Se qualcuno un paio di anni fa fosse venuto a dirci che dalla Grecia sarebbero giunte le novità più interessanti di questi tempi bui avremmo sorriso con leggerezza, lasciando cadere quelle parole nel vuoto, poi Ilias Pitsios ha fondato la Echovolt Records e qualcosa è cambiato anche per questa nazione alle prese con problemi economici e politici gravissimi. Ancora una volta la musica corre in soccorso, donando speranza ed infondendo la giusta carica emotiva per poter andare avanti. Alla Echovolt si è poi aggiunta la Lower Parts, giovanissima label che da subito ha fatto vedere qualità fuori dal comune, ma non è di questo che voglio parlarvi.
Affermato il fatto che il nuovo sta lavorando bene, fornendo nuova linfa musicale per le nostre esigenti menti, Ilias Pirsios ha pensato bene di farci scoprire anche il passato musicale della sua terra, lo ha fatto operando un lavoro di ricerca e selezione incredibile, supportato dall’esperienza di Tako Reyenga (Tako n.d.r. – uno dei migliori Dj europei, immenso collezionista di gemme rare) che lo ha aiutato a metter insieme questa compilation in doppio vinile che prende il pomposo nome di “Into The Light: A Journey Into Greek Electronic Music, Classics & Rarities (1978 – 1991)”.
Per l’occasione è stata creata anche una label ad hoc, la Into The Light Records, ma è la portata del lavoro a farci strabuzzare gli occhi, perché in questo doppio vinile sono raccolti dodici brani introvabili composti da soli artisti greci in nel periodo che va appunto dal 1978 al 1991.
Un ventaglio di suoni incredibile che spazia dalla New Age all’Italo disco per arrivare a soluzioni elettroniche più arcigne e tenebrose, il tutto con una maestria veramente straordinaria.
Il viaggio ha inizio con il brano che da il titolo alla compilation, “Into The Light” composto da Akis, otto abbondanti minuti in suite cosmica con i synth che puntano lo spazio, una serie di percussioni in onda tribale ma radi, minimali, poi l’ingresso del sample vocale che intona il titolo in un’incedere quasi wave. Nel secondo brano Lena Platonos mette in scena un synth pop oscuro con le corde del basso che arpeggiano con fare scheletrico mentre la cassa ovattata riempie i bassifondi di un tunnel oscuro. George Theodorakis con la sua “No Name” ci racconta una terra viva che subisce inevitabilmente le influenze dell’oriente, il suo è un brano che vive e ribolle grazie a corde maltrattate, flauti, tamburi e strambi strumenti rurali.
I 141 G produssero un incredibile vinile disco nel 1985 rimasto sepolto per anni, qui nella lussuriosa suite dub di What You Gonna Do, un brano di funk spaziale intriso di magie ritmiche ed un groove da estasi dance.
Segue la stramba “Roots” dei Syndrome, un fiore balearico tra elettronica stralunata, jazz da bassifondi e chitarre alla ricerca dei cieli. “Improvisation” di Vangelis Katsoulis è un piccolo interludio ambientale con tutti i synth al loro posto. “Stou” è elettronica violenta ed oscura che fa il vezzo agli ’80 meno impegnati con un suono radicale che va incontro a contaminazioni orientali e ad inconsueti cambi stilistici all’interno del brano stesso.
“Clearance Part I + II” di Dimitris Petsetakis è il suono della notte, quell’esatto momento del crepuscolo nel quale questo suono celebra un matrimonio che durerà per sempre. Snif Snif (Instrumental) è la risposta alla Sky Records da parte della Grecia. “John And George And Eve” ancora in orgia cosmica con la chitarra a tuonare rivincita, “Arrest” continua e chiude l’onda in un esplosione melodica che vede sempre la chitarra in primo piano. Se esiste il suono del tramonto, è questo qui.
Poi c’è lei, “Space, Time And Beyond” di Akis, il brano conclusivo, un brano che ti toglie le parole talmente intenso e commovente, un brano che è l’equivalente dell’amore, quello vero, quello che sarà per sempre. Un brano immenso, immortale, il suono ambient espresso nella sua forma più adulta, mettetelo su, cuore e cervello ringrazieranno.
Quest’anno non esiste altro.