Quando nel 2002 mise fuori l’album My Way sotto pseudonimo Akufen, Marc Leclair fu innalzato all’olimpo di certa nuova house che proprio in quel dato momento usciva dall’underground per bagnare alla fonte battesimale il cosiddetto (e poi anche maledetto) movimento “minimal”.
Tra la prima Oral, la bella Trapez e la Force Inc, le produzioni dell’asso canadese hanno sempre avuto quella marcia in più data dalla sua predisposizione alla sperimentazione che si contrapponeva perfettamente ad un suono che in fin dei conti ha sempre suonato umano e “groovy”. My Way è stato l’album che ha chiuso il cerchio del suo talento, un album che ancora oggi suona vivo e funky dove tutto questo continua a significare groove.
Personalmente, dopo quel grande gesto, posso segnalare ben poco d’altro, magari qualche fan più certosino riuscirà a trovare altre cose di spessore nella sua discografia, per il sottoscritto invece la storia ricomincia nel 2010, quando l’uomo esce dal letargo per la sconosciuta Haunt con la ragione sociale di Horror Inc. regalandoci quello che è uno dei più bei brani ascoltati negli anni: “Dans La Nuit”. Il disco, intitolato Aurore e stampato in pochissime copie andò sold out in un batter di ciglia. La formula era cambiata ancora, fermo restando l’incredibile formazione tecnica di Leclair, questa volta il fattore emozionale aveva fatto il suo ingresso, con delle melodie da soundtrack noir che infondono un’indole classica al retroscena ultra-tecnico che l’artista crea con estrema maestria.
Di nuovo silenzio, qualche sporadica apparizione in live, ma nulla di rilevante. Un Ep completamente fallimentare pubblicato con moniker Akufen dal titolo “Battlestar Galacticlown”, insomma nulla di buono sulla via, nulla che lasciasse intendere un ritorno di questo calibro.
Ma è poco prima dell’estate quando un comunicato della Perlon annuncia l’arrivo di un album targato Horror Inc. e scorrendo la tracklist appaiono in lista sia “Dans La Nuit” che “Crèpuscule” del precedente Ep, due brani che da soli costituiscono motivo d’acquisto.
Infine eccoci davanti un triplo vinile masterizzato e confezionato con tutti i crismi, un album che già al primo ascolto resta impresso nella mente in un modo sorprendente, perché quel senso di coesione, di progetto e di riuscita musicalità è un risultato sorprendente persino per chi fa musica da anni.
Briefly Eternal è il titolo di questo spaccato musicale che è senza fronzoli musica elettronica squisita, è composizione e progettualità dove gran parte dei musicisti oggi giorno si limita a far funzionare bene quelle due o tre cose che servono in pista, senza andare oltre, senza cercar di intrigare l’animo umano. C’è melodia ovunque, c’è questo concetto di composizione classica riversato su tutto il percorso con intonazioni da pura horror era ed immedesimate in quelle strutture house dal tiro funky che sono la quintessenza del suono targato Marc Leclair. Non c’è una nota fuori posto, tutti i brani sono tasselli di un grande disegno e suonano come immaginereste l’elettronica più dolce e soave, come ballereste in armonia totale tra corpo e mente.
C’è un grande equilibrio su tutto, tra le parti più dance e quelle meno, tra la profondità di alcune composizioni e la semplicità di altre. Ci sono dei brani che brillano in maniera particolare, come l’inquientante apertura di “Phowa”, l’house sublime di “Dans La Nuit” o le due perle, una deep “The Absent” e l’altra dai profumi jazz “The Sentinel”.
C’è tutta la bellezza dei migliori gioielli elettronici, compratelo.