Lo svedese Axel Backman da Goteborg, si presenta artisticamente al mondo con il moniker 1991 nell’autunno del 2012 con una misteriosa e limitatissima musicassetta omonima in 100 copie, edita dall’etichetta britannica Astro:Dynamics.
L’album presenta 8 tracce dense di synth a bassa fedeltà, e il nostro artista mette in evidenza un amore per le ambientazioni tipiche dei Boards of Canada su tutti, la sua musica suona come quella dei suoi ispiratori, ma filtrata e riproposta in maniera sporca e personale, con tendenze alle oscurità new wave.
Sempre nel 2012 Axel remixa per la Werk Discs di Actress il brano “This Dog Can Swim” di Lukid e pubblica altri due album per la innovativa Opal Tapes in cui riaffronta prima le sperimentazioni lo-fi con il bellissimo “High – Tech High – Life” e poi presenta al mondo la sua personale estetica techno, ricca di rielaborati richiami old school con il moniker MCMXCI.
Ma torniamo alla prima release dell’artista emergente svedese; probabilmente a Bristol, sede della Astro:Dynamics, qualcuno deve aver captato il gran parlare che si faceva dell’opera prima di Backman nel web ed è così che il primo album dello svedese, nel luglio di quest’anno ritorna tra gli scaffali, questa volta su un vinile blu.
Aprono i suoni di “Reborn Ice Horn”, con suggestivi arpeggi carichi di melodia lo-fi a corrente alternata, segue poi “Fabric Of Space”, lenta, crepuscolare, eterea e nostalgica, colonna sonora perfetta di un pomeriggio passato alla finestra a osservare il cielo grigio piombo dell’inverno.
C’è poi “Open To The Dark”, in cui Axel frulla new wave e melodie trasformandole in un viscoso liquido oscuro, il sample vocale è tratto da “Charlotte Sometimes” dei Cure, ragion per cui artista ed etichetta devono aver avuto qualche problema di diritti e la traccia è sparita dalle edizioni più recenti (fortunatamente ho tra le mani una delle prime stampe del disco); chiude il lato A “Tangerine Lidl”, che è una sporchissima melodia in totale distorsione che sale d’intensità e punta al cielo.
Sul lato B “Distortion of Time” gioca tra arpeggi, dialoghi filtrati e costanti tensioni acide in una tempesta di rarefazioni elettriche, mentre in “Domination Translates” i synth disegnano luminose melodie albeggianti in liquido amniotico, a seguire la cosmicità in lo-fi di “Where Do I Hide From Myself”, chiude infine “Reborn Ice Horn (Ond Ton’s Reborn In 1991 Remix)”, il meraviglioso remix dello svedese Ond Ton trasforma le avviluppate melodie lo-fi della traccia originale in un flusso techno che scorre lento, cupo, malato ed ossessivo, in crescendo e poi in una sospensione di melodia.
L’opera prima di Backman colpisce per il tono melodrammatico insito nelle sue note, i brani sono carichi di un colore e di un vigore melodico filtrati da una spessa e grigia coltre nebulosa che li “sospende”, ne distorce la luminosità e ne amplifica il senso claustrofobico e oscuro.
Devo dire che a volte, in alcuni brani l’uso dell’estetica lo-fi sembra un pò esagerata e alcuni suoni vengono fuori un pò troppo distorti e stonati per i miei gusti, ma è una mia considerazione personale, a qualcuno piace così, ad altri la cosa sarà completamente indigesta.
Per quanto riguarda me, e in conclusione, trovo questo disco veramente meraviglioso, la musica è intrigante ed emozionale, si insinua sottopelle e rapisce i sensi, un gran bell’esordio nel panorama elettronico per lo svedese.