Osunlade è l’house quando questa è radicata nella spiritualità africana. Artista immenso, produttore e Dj che ha scritto pagine e pagine di storia, un cuore pulsante. Immergersi nella sua musica significa spogliarsi di ogni eccesso per abbandonarsi al suono nativo, al battito tribale ed alla sua spiritualità.
L’universo house deve molto a questo singolare artista, un uomo che ha sempre reso pubblico il suo rapporto con la religione, anzi, con il culto. Svariati album alle spalle, sterminata la lista degli Ep, dei remix e delle collaborazioni. Poi la casa madre, quella Yoruba Records che oggi rappresenta un ultimo approdo per la musica di qualità, fondata proprio da Osunlade, l’etichetta ha mantenuto nel corso degli anni un profilo coerente e pieno di fascino. Verrebbe quasi di non parlarne, di Osunlade, un istituzione, uno che non cambia strada, fa la sua cosa e la fa con il cuore, e nella maggiorparte dei casi gli riesce bene.
Ora però abbiamo di fronte questo nuovo album, A Man With No Past Originating The Future, un doppio vinile nel quale l’artista ci svela quello che sembra essere il lato più intimo della sua musicalità, o forse, più semplicemente, un volto che non conoscevamo così a fondo.
Il disco è una meraviglia, sonda scenari cosmici ed ambientali con la stessa passione riservata all’house music. Ha degli scorci che emanano un senso di spiritualità altissimo, impalpabile, sacro.
Prendete un brano come “Sour The Plan” ad esempio, una chitarra che intona un mantra, le percussioni in lontananza gli echi di voci femminili, lo speak dell’uomo, i rumori della foresta, una vera magia, quattro minuti di paradiso.
E l’apertura non era stata da meno, quelllo squarcio ambient intitolato “The Realm Of Difference”, con il cinguettio di uccelli appena percepibile ed un tappeto ambientale delicato che man mano prende forza in una rappresentazione notturna delle distese africane. La natura, la pace e la speranza nel futuro, argomenti che traspaiono da questa musica. Ci sono ovviamente anche colpi più ritmati, come la bellissima “Luna Moth”, un funk tribale dove il basso troneggia sulle percussioni e sui grassi giri di pianoforte. O ancora in “Eclipse” brano classic house con influenza latina.
“Human Beings” è un folk elettronico che sprigiona magia, calma ed un ottimo mood perfetto per una serena alba.
“Conversation with myself” replica la struttura ma con un’andatura soul di gran classe, con la tromba ad intonare le note del paradiso.
“Satellite Beneath The Stars” è un incrocio di jazz astratto, sonorità cosmiche e funk destrutturato, un brano grandioso che vi farà perdere nei suoi battiti accompagnandovi dentro le note caldissime di “Goddless”, un brano che è una colonna sonora perfetta per qualche b-movie dei ’60 girato nel continente africano.
Compratelo sapendo che per una volta sarete pronti ad affrontare la musica di Osunlade con uno spirito diverso, facendo “muovere” il cervello anziché le gambe, perché se in passato vi ha regalato bagni di house music sacra e splendente qui potrete coglierne quelle che sono le radici e tutta la sua potenzialità.