L’uscita del full lenght su Prologue segna per Parker l’approfondimento di un percorso collaborativo con gli editori di alcuni dei suoi più recenti lavori e, assieme, l’occasione per proporre dopo dodici anni un nuovo lavoro sulla lunga distanza.
Da Dispatches in effetti è come se fosse cambiato tutto, è come se non fosse cambiato nulla.
Le sonorità, la produzione: tutto è più cristallino (non a caso Lustrations è una sorta di concept sulla chiarezza), le ritmiche sono techno in senso stretto, mancano i pezzi ambient. Eppure è evidente nello stesso momento come il punto della questione sia sempre lo stesso: la creazione di un loop perfetto.
Oggi, più nettamente che nel 2001, la composizione è frutto di un lavoro compiuto sugli equilibri tra le frequenze, da una parte, e sulla misura dell’arrangiamento degli accenti all’interno del pattern ritmico (di modo che questo risulti ipnotico e efficace per l’ascolto), dall’altra.
L’atonalità è la protagonista di questo disco, assieme agli ambienti sotterranei che l’iterazione ipnotica crea senza quasi che l’ascoltatore se ne renda conto (come gli eleganti echi del quinto episodio).
Senza grossi sconvolgimenti dinamici si fa talvolta più aggressivo, come ad esempio in “Lustrastion Nine (Drums)”, dove richiama al suo remix su Avian per gli Shadows e, in ogni caso, l’andamento è per approssimazione piuttosto lineare.
In generale Lustrations tutto è una summa sullo stato dell’arte della personale ricerca di Parker che, in modo più o meno esplicito, è uno dei più significativi rompicapo per ogni techno producer. Già da Pulse Trader e Subterranean Liquid la forma assunta è quella del presente full.
L’opportunità notevole sta nel mettere alla prova il cuore del sistema stesso, radicalizzando il principio primo e, invece di proporsi per una esposizione di durata breve, ripetendo il gioco per settanta minuti.
Sebbene questo approccio sfiori il didascalismo (e la cosa non sorprende, Parker insegna Belle Arti all’università), e quindi spesso possa sfuggirne la ragion d’essere, l’ipnosi effettivamente avviene e la circolarità si autolegittima ogni volta.
Si potrebbe a questo punto quasi pretendere, per le prossime occasioni, che il cerchio diventasse altro e che, invece di limitarsi a un movimento vorticoso fine a se stesso, iniziasse profondamente a portare, verticalmente, verso l’alto o verso il basso. Come una spirale.