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Inseguendo Quel Suono “La Mia Musica, La Mia Vita”

Ennio Morricone - Inseguendo Quel Suono 300x300
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Il più grande compositore italiano del ventesimo secolo ha quasi ottantotto anni, vive a Roma e ha alle spalle cinquecento colonne sonore, due premi Oscar in bacheca e la stima di più di una generazione di fan. Sessant’anni di carriera tra canzonette, musiche colte, partiture di ogni sorta e uno stile ormai inconfondibile: Ennio Morricone ha vissuto molte vite e tutte di successo.

Una formazione da trombettista e un passato come arrangiatore alla RCA Italiana, le sperimentazioni e i duraturi legami professionali con registi del calibro di Sergio Leone, Elio Petri, Pier Paolo Pasolini e Giuseppe Tornatore. Indelebili nelle menti e, soprattutto, struggenti i commenti sonori del compositore per film western, gialli, drammatici e persino erotici per Tinto Brass.

Inseguendo Quel Suono. La Mia Musica, La Mia Vita” (2016), edito da Mondadori, è la sua più completa autobiografia, scritta con il giovane compositore Alessandro De Rosa. Un libro risultato di anni di incontri tra i due, autori più o meno inconsapevoli di un dialogo tra due generazioni in aperta connessione che, però, condividono qualcosa che va oltre la passione per il proprio mestiere.

L’opera, prossimamente tradotta anche in altre lingue, è ricca di informazioni, aneddoti e riflessioni, che consentono al lettore di entrare in contatto anche con aspetti meno pubblici di Ennio Morricone, oltre il consueto rapporto tra musica e cinema. Un’esplorazione a tutto campo condotta con lucida onestà da parte di un appassionato che lo ha ‘inseguito’ sin da quando aveva diciannove anni.

Alessandro, com’è stato possibile ripercorrere la storia di una personalità del genere in meno di quattrocento pagine? Approfondirla è stata un’operazione lunga e complessa, o sbaglio?

È stato difficile, perché abbiamo dovuto prendere delle decisioni, a volta dolorose, e scegliere cosa includere o escludere nel testo. Il libro non prende le mosse, però, delle mie sole decisioni. Io ho avanzato delle proposte a Ennio e con lui abbiamo stabilito cosa includere o escludere. Lui ha accettato in toto la mia ultima proposta, chiedendomi di rimuovere soltanto alcune parti e di aggiungerne altre. Ci siamo spesso confrontati su quale fosse la direzione da seguire.
Per Ennio era fondamentale far conoscere qualcosa di sé, del suo pensiero. Di solito, ciò non emerge nelle interviste: i giornalisti sono spinti a rivolgergli domande più sul cinema. Al centro di questo libro c’è, invece, il pensiero di un musicista e di una persona che si è trovata a lavorare in un determinato contesto musicale e culturale italiano. Era importante raccontare sia il contesto che le sue opinioni. Ed Ennio ha molto apprezzato come è stato sintetizzato il suo pensiero.

L’autobiografia è costituita da un’insieme di domande e risposte. Talvolta i ricordi sia del compositore che dell’uomo scorrono veloci come flusso di coscienza. Come organizzarli al meglio?

Ennio Morriocne - Inseguendo Quel Suono 400x600Alcune conversazioni preliminari alla stesura del libro sono state fondamentali per orientarmi sul da fare. Quando ci si rivolge a una persona così importante, che è stata già intervistata numerose volte, bisogna fare attenzione, perché la sua storia è nota e può persino non essere narrata in prima persona. E l’immagine di Ennio può, addirittura, essere diversa da ciò che appare.
Ho letto, ad esempio, diverse interviste che hanno toccato la tematica a lui cara della c.d. ‘musica assoluta’. Una volta che ne ho parlato con lui ho compreso altro. Si tratta di qualcosa che ha più di un significato. La parola ‘musica assoluta’ contempla vari contenuti. Ed ecco che il mio ruolo, improvvisamente, cambia. Ho finito, istintivamente, con ‘azzardare’ una o più domande.
Ennio, dal canto suo, ha risposto in maniera positiva e ha confermato alcune mie supposizioni. Io non penso di essere né uno psicologo, né un miracolato, come sostiene anche lui. È, di sicuro, vero che c’è sintonia tra noi e, forse, abbiamo opinioni simili su determinati fatti che, però, lui ha vissuto in primissima persona. È, però, anche vero che colui che in grado di ascoltare un’altra persona riesce, poi, ad andare molto in profondità, magari comprendendo anche ciò che non è detto.
Ennio è una persona estremamente sensibile, che sente molto prima di pensare. Sul piano emotivo, lui sente certe cose. Non è stato perciò facile mettere in parole qualcosa che in parole non era, perché si tratta di emozioni. Lui stesso, forse, c’ha provato anche gusto, perché si è sentito capito. Il dialogo, a questo punto, non poteva che essere la forma migliore per un libro autobiografico.

Sedere sul suo divano e, soprattutto, maturare un rapporto del genere è stato una fortuna. Eppure la sua carriera, così aperta a varie esperienze, è stata a volte giudicata in modo improprio.

Ennio è una persona tendenzialmente libera, si è avvicinato al cinema d’autore, a quello commerciale, alla canzone e alla musica colta. Ama davvero sperimentare e lo ha sempre fatto, anche quando l’ultima colonna sonora sembra simile a quella immediatamente precedente. È una circostanza quasi inevitabile quando si realizzano così tanti lavori nel corso di una vita.
Lui ha creato un suo marchio sonoro, così come ripetutamente affermato dal musicologo Sergio Miceli, e lo ha fatto senza tanti pudori. Da questo punto di vista, lo trovo un atteggiamento ‘stravinskiano’. Igor Stravinskij era un creativo, frequentava i salotti della Parigi bene pestando i piedi a tutti e il suo modo di fare musica era ritenuto poco rispettoso per la società dell’epoca.
Ho individuato in Ennio questo tipo di reazione al presente. Ha sentito la necessità di sentirsi libero, prendendo le distanze dal mondo accademico ed esplorando varie sonorità. Ha cominciato da arrangiatore per far fronte a certe istanze economiche, mentre alcuni suoi colleghi, di differente estrazione sociale, si potevano permettere di essere ‘artisti’ e di non mischiarsi con il popolino.
I condizionamenti, o le necessità del presente, sono stati determinati per la sua discografia. Da una parte, è stato costretto dal destino. Dall’altra, si è trovato a suo agio nelle condizioni di sperimentare. E, così, sono stati inevitabili sia alcuni atteggiamenti elitistici che giudizi sbagliati. Questo libro serve anche a guardare con un’altra prospettiva alla vita e all’opera di Morricone.

Anche gli anni con il Gruppo Di Improvvisazione Nuova Consonanza, non solo una valvola di sfogo, sono stati particolarmente importanti. Bisogna fare mea culpa per averli dimenticati?

Probabilmente, per motivi di appartenenza. Il cinema è, da sempre, un qualcosa che si rivolge alla massa. Sessant’anni fa, quando Ennio ha mosso i primi passi, era già consolidato. La musica colta, così come l’opera tanto seria quanto provocatoria del Gruppo Di Improvvisazione Nuova Consonanza, è indirizzata a un’altra parte della società. Una minoranza interessata all’avanguardia.
Musica, probabilmente, incomunicabile per alcuni. E, soprattutto, alla ricerca di linguaggi differenti. Gli esperimenti del genere finiscono per essere per pochi. Introdurre, ad esempio, un elemento melodico avrebbe forse significato raggiungere e coinvolgere un pubblico più ampio.
Ascoltare, oggi, le colonne sonore per il filone giallo-thriller – ad esempio “L’Uccello Dalle Piume Di Cristallo” (1970), “Il Gatto A Nove Code” (1971) e “4 Mosche Di Velluto Grigio” (1971) di Dario Argento – non è come viverle allora, appaiono meno disturbanti, perché siamo preparati a un sound cupo associato a certe sequenze. La dissonanza legata al trauma è oggi diventata un modello.

La popolarità del sound ‘morriconiano’ giace, inevitabilmente, nella sua grande adattabilità alle immagini e, soprattutto, nella sua semplicità, evidenziata dal ricorso a strumenti poveri.

Pochi elementi, temi ripetuti, timbri particolari, insomma, una strategia vincente. È il caso della colonna sonora di “Indagine Su Un Cittadino Al Di Sopra Di Ogni Sospetto” (1970). Anche quando le note sono più complesse, Ennio ha sempre fatto in modo che almeno una parte di esse fossero ascoltata una prima volta, per favorire un seguente, e magari più lungo, momento musicale.
La sua musica resta facilmente dentro di noi e basta un istante per fischiettarla. Nel corso del tempo, poi, è stata diffusa ovunque, dal jingle pubblicitario alla suoneria per telefono, ormai svincolata dal film. Il successo ha ragioni diverse. Di sicuro, se la paragoniamo a quella ‘aleatoria’ è più afferrabile, o codificabile, da parte dell’ascoltare. Alcune opere sono istintive, altre complesse.
Lui, complice la sua grande esperienza, è in grado di andare in profondità fino a trascendere il film, stesso come in “The Hateful Eight” (2015). La musica che ha consegnato a Quentin Tarantino si spinge oltre le sue richieste e, ancora una volta, dimostra una rara sensibilità, la stessa che gli ha permesso di trasformare un’intuizione iniziale in una sinfonia, che gli è valsa un premio Oscar.

The greatest Italian composer of the twentieth century has almost eighty years old, lives in Rome and has behind hime five hundred scores, two Oscars on the notice board and the respect of more than one generation of fans. Sixty year career including pop songs, absolute music, scores of all sorts and one now unmistakable style: Ennio Morricone has lived many lives, and all success.

Trained as a trumpeter and past arranger for RCA Italiana label, experiments and long-lasting professional relations with directors of the caliber of Sergio Leone, Elio Petri, Pier Paolo Pasolini and Giuseppe Tornatore. Indelible in the minds and especially poignant the sound comments of the composer for western, yellows, dramatic and even erotic movies for Tinto Brass.

Inseguendo Quel Suono. La Mia Musica, La Mia Vita” (2016), published by Mondadori, is his most complete autobiography, written with the young composer Alessandro De Rosa. A book resulto of years of meetings between the two, more or less unwitting authors of a dialogue between two generations in open connection, however, share something beyond the passion for their craft.

The work, soon also translated into other languages, is full of information, anecdotes and reflections, allowing the reader to get in touch with even less public aspects of Ennio Morricone, beyond the usual relationship between music and cinema. An exploration across the board conducted with glossy honesty by an enthusiast who has ‘chased’ him since he was nineteen.

Alessandro, how was it possible to retrace the history of such a personality in less than four hundred pages? Deepen it has been a long and complex, or am I wrong?

It was difficult because we had to make decisions, sometimes painful, and choose what to include or exclude in the text. The book is not motivated, however, of my decisions alone. I have made proposals to Ennio and with him we decided what to include or exclude. He accepted totally my last proposal, asking me to remove only some parts and add others. We often confronted about which was the direction to follow.
Ennio believed that was crucial let people know something about him, his thought. Usually, this one is not apparent in interviews: journalists are encouraged to ask him more questions about cinema. At the heart of this book is, however, the thought of a musician and a person who strongly worked in a given Italian musical context and culture. It was important to tell both the context and his views. And Ennio appreciated as has been summarized his thinking.

Autobiography is made up of a set of questions and answers. Sometimes the memories of both the composer and the man run fast as a stream of consciousness. How to best organize them?

Ennio Morriocne - Inseguendo Quel Suono 400x600Some preliminary conversations to the book have been instrumental to orient myself on to do. When you approach to such an important person, which has already been interviewed numerous times, you must be careful, because his history is known and it can not even be told in first person. And the image of Ennio may even be different from what you see.
I read, for example, several interviews that have touched the theme dear to him of so-called ‘absolute music’. Once I spoke with him I understood more. It is something that has more than one meaning. The word ‘absolute music’ contemplates various contents. And then my role suddenly changes. I finished, instinctively, with ‘hazard’ one or more questions.
Ennio, for his part, responded positively and confirmed some of my assumptions. I do not think I’m neither a psychologist nor a miracle, as he claims. It is, of course, true that there is harmony between us and perhaps we have similar opinions on certain facts that, though, he has lived in first-person. It is, however, also true that he who can listen to another person can, then, go very deep, perhaps also including what is not said.
Ennio is an extremely sensitive person, who feels much before thinking. Emotionally, he feels certain things. It was not so easy to put into words something that was not in words, because it involves emotions. He himself, perhaps, has also liked this situation, because he felt understood. The dialogue, at this point, could not be the best form for an autobiographical book.

Sit on his couch and, above all, develop this kind of relationship with him was a fortune. Yet his career, so open to various experiences, has been sometimes considered improperly.

Ennio is a person who tends to be free, he came to art films, to the commercial ones, to pop songs and art music. He really loves experimenting and has always done it, even when the last score seems similar to the one immediately preceding it. That is a condition almost inevitable when you realize so many works in the course of a lifetime.
He has created his own sound mark, as repeatedly stated by the musicologist Sergio Miceli, and he did it without much shame. From this point of view, I find it a sort of ‘Stravinsky’ attitude. Igor Stravinsky was a creative, frequented the salons of Paris treading on many people and his way of making music was considered disrespectful by the society.
I identified in Ennio this type of reaction to the present. He felt the need to feel free, distancing himself from the academic world and exploring different sounds. He began as arranger to deal with certain economic issues, while some of his colleagues, from different social backgrounds, could afford to be ‘artists’ and not to mingle with the common people.
The constraints, or the needs of the present, were determined to his discography. On the one hand, he was forced by fate. On the other, he has been at ease in the conditions of experience. And, so, they were both inevitable certain elitist attitudes and misjudgments. This book also serves to look with another perspective the life and work of Morricone.

The years with the Gruppo Di Improvvisazione Nuova Consonanza, not just an escape valve, were particularly important. Do we have to look nearer home to have forgotten them?

Probably, for reasons of belonging. Cinema has always been something that will appeal to the mass. Sixty years ago, when Ennio has taken the first steps, it was already consolidated. Art music, as well as much of the opera as serious as provocative of Gruppo Di Improvvisazione Nuova Consonanza, is destined to another part of the society. A minority interested in avant-garde.
Music, probably, incommunicable for some. And, above all, looking for different languages. Experiments like this end up being a few. Introduce, for example, a melodic element might have significance reach and engage a wider audience.
Listen, now, the scores for the giallo-thriller genre – such as “The Bird With The Crystal Plumage” (1970), “The Cat O’ Nine Tails” (1971) and “Four Flies On Grey Velvet” (1971) by Dario Argento – it’s not like experiencing them then, they appear less disturbing, because we are prepared for a dark sound associated with certain sequences. Dissonance related to trauma has now become a model.

The popularity of the sound ‘morriconiano’ lies, inevitably, in its great adaptability to the images and, especially, in its simplicity, as evidenced by the use of poor instruments.

Few elements, repeated themes, special timbres, in short, a winning strategy. This is the case of the soundtrack of “Investigation Of A Citizen Above Suspicion” (1970). Even when the notes are more complex, Ennio has always done so in order to let a part of them be listened a first time, in order to facilitate a following, and perhaps longer, musical moment.
His music remains easily within us a needs only an instant to whistle it. In the course of time, then, it was spread everywhere, from advertising jingles to ringtone for your phone, now free up from the movie. Success has different reasons. For sure, if we compare this music to that ‘aleatory’ one is more comprehensible, or coded, by the listener. Some works are instinctive, more complex.
He, aided by his great experience, is able to go deep transcending the movie, as happened for “The Hateful Eight” (2015). The music he gave to Quentin Tarantino goes beyond his requirements and, once again, shows a rare sensitivity, the same one that allowed him to transform a preliminary insight into a symphony, which earned him an Oscar.