Yves De Mey è un produttore belga che fin dagli inizi del 2000 si è dedicato alla sperimentazione sonora in ambito elettronico, dapprima come Eavesdropper, rilasciando tre album per la sua label Knobsounds, poi producendo con il proprio nome di battesimo.
L’artista mostra una vicinanza al suono techno che, dopo aver pubblicato un cd sperimentale per la label americana Line, trova la sua espressione con l’incontro con Peter Van Hoesen nel 2009; insieme i due formano i Sendai e danno alle stampe in rapida sequenza due vinili per l’etichetta di Pete: la Time for Express;
la vera perla del duo è però lo splendido Geotope, album che vede la luce nel 2012 dopo che Yves l’anno precedente aveva pubblicato per la compianta Sandwell District il doppio Counting Triggers, che mostra già i caratteri della nuovo stile del belga.
De Mey, pur avendo una lunga carriera compositiva alle spalle non è un produttore molto prolifico negli ultimi anni, e oltre che col duo Sendai, tra il 2012 e il 2013 compare solo in un ottimo remix per la traccia “Sand #1” di Sawf, pubblicata dalla greca Modal Analysis.
Bisogna aspettare l’agosto di quest’anno per ascoltare la nuova opera del belga, pubblicata dalla inglese Opal Tapes di Stephen Bishop, interessante etichetta dedita al suono dance sperimentale e all’incisione di musica perlopiù sui nastri di musicassette, oltre al vinile.
La nuova fatica di De Mey si intitola “Metrics”: quattro tracce impregnate di oscurità, sperimentazione e ambient cosmica.
Apre sul lato A “Box Caisson”, che si dipana nell’oscurità accompagnata da droni tenebrosi, un basso preponderante e accecanti bagliori elettrici misti a parole captate da un segnale radio lontano; segue la titletrack “Metrics”, che marcia su battiti lenti e vibrazioni distorte e minacciose in un crescendo che porta in un vorticoso buco nero, è qui che si accendono i fuochi azzurrognoli dei freddi suoni techno contemporanei.
Sul lato B “Eye Splice” è una prova notevole di contaminazione tra ambient oscura e vibrante e crepuscolare dub techno, una danza elegante ed emozionale in abito scuro in cui non mancano accennate sfumature di funky sfigurato da una densa coltre di cenere grigia; chiude “Cessation”, che è l’omaggio dell’artista a un cosmo astratto, tra nebulose violacee, vibrazioni sorde e ticchettii metallici.
Il belga si esprime ancora una volta su livelli altissimi nell’universo di suoni ambient astratti e sperimentali a lui tanto familiari, mescolandoli ad una techno imbastardita e sporcata di nero dai tempi bui che corriamo.
Yves si insinua in un contesto recentemente popolato da molti artisti provenienti perlopiù dal Regno Unito che hanno sviluppato in termini molto più oscuri e densi di richiami al suono industrial e drone oriented la tetra dialettica sonora della cinematografia horror, questo perlomeno fermandosi al solo ascolto della facciata A del vinile; girando il disco De Mey dà invece prova dell’ampiezza della sua vena creativa andando ad esplorare altre forme sonore più luminose e spaziali.
Ottima prova, che mi sento caldamente di consigliare agli amanti del genere, occhio che il vinile è limitato e già esaurito in molti negozi fisici e online!