Un disco con una storia strana, Mike Paradinas mette fuori questa compilation in doppio vinile, fa una limited edition in supporto da 180 grammi, una cosina a modo insomma. Più o meno tutti gli appassionati lo ordinano presso il loro negozio di fiducia, tutto nella norma.
Arriva la fatidica data di rilascio, e la Planet Mu ci fa la bella sorpresa di dare l’intera distribuzione in mano al colosso Boomkat, rendendo di fatto vani tutti gli ordini presso gli store locali. Il disco va sold-out in un battibaleno ed il giorno successivo è già in vendita su Discogs a cifre stratosferiche…Ed il bello è che alcune copie vanno anche vendute.
A Mike giunge voce di questo mercato clandestino e decide di ristampare altre 180 copie che come potete immaginare vanno in egual maniera sold in un battibaleno.
C’era molta apprensione dietro quest’uscita, ed il motivo era di facile immaginazione. I recenti album firmati µ-Ziq, diciamocelo, non sono stati un gran che. Mi sento anche di dire che i fasti dei primi scintillanti album dei ’90 (da Tango N’Vectif fino a Lunatic Harness) non sono mai stati ripetuti. Paradinas ha incrociato le vie del managing, che mal si sposano con le esigenze temporali che richiede la creazione di un album.
A cos’era dovuta quindi tutta quest’attesa? Beh un fatto ancor più semplice, la compilation in questione: Somerset Avenue Tracks (1992-1995) è una compilation di brani composti (e poi rimasti in cantina) proprio durante il periodo riportato nel titolo dell’album.
Sono dodici brani su supporto vinilico ed altrettanti in download, e c’è dentro tutto un universo pronto a fare la felicità tanto dei nostalgici, quanto di chi crede che un certo tipo di suono possa esser fresco in eterno. A convicer maggiormente i secondi arrivano dei brani incredibili come il micidiale techno-stomp di “Vinxel”, un brano che fa le scarpe a 3/4 della techno di nuova generazione, o ancora le atmosfere scientifiche di “Trail Quest”, bellissimo brano elettronico che riporta alla mente memorie aphexiane. O le oscure atmosfere cinematiche di “Spooky Tooth”, le splendide note di “Air” o le accelerazioni animalesche di “Toy Gun #2”.
La sensazione è quella di trovarsi spiazzati di fronte ad una musica che sappiamo esser sepolta, ad una maniera di concepire i brani meno calcolatrice, e quindi più diretta, ad un suono che punta ad emozionare e che dapprima ha emozionato chi ha realizzato tutto questo.
1992-1995, è passata una vita, la tecnologia ha fatto passi da gigante, tutti fanno tutto meglio, con minor tempo e minor fatica, promuovendo a costo zero, facendosi tanti amici, mettendo su impensabili collaborazioni e quindi si, progredendo.
Intanto, però, la musica che continua a vendere ad occhi chiusi (in contesti underground, ovvio) è quella fatta con tutti i crismi di un tempo: creativa, emozionale, vera. Ecco, un disco vero.