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Single Reviews /

Container Treatment

  • Label / Morphine Records
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / 03/2013
  • Style / ,
  • Rating /
    8/101
Container - Treatment

Torna Ren Schofield, lo fa dopo aver deviato frotte di ex-noisemaker verso contesti ritmici più ordinati. Il suo primo LP su Spectrum Spools ancora miete vittime in tal senso, è stato un disco di rottura, un segnale forte che ha poi dato vita ad un piccolo movimento.
Ci ha preso gusto Container, visto che lo scorso anno non ha tardato a replicare con un secondo, meno fortunato LP sempre per la Spectrum che a parer di chi scrive non ha aggiunto nulla di nuovo a quanto detto nel primo lungometraggio. Ok, contiene un brano come “Perforate” che è una perla acid/ipnotica di notevole spessore ma il resto naviga in acque fin troppo calme.

Rabih mi parlava di un Ep sulla sua Morphine già 2 anni fa, proprio successivo alla pubblicazione del primo album, evidentemente il processo ha subito dei ritardi, ma ora eccolo qui, il primo 12 pollici techno di Container, messo fuori da quella Morphine Records che sta lavorando in maniera eccelsa spostandosi continuamente tra i percorsi meno battuti dell’elettronica contemporanea, ospitando dischi che vanno dal Jazz elettronico della Upperground Orchestra alla techno deviata dei Metasplice o all’house fuori orbita di Hieroglyphic Being.

L’Ep prende il nome di “Treatment” ed è proprio nella title track che troviamo l’espressione più alta dell’approccio techno di Container. In questi otto e trentanove infatti l’uomo trova la quadra tra il ritmo robotico della drum machine e le esplorazioni sonore più sporche ed irriverenti provenienti dal suo passato noise/industrial. E’ un brano basato sulla ritmica, la carcassa è definita e ben articolata, ma dopo il quinto minuto entra in gioco un groove acido che spazza via tutto saturando l’atmosfera con la sua forza esplosiva.

“Interior”, brano che apre l’Ep è un chiaroscuro dub-techno con intriganti spettri sonori che pervadono la scena. Qui fa la differenza la cassa ovattata che, seppur posta in secondo piano, riesce a far trasudare un sensuale ritmo tribale.
“Saturated” è invece un vortice ipnotico su cassa spezzata, un maglio che tende verso derive rock estreme, ma che a queste velocità parla chiaramente techno.
“Ostruction” è un quattro quarti devastante, in soli tre minuti distrugge ogni cosa al suo passaggio. Se la suonate rallentata rischiate di far venire giù anche le pareti portanti.

Vai Container, ormai ci sei dentro.

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