Quando Omar S punta l’indice sulla techno evitando in grande stile l’house music che lo ha reso quel che ora rappresenta, è inarrivabile. Se con l’house se la gioca di gran mestiere regalando grooves graffianti che fanno comunque il culo a tre quarti delle robe esistenti, quando mette piede nella techno è divino, ha quella freschezza e quel senso di libertà che è proprio dei numeri uno. Era successo con quel capolavoro che è “Plesetsk Cosmodrome” ed in una certa maniera anche con “Psychotic Photosynthesis”, ora è tornato con un nuovo brano di quelli che volano liberi nello spazio: “Triangulum Australe (Say It In Space)”.

Qui entrano in gioco le varie forze che distinguono il suo stile, partendo dalle atmosfere crude ed essenziali, passando per l’ipnotismo robotico dei grooves che mette insieme, giocando su quell’estetica sci-fi che lascia intravedere il futuro con soli 4 suoni, riuscendo ad affondare con le “kraftwerkiane” ritmiche delle quali è capace e con la tensione acida che fuoriesce dai solchi. Se nel 2012 possiamo parlare di robot lo dobbiamo anche alla sua musica.

Sulla B-side torna a galla il mestiere, “Mayall II” parte proprio dalla batteria elettronica avvolgente ed ovattata, poi pian piano sale il giro di tastiere che ti riporta in mente Chicago, queste cose le fa ad occhi chiusi, e quarda un po’, gli riescono a meraviglia per nove travolgenti minuti.

Con la prima ci voli nello spazio, la seconda ti fai bello con gli amici.