Erano anni che girava voce del disco “Horror” di Francisco, per quello che possa poi significare horror.
Ora sembra proprio che ci siamo, è in uscita infatti per la Slow Motion Records questo Ep che prende il titolo di Nero che segna un punto di svolta nella discografia dell’uomo nato Francesco De Bellis.
La storia è nota, Francisco nasce musicalmente nella metà dei ’90 con il progetto Mat 101 diviso insieme a Mario Pierro ed inizialmente ad Emiliano Tortora, poi evolutosi in Jolly Music, splendida creatura che è stata culla di grandi referenze temporali. Seguì un intenso periodo musicale con la Nature Records prima e la Pigna poi, tra progetti in solitaria, un album come Music Business ed avventure in triade nel progetto Pigna People.
In Dj set è conosciuto come l’alfiere della Disco Music, anche se i più accorti sanno bene quanto sia innata la sua capacità di spaziare nel tempo, arrivando a toccare vette House ed Electro sempre in sintonia con quelle che sono le sue passioni musicali. Le soundtrack ad esempio, ed eccoci giungere all’anima ispiratrice di questo nuovo lavoro. E’ innegabile quanto l’universo soundtrack di fine ’70 abbia influenzato la creatività di Francisco, che giunge quindi a render omaggio proprio a quell’epopea incentrata soprattutto sulla produzione di film horror nella maggior parte dei casi rimasti sepolti nel tempo, ad appannaggio di pochi, maniaci appassionati.
Sempre per Slow Motion, due anni fa, dava alle stampe Disco Wizard, un picture disc in ottica Space Disco dal grande groove trascinante.
Nero è qualcosa di diverso, sin dal brano di introduzione, una suite ambientale oscura con poche note ad intonare una gelida melodia che flirta con la paura è palese il cambio di rotta. Un’atmosfera in crescendo, con un synth acido che irrompe ed un gong finale che ci introduce al secondo brano.
“Sequenza Basso” esce fuori violenta, con un’andatura a bpm contenuti, una cadenda pressante con il basso che arpeggia nervoso mentre intorno si sviluppa un corollario di chitarra, campanelli e spettri d’ogni tipo. Un brano che proprio nel suo movimento al rallentatore trova il fuoco demolitore supportato alla grande da un’organo che accende le luci di un suono maestoso.
“Senza Ritorno” è un anfratto surreale, tra battiti d’ali ed oscuri strumenti a percussione.
“Voodoo Nero” parte da un rito tribale tutto ritmo e veli di seta per poi aprirsi ad un funk nero veloce ed aggressivo, una pausa di nuovo con veli oscuri e maracas, poi di nuovo la giungla.
“Arpeggio” è la morte che guarda dall’alto, i riferimenti saprete bene dove cercarli, un grandissimo brano con una melodia ed un pathos avvincenti ed evocativi.
La fantastica cover si ispira ad “Inferno” di Keith Emerson.
Ora vogliamo l’album.