artistici di Abdulla Rashim sono probabilmente da ricercarsi nei suoni proposti dai nostri Donato Dozzy e Giorgio Gigli e da Mike Parker; tutti i suoi lavori sono di ottima fattura e funzionano alla grande all’ascolto e sicuramente anche sui dancefloor recettivi a questo suono, mi sento solo di dire che a mio parere mancano di quel pizzico di personalità che potrebbe proiettare questo promettente produttore verso una carriera degna dei nomi citati quali suoi probabili riferimenti; ma il tempo c’è e Abdulla Rashim sembra avere tutte le potenzialità per entrare di diritto tra i big della scena dark techno, sperando che l’hype (numerose le date per i suoi live nonostante il numero di produzioni ancora relativamente limitato) che lo sta interessando in questo momento non intacchi la sua “fame” artistica e compositiva.
Lo aspettiamo alla prova dell’album.