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David Bowie: America

David Bowie America live for NYC

All’indomani della “cosa” Torri Gemelle, l’industria discografica ormai in odore di sfascio pensò ovviamente di monetizzare, per quanto possibile, organizzando a New York un mega concerto che avrebbe dovuto essere e sarebbe poi comunque stato una gloriosa messa in scena di tutto l’armamentario retorico-nazionalista-pacifista di cui il pop internazionale disponeva (e non era poco). Fu chiesto a Bowie di aprire quel live e di aprirlo – ci mancherebbe – con “Heroes”. Bowie se ne disse onorato, ponendo però una condizione inderogabile: “Heroes” non sarebbe stato il brano d’apertura. Gli organizzatori – un po’ delusi – accettarono.

Ed ecco quindi che Il Duca davanti alla folla oceanica, con tutta quella densità emotiva che si agitava di fronte a lui e che aspettava fremente di scaricarsi in un fragore, in pieno controllo, quasi rilassato si direbbe, si siede.

Si siede.

La sua scelta è sorprendente: “America”, Simon & Garfunkel. Una cover.

L’interpretazione e l’abito musicale che Bowie quella notte sceglie per questo brano sono di quelli che marcano la differenza e consegnano quel momento alla mitologia pop. Niente dispiegamento strumentale, niente “full band”, solo una tastiera giocattolo che porta avanti un ciondolante valzerino e un altro synth, molto in lontananza. Poi – ovviamente – la voce.

Quella voce.

Bowie America live for NYCUna voce che più che altro è un luogo, un posto dove abitare.
E’ una canzone intima,”America”, come lo sono di solito quelle di Paul Simon: due ragazzi si amano e decidono di partire insieme in autostop, portando con sé poche cose, sigarette soprattutto e “le torte della signora Wagner”. Mentre viaggiano, davanti agli occhi degli innamorati sfilano Pittsburgh, il Michigan (che – dice lui – “mi appare come un sogno”), il New Jersey…: stanno cercando “l’America”.

Si avvertono l’emozione, il senso di scoperta, la gioia e la voglia di giocare che un’amore nuovo porta con sè, nella scena dell’autobus: “ridendo sul pullman/facendo smorfie con la faccia/lei disse che l’uomo con il vestito di gabardine era una spia/ io dissi attenta, nel nodo della sua cravatta c’è davvero una macchina fotografica!”. Che cavolo c’entra tutto questo col disastro delle Twin Towers? Dov’è la celebrazione di tutta l’epica dei Vigili Del Fuoco che “Heroes” avrebbe garantito?? Cosa sta facendo Signor Bowie, centinaia di persone sono morte, il mondo occidentale – il nostro mondo – è sotto attacco e lei ci canta la storia di due innamorati che fanno gli scemi sull’autobus???
Ma la scena finale introduce un elemento di sottile, gelido terrore, perché dopo aver fumato e sfogliato riviste e osservato il panorama, mentre la luna sorgeva sulle distese dei campi e per quanto sapesse che lei ormai stava dormendo, lui le dice : “Kathy , mi sento perduto, sono vuoto e ho paura e non so perché”.

E’ una nota quasi agghiacciante quella con cui sorprendentemente si conclude la canzone: i due innamorati si sono persi, si amavano e andavano sicuri e gioiosi incontro alla vita e d’improvviso si trovano davanti un enorme, spaventoso vuoto. Non saprebbero neanche più dire perché avessero deciso di partire né dove volessero arrivare. Non sanno più nulla.

E l’ultimo pensiero è per gli altri, per tutte quelle auto che lui nella notte vede sfrecciare sulla “New Jersey Tumpike”. Stanno tutti andando a cercare “l’America” e forse – come i nostri due amanti – anche loro un giorno capiranno di essersi perduti. “America” è una canzone sullo smarrimento.
Aprire con “Heroes” avrebbe avuto – in quel contesto – il senso di un’affermazione e di una trionfalistica chiamata al riscatto: “Noi siamo i Giusti, noi siamo gli Eroi, e la barbarie del nostro Nemico non potrà mai sconfiggerci!”. Aprire con “Heroes” significava blandire l’americanità degli americani. Una ruffianata, più o meno. Bowie – per quella sera – scelse altrimenti e invece di affermare e di adulare pose alcune semplici domande: “chi siamo, noi? Chi siamo diventati in rapporto a quello che diciamo e crediamo di essere?”
Questo significa avere stile, isn’t it?

P:S: il secondo brano in scaletta era “Heroes”. Finalmente.