Lunar Lodge è il prodotto della mente di artisti romani protagonisti della fervente e ribollente scena underground della città eterna, gente che ha passione per il suono e che ne ha memoria storica, sa collocarlo nel contemporaneo e sperimentarlo in una visione futuristica, tendendo l’occhio e l’orecchio a quello che accade anche al di fuori della scena nazionale e traendone il meglio, rivestendolo poi di quell’aura magica che solo la capitale e la sua storia (anche musicale) possono dare.
Le menti coinvolte sono quella di Luciano Lamanna, principale artefice di questo fantastico 12″, in collaborazione con Francesco D’Ammaro, Matèo Montero (Rawmance) e Fabio Zanini.
Il disco esce per la Love Blast, etichetta romana che ha pubblicato anche lo splendido single side “Russian Jihad MMXIII” firmato Lamanna/Rawmance; gli stessi ragazzi sono coinvolti anche nella realizzazione del notevole 12″ di ambient sperimentale “Souterraine”, uscito su Knick Knack Yoda e già recensito tempo addietro.
Il suono che viene fuori dai solchi di questo 12″ dall’anonimo centrino bianco, dalla tiratura limitata di 150 copie e con uno splendido artwork, odora di oscuri scantinati romani: session notturne in una città meravigliosa che ispira con la sua carica di storia da riconvertire in note e pulsazioni aliene, linee corrosive tendenti al gotico e allo stesso tempo solenni, epiche e maestose, in odore di scenari new wave e industrial.
Apre sul lato A la titletrack: materia acida stesa su trame sinistre; bleep alieni di Millsiana memoria, il synth che si modula sullo scorrere delle ore notturne creando atmosfere dark, la cassa potente che nello sfavillio di piattini su corrente corrosiva (mi ricorda il miglior Shed) accentua la tensione per poi esplodere e cadere in vuoti di poche battute che riconducono al punto di partenza, poco più di otto minuti in ricircolo tra mente, pancia e gambe.
Sul lato B apre la scena “The Arrival”, malinconica e struggente nella sua atmosfera da allunaggio in apertura, e poi granitica, profonda, cosmica da metà stesura in avanti, sospesa in un ambiente privo di gravità; chiude l’opera l’imponente e fiero incedere di “Second Coming”, in jam perfetta tra accordi melodici, bassline potente, rarefazioni, rasoiate metalliche, ribollenti gorgoglii acidi, synth oscuri; vecchia e nuova scuola tendenti al futuro.
E’ questa la Roma di cui siamo fortemente orgogliosi, protagonista mai doma della scena techno mondiale a cui si connette per mano di questi fantastici artisti emergenti che spero ci regaleranno ancora prove così dense di qualità ed ispirazione.
Massimo rispetto.