Nasce Patrick Joseph Cowley nel 1950, cresce nella zona di New York per poi stabilirsi a San Francisco dove stringe una forte collaborazione con l’ariete Sylvester con il quale incide la pietra miliare “Do You Wanna Funk”, ma, soprattutto, si dedica all’approfondimento del lato tecnologico diventando un mago dei sintetizzatori, strumenti con i quali dipinge un’estetica sonora che poi diventerà un’eredità preziosissima.
Muore il 12 Novembre del 1982 portandosi dietro la bestia dell’AIDS e tutto quel substrato sociale che è stata la cultura gay americana di quell’infuocato decennio che va dal 1975 al 1985. In tre album fondamentali: Megatron Man, Menergy e Mind Warp, pubblicati tra il 1981 ed il 1982 ha scritto le regole di un suono disco (nella fattispecie definito Hi-NRG) a suo tempo già avveniristico, una visione già profondamente elettronica che lo avrebbe eletto a status symbol di un’intera generazione di producers.
Già nel 2009 Jorge Socarras (ingegnere del suono della Baia di San Francisco ed amico di Cowley) è riuscito nella riesumazione di vecchie registrazioni fatte tra il 1975 ed il 1979, ma il bello doveva ancora arrivare.
Ed il bello, appunto, torna ancora dalla Baia di San Francisco, dove la Dark Entries riesce a metter mano su una serie di materiali composti tra il 1973 ed il 1981 conservati nei Fox Studios, dove lo stesso Cowley aveva depositato queste pellicole commissionate dal produttore dell’area gay/porno John Coletti, che a suo tempo aveva modificato le dinamiche dei brani per adattarli a quelle delle pellicole prodotte.
Esce quindi con un benvenuto ritardo di trent’anni questo doppio vinile con le composizioni elettroniche depositate da Cowley negli studi di Coletti, un documento unico nel suo genere, perché contiene musica scritta prima della svolta “dance” che ne ha descritto una parabola comunque ascendente. In questo incredibile album ci arriva diretto un lascito compositivo di spessore enorme, con i sintetizzatori a staccare pennellate soavi in una soundtrack spaziale ricca di spunti per tutta quella che poi sarebbe stata definita come l’era space disco. Sembra proprio di navigare nello spazio con queste melodie eteree, con le cavalcate di synth che si rincorrono in sovrapposizioni da capogiro con quel tipico suono oscillato che restituisce tutta la potenza che le macchine sono in grado di liberare.
Mi limiterò a citare soltanto i due brani più lunghi: “Seven Sacred Pools” e “Journey Home”, rispettivamente 15:54 e 13:40, esempi di session elettroniche senza vincoli, con la sola idea di scrivere musica non confinabile nel tempo e nello spazio, musica che, perdonate la banalità, suona dannatamente attuale, e, cosa più importante, suona libera, riuscendo a mantenere quello spirito di non conformità del quale purtroppo soffrono tutti i produttori dell’ultimo decennio.
School Daze è in questi termini un disco importantissimo, essenziale, musica in grado di farvi ragionare sullo stato attuale delle cose, oltre a farvi godere di un suono in tutto e per tutto bello ed emozionante.
Patrick Cowley – School Daze 2xLP Preview Clips by darkentriesrecords