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La riscoperta delle librerie musicali è un’operazione tanto affascinante quanto paradossale. Da una parte fa, finalmente, luce su un fenomeno in bilico tra avanguardia ed esperimenti, jazz e lounge. Dall’altra rende disponibili sul mercato una gran quantità di dischi, spesso, mai venduti al pubblico al momento della loro pubblicazione, perché destinati agli impresari dei mondi del cinema, radio e televisione. Suoni, dunque, creati per essere sovrapposti a immagini e voci, per meri scopi commerciali, ma sempre in scia alla creatività di compositori pronti a prestarsi a varie esperienze.
Artisti silenziosi, poco inclini a qualsiasi forma di mondanità. E, soprattutto, nascosti dietro un pool di soprannomi, a dimostrazione di una certa infaticabilità all’interno degli studi di registrazione, anche come turnisti per terzi. Le loro opere sono state destinate, più o meno consapevolmente, a etichette di ogni sorta: alcune con ampia distribuzione, altre sotterranee. Non è affatto facile disseppellirle. Il punto più alto delle librerie musicali è stato raggiunto tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli Ottanta, un periodo in cui onesti mestieranti hanno affiancato nomi più blasonati.
Gli italiani sono stati tra i maggiori interpreti di tale flessibilità sonora, quasi liberatoria, scevra da vincoli creativi. La scena di Roma, considerata la duplice presenza della Rai e di Cinecittà, è stata la più fiorente, attorno alla quale hanno gravitato in molti. Dalla stessa Capitale si ergono, oggi, alcune label votate al rilancio e alla ristampa di un filone a cui prestare attenzione. Sonor Music Editions, fondata nel settembre 2013 da Lorenzo Fabrizi e con il contributo di Andrea Galtieri, è una di queste. Venticinque i titoli già in catalogo, complice un gran lavoro di ricerca e di recupero licenze.
Indagare i misteri che avvolgono materiali simili è presto divenuto uno stimolo in più per andarli a scovare tra archivi, cantine, bacheche e collezioni altrui. I due, con alle spalle esperienze da manager di un’etichetta post-punk e da dj e produttore breakbeat, sono stati anche sedotti dall’insieme di suoni tanto singolari quanto rari a cui era necessario restituire non solo un’identità in gommalacca racchiusa in un cartoncino. Avvicinarsi al piccolo mondo delle sonorizzazioni, specie se all’alba di una pioggia ininterrotta di ristampe di ogni sorta, è una vera grande sfida.
È un lavoro sporco da veri appassionati. Ristampare un disco di un passato remoto può rivelarsi qualcosa di nostalgico, specie in piena Retromania vinilica, così come un atto dovuto in determinati casi, o una vera e propria occasione per restituire lustro, forma e colore a manufatti artigianali a lungo ricoperti di polvere. Le colonne sonore di “Lo Chiamavano Trinità” (2014) e “Sesso Matto” (2016), rispettivamente firmate da Franco Micalizzi e Armando Trovaioli, costituiscono perciò quasi delle ‘eccezioni’ editoriali all’interno della particolare discografia della Sonor Music Editions.
La sua è una storia ancora breve, ma figlia della convinzione di offrire, ripetutamente, prodotti meno iconici, tanto diversi quanto completi come, ad esempio, le soundtrack de “L’Uomo Dagli Occhi Di Ghiaccio (Man With Icy Eyes)” (2014) di Peppino De Luca, “I Due Volti Della Paura” (2015) di Franco Micalizzi e “Vivere A Tokio: Città Del Paradiso” (2015) di Giovanni Tommaso o un album come “Crisi” (2016) degli Exploit. Uno tra i dischi più ricercati dai collezionisti del prog rock tricolore, nonostante l’insolita scelta di utilizzare parti cantate sia in inglese che in italiano.
L’intento è quello di ampliare la varietà dei dischi presenti all’interno del catalogo, senza allontanarci troppo dal genere. Un caso esplicativo è proprio, quello degli Exploit, autori di un disco di prog rock, ma firmato da un gruppo di musicisti provenienti dal mondo delle librerie musicali. La concorrenza nel settore è ormai tanta e, quindi, il nostro obiettivo è puntare sull’originalità, cercando sia di allargare lo spettro dei prodotti musicalmente interessanti che di proporre qualcosa di insolito. Pane per l’affamato circuito dei collezionisti.
La maggioranza delle ristampe è, però, di matrice propriamente library. Numerosi gli altrui archivi passati al setaccio. Strategici i sodalizi avviati con le storiche Cometa Edizioni Musicali, GDM e Beat Records Company. Inevitabili i sold out. Una selezione di dieci titoli può aiutare a comprendere la loro importanza e, parimenti, approfondire il percorso sin qui compiuto dell’etichetta, avvicinatasi anche al vasto catalogo della Fonit-Cetra, casa discografica milanese nata dalla fusione di due precedenti aziende, autrice della famigerata Serie Usignolo, colma di groove.
#1 Franco Tonani – Confluenze (2016)
Otto composizioni concatenate da variazioni poliritmiche, jazzistiche e atmosfere diverse. “Confluenze” (1970) nasce come vinile promozionale su International HIFI e Usignolo ed è una delle rare escursioni soliste di Franco Tonani, nome d’arte di Francesco Cagnasso, parte di svariati ensemble con Giorgio Gaslini, autore di parte delle musiche di “Profondo Rosso” (1975). Il lato A presenta una lunga apertura con le alternate All’Origine (1° Parte) e All’Origine (2° Parte).
Le percussioni, suonate dallo stesso artista, sono in primo piano per sostenere la melodia di trombone, suonato da Dino Piana, tra i pilastri del jazz in Italia. Il ritmo è subito incalzante. Dopodiché, spazio all’evoluzione del sassofono di Gianni Basso, che ha contributo anche a svariate colonne sonore tra cui, ad esempio, l’ottima “Mangiati Vivi” (2014) di Roberto Donati. Divertente Shepping, divisa in tre parti, con marcetta militare sfumata in coda.
Altrettanto vivace Odd Piece, che riflette un medesimo schema compositivo. Il lato B riparte dalla rilassante Whisper, segnata dalle note al contrabbasso di Bruno Tommaso e quelle al pianoforte di Franco D’Andrea, ed esplode con l’altra coppia di tracce omonime, Why Not (1° Parte) e Why Not (2° Parte). Un profluvio di percussioni ricalca un clima alienante e poi ne prende le distanze. La conclusiva Lamento mette in evidenza un tema, invece, più mesto, rimarcato dall’uso dello zufolo.
#2 Orchestra Rino De Filippi, Orchestra Ollamar – Atmosfere (2016)
“Atmosfere” (1971) è anch’essa una library prodotta per conto di International HIFI e Fonit-Cetra ma, soprattutto, uno split. All’Orchestra di Rino De Filippi sono affidate le esecuzioni dei brani presenti sul lato A, mentre all’Orchestra Ollamar, quelli sul lato B. Oronzo De Filippi, già presente con “Riflessi” (2015) all’interno del catalogo Sonor Music Editions, non è stato solo un direttore d’orchestra e compositore, ma anche tra i supervisori musicali delle trasmissioni Rai e ha preso parte allo straordinario session group The Braen’s Machine con Alessandro Alessandroni come membro principale e altri artisti di stanza presso il Sound Work Shop, lo studio di Piero Umiliani.
L’album prende il via con due brani firmati da Olivio Di Domenico, direttore della Banda della Guardia di Finanza per un ventennio e professore al Conservatorio di Musica Santa Cecilia di Roma, cioè la sospesa Pulsazioni, il commento ideale per documentari scientifici, in bilico tra bassi elettrici e chitarre distorte, e la caparbia Ostinazione, attraversata da alcuni effetti elettronici. Nomen omen. Seguono tre brani con Rino De Filippi come autore, cioè Riflessioni, Ricercare e Antri. La prima presenta un ritmo serrato e una certa ricchezza armonica, la seconda è segnata da una voce solista che sembra guidare la chitarra, la terza è tanto semplice quanto disturbante.
Dietro la direzione dell’Orchestra Ollamar si nasconde, invece, Giancarlo Chiaramello, arrangiatore per Milva, Claudio Villa, Sergio Endrigo e altri esponenti del pop italico e autore di uno strumentale inno per la Juventus. Per “Atmosfere” si prodiga in una serie di tracce meno allegre delle precedenti. Attesa Spasmodica è brevissima, ma tanto dissonante quanto inquietante tramite il ricorso a organo, clarino e xilofono. Se la misteriosa Concentrazione poggia sugli archi, l’astratta Alienazione è scossa da effetti elettronici, utile per commentare le caratteristiche di una persona mentalmente dissociata. Infine, la moderna ma non atonale Frustrazioni per organo, flauto e archi.
#3 Oscar Rocchi, Franco Godi, Chiarosi – Pop-Paraphrenia…. (2015)
Una delle migliori library rilasciate dall’etichetta Fonovideo porta la doppia firma di Oscar Rocchi, anche con il suo alias Chiarosi, e Franco Godi: “Pop-Paraphrenia….” (1972). Non accreditati, invece, altri due musicisti di spessore che hanno partecipato alla sua realizzazione quali Tullio De Piscopo alla batteria e Giancarlo Barigozzi al flauto e al sassofono soprano. Dell’album in orbita delle Edizioni Minstrel di Fabio Fabor, così come quelli propri di BAM, Flam, Hard, Ring e World Produzioni Discografiche, esiste però anche una seconda release antencedente alla ristampa su Sonor Music Editions, cioè quella rarissima su Music Scene, con nomi dei brani diversi e in inglese.
Differente anche il titolo, “Jungle Birds”, ma immutate sia la sostanza che la durata delle tracce. Quattordici raffinati esempi a metà strada tra funk e jazz firmati, più o meno in coppia, da artisti dalle tante esperienze nel mondo della musica. Oscar Rocchi e Franco Godi sono stati entrambi arrangiatori, compositori, direttori d’orchestra, produttori discografici e tale background ha finito per offrire a entrambi soluzioni tanto eleganti quanto al passo coi tempi. È il caso di … Morbosa o di … Fantastica sul lato A, tracce dall’apparenza timida, ma dall’alto potenziale sonoro. Non mancano neppure gli esperimenti lunatici e psichedelici, come la nervosa …Parossistica.
… Tattile è ai limiti del nostalgico, segnata dalle note del pianoforte di Oscar Rocchi. Diretto contraltare è … Imprevedibile, più decisa. D’impatto anche … Confutabile, mentre appare senza sbavature la successiva … Itinerante. Il lato B offre in partenza un saggio di bravura di Franco Godi, tra i maggiori creatori di jingle commerciali e sigle per la tv, cioè l’elettronica … Ricorrente. Alla fumosa … Olfattiva si contrappone, poi, la più libera … Esplosiva. Un sottofondo di chitarra elettrica accompagna, invece, lo scorrere di … Sistematica. Lo strumento ritorna prepotente anche in … Psycoromantica, in scia alla classica … Pseudo 800. Chiusura sognante con … Pseudomistica.
#4 Egisto Macchi – Africa Minima (2015)
Il fascino del Continente Nero. Terre incontaminate, aborigeni danzanti. Egisto Macchi non è stato l’unico compositore italiano degli anni Settanta attratto da sonorità esotiche al punto da replicarle in studio e, apparentemente, non per motivi commerciali. Altri due artisti si sono cimentati in operazioni simili: Francesco De Masi, non solo autore di fortunate colonne sonore come “The New York Ripper” (1982), con “Alla Scoperta Dell’Africa” (1966), prodotto per sonorizzare una trasmissione di Folco Quilici e l’instancabile Piero Umiliani con “Continente Nero” (1975).
L’approccio del geniale artista fiorentino è, però, diverso rispetto quello di Egisto Macchi, tra i membri del Gruppo Di Improvvisazione Nuova Consonanza, perché ricorre a una moltitudine di strumenti, mentre il grossetano predilige uno più mirato, conciso, eleggendo le vibranti percussioni come una delle due forza motrice di “Africa Minima” (1972), pubblicato in via promozionale dalla Ayna, e contrapponendole alle note emesse del pianoforte. Un modus operandi ascoltabile anche all’interno di pregiate librerie musicali quali “Bioritmi” (1971) e “Città Notte” (1972).
Il lato A è segnato dalle accattivanti tensioni di Jungla I e Jungla II. Gli archi l’aggiunta ad Avvoltoio. Misterioso l’incedere I Tamburi Della Tribù, inquietanti i rintocchi di Gli Animaletti Della Foresta ma, soprattutto, d’impatto Gli Elefanti, con coda stridula. Il lato B segue il medesimo orientamento compositivo con Caccia Grossa e Gli Esploratori, mentre la brevissima Le Scimmie è più melodica. La Luna E Il Fiume è, invece, il punto più alto della suspense nera ordita da Egisto Macchi. La Casa Dei Bianchi una pausa per prendere fiato prima della conclusiva Gli Ippopotami.
#5 Mario Molino – Antico E Moderno (2016)
Mario Molino è stato uno dei pochi chitarristi a subire sia il fascino del mondo delle sonorizzazioni che quello delle colonne sonore. “Gli Angeli Del 2000” (1969) e “Come Cani Arrabbiati” (1976) sono, infatti, due dei suoi contributi più noti per il cinema dei ‘mondi neri’, senza dimenticare la partecipazione allo score di un altro cult da riscoprire, “Metralleta Stein” (1974). “Antico E Moderno” (1975) è, invece, un album orchestrale ben arrangiato, rilasciato in via solo promozionale per la Fonit-Cetra, con passaggi elaborati e momenti di divertimento, per un ascolto alla portata di tutti. Venti gradevoli brani perfettamente adattabili a immagini tanto agresti quanto allarmanti.
I titoli sono caratterizzanti al massimo. Sul lato A, Mondo Miceneo è, infatti, una melodia di piffero accompagnato dall’arpa, mentre le tristi Emigrazione (Con Marranzano) e Gibellina (Versione Sax), presenti anche in altre versioni, sono dedicate a migranti di un Sud Italia costretti a lasciare le proprie terre per lavoro o a causa del terremoto, come quello che distrusse l’omonima cittadina in provincia di Trapani nel 1968. Se Disintegrazione Delle Particelle appare adatta per punteggiare frame spaziali, Steppa Siberiana immagina immense distese di neve. In entrambe è strategico l’uso dell’organo. Iceland Bossa è, invece, la vera e propria scheggia impazzita.
Una traccia dedicata all’Islanda, eseguita con chitarra elettrica, base ritmica e archi, associabile a panorami e spazi aperti. Sul lato B, la vena nordica trova anche maggiore spazio con la drammatica Iceland Theme, la dolce ma fredda Free Iceland, la placida Primavera Nordica e l’ottimista Iceland March. Prateria, Traffico Caotico, Elaborazione Automatica e Quiz Elettronico sono, poi, accomunate dall’uso di sintetizzatori, mentre Bill Rock, eseguito da chitarra, basso e batteria, è un tributo a Bill Haley, il primo grande divo bianco del rock, sviluppato poi da un gigante quale Elvis Presley. Indianapolis la netta conclusione ritmica, ideale per sport e competizioni di vario genere.
#6 Angelo Arienti, Alberto Baldan Bembo – Ballabili Anni ’70 (2016)
In principio era intitolato “Dindi Bembo Orchestra” (1977) e la sua vendita era vietata al pubblico. In tempi meno lontani si è trasformato in una delle library più ricercate dai collezionisti. Una stampa su Fonit-Cetra oltremodo costosa per chi ha tentato la via dell’acquisto. L’album di Angelo Arienti e Alberto Baldan Bembo è uno spaccato del sound in voga a metà anni Settanta, ricco d’influenze cinematiche, tra poliziesco e sexy. Il nuovo titolo, “Ballabili Anni ’70”, rimanda all’omonima serie dall’iconica copertina, a cui hanno partecipato anche Ettore Cenci e Fabio Fabor.
Il lato A è subito abbellito dalla spensierata Milano Ore 19, un’evasione rock, con inserimenti jazz. Archi e ottoni accompagnano l’esecuzione solista della chitarra e in pochi istanti si materializzano panorami urbani anche occhi chiusi. La seguente Nostalgia Per Eva è un distensivo valzer con interventi jazz. Omaggio Alla Scozia alza, invece, il ritmo, ponendo gli elementi ritmici in primo piano, mentre anche la raffinata Passeggiando Per Firenze può risultare utile per illustrare vedute di città o nei centri storici. Autodromo Di Monza, divisa tra flauto e archi, lo sprint finale.
Il lato B paga tributo alla Capitale con Volo 059 Per Roma. Un brano di gran pregio, jazz descrittivo per situazioni varie sul fronte della cultura. Preludio In Do Minore ha un incipit d’avanguardia, ma sfuma in un’esecuzione assai meno problematica, contraddistinta da dolci contrappunti e con la chitarra protagonista a metà traccia. Impressionante l’esecuzione dell’orchestra per l’intensa Tangenziale Ovest, un’aria molto ampia. Conclusione malinconica con la moderna Se Mi Manca Elisa. “Ballabili Anni ’70”, forse, uno dei migliori lavori di Alberto Baldan Bembo.
#7 Remigio Ducros, Luciano Simoncini – America Amore Amaro (2015)
Sei tracce a testa, ognuna dedicata in qualche modo a note località degli Stati Uniti, per l’ennesima release iconica. “America Amore Amaro” (1977), originariamente pubblicata da quell’Edipan sita un paio di civici prima della sede Rai di Viale Mazzini, è uno spaccato della migliore easy listening emersa durante gli anni Settanta. Gli autori, Remigio Ducros e Luciano Simoncini, due compositori, direttori d’orchestra e, soprattutto, pianisti poco chiacchierati. Il primo componente aggiunto de Gli Idoli, band che accompagnava Lucio Dalla, e marito di Daniela Casa, pioniera delle sperimentazioni al femminile in Italia. Il secondo, all’anagrafe Benito Simoncini, istrionico manovale per librerie di ogni sorta.
Un’opera vasta e variegata, da riconnettere anche ad alcuni suoi soprannomi: il più conosciuto Arawak, Benny Simons, Jason Black e Zuni. E, inevitabilmente, “America Amore Amaro” non può che fondarsi sul groove nudo e crudo, incline però a subire il fascino cinematico del periodo. Così Bus Stop di Remigio Ducros introietta i tipici elementi del sound poliziottesco e la placida Mawil di Luciano Simoncini, apparentemente senza particolari squilli, ne conserva il calore. Dopodiché, le successive tracce dei due artisti continuano ad alternarsi senza precludere l’alta qualità del lato A.
Più sgargiante Subways, distensiva Magnolia Boulevard. Fluting e Coney Island, invece, due brani dagli echi rock. Il lato B nasce sotto l’insegna del fischio di Cigar’s Factory di Luciano Simoncini, una piccola divagazione country dagli immancabili rimandi western. Convincente Frisco di Remigio Ducros, ma il cuore del groove batte all’interno di Niagara Falls. Basso, chitarra e batteria i soli protagonisti di Nigros, semplice e immediata. Il ritmo cala con la delicata San Diego e sfuma con la conclusiva Cincinnati. L’America in note immaginata dal duo è, in realtà, dolcissima.
#8 Carlo Savina – Grand Tour (2015)
Il Grand Tour è stato, generalmente, un viaggio nell’Europa continentale compiuto da giovani benestanti dell’aristocrazia europea a partire dal XVII secolo, che desideravano perfezionare il loro sapere facendo tappa, ad esempio, in Italia, affascinati dalla Roma antica, dai vulcani e dai siti archeologici del futuro Regno delle Due Sicilie. Carlo Savina ne immagina, invece, uno planetario e, soprattutto, esotico. Una lunga linea congiunge così diversi punti del mappamondo, dalle Antille alle Canarie, fino a spingersi anche in Asia, sull’onda di un sound tanto caldo quanto leggero.
Prolifico e, troppo spesso, sottovalutato, Carlo Savina è stato sia autore di oltre duecento colonne sonore per il grande schermo che direttore d’orchestra della grande orchestra della Rai di Roma negli anni antecedenti al boom della televisione. La sua intensa carriera radiofonica lo ‘costrinse’ ad affidarsi a un giovane collaboratore, suggeritogli dal suo contrabbassista, cioè Ennio Morricone. Un episodio dettagliatamente raccontato all’interno della corposa biografia scritta a quattro mani con Alessandro De Rosa, “Inseguendo Quel Suono. La Mia Musica, La Mia Vita” (2016).
“Grand Tour”, una library probabilmente rilasciata nel tardo 1978, è stata, invece, una divertente parentesi, offerta dalla Ring di Fabio Fabor. Sul lato A, il trio Caraibi, Seychelles, Portorico offre squarci di musica da crociere, ritmata e solare. La chitarra di Canaries impone uno stop malinconico a un passo dal sogno elettronico Giamaica. Sul lato B, ottimo avvio con Bahamas e Portsmouth, tracce dal mood elegante. Tibet una scossa elettrica prima della rapida Oceania. Il jazz retrò di California 3000 e la frizzante From Italy l’ultimo saluto agli astanti sulla banchina del porto.
#9 Alessandro Alessandroni – Caratteristici Vari (2016)
“Caratteristici Vari” (1979) è una raccolta su Usignolo Edizioni Musicali, una delle divisioni della casa madre Fonit-Cetra, di temi per situazioni diverse a cura di uno dei più rinomati autori di colonne sonore in Italia: Alessandro Alessandroni. Uno dei multi-strumentisti più abili della penisola, già uomo ‘arghilofono’ non solo per Ennio Morricone e fondatore dell’ensemble vocale I Cantori Moderni Di Alessandroni, si è spesso confrontato con le librerie musicali, talvolta ricorrendo all’alias Braen, come nel caso di “Biologia Marina” (1973) e “Ittiologia” (1973).
I venti brani di “Caratteristici Vari” sono, però, distanti dagli astratti temi a sfondo marino e sono imbevuti di una certa tensione ritmica anticipatrice dei risvolti elettronici degli anni Ottanta. È il caso, ad esempio, dell’opener Notizie Ufficiali sul lato A. Ciò nonostante, la seguente La Mia Armonica ritorna subito su quel sentiero in odor di western già battuto in passato e Piccola Fuga alza rapidamente la posta in gioco. Le visioni panoramiche del compositore sono racchiuse nella romantica Riflessi D’Acqua, nella spensierata The Best Way e nella divertente Storielle.
Elegante Mercatino, mentre Amico si pone come un esercizio di stile made in Brazil. La chitarra al centro di ogni breve traccia, ma anche il sintetizzatore ha la sua importanza, come in Divertimento, dritta al sodo. Il lato B riserva piacevoli sorprese con le percussioni di Inviato Speciale, probabilmente una traccia non inclusa in “Inchiesta” (1977), e il clima da poliziottesco di Foggy Place. Alla paziente Riserva Di Caccia segue Picnic, un’altra escursione bucolica, che fa il paio con la distesa Relax. Jazz Club una gemma, Racconti l’ineluttabile conclusione tra sabbia e mare.
#10 Fabio Fabor – Aquarium (2015)
Una delle eminenze grigie del subacqueo mondo delle library non poteva non intitolare una propria sonorizzazione “Aquarium” (1980). Valerio Mattioli la definisce un “piccolo esercizio di languido electro-jazz” nel suo “Superonda: Storia Segreta Della Musica Italiana” (2016) ma, forse, è stato soprattutto uno dei tanti divertissement di Fabio Fabor, stavolta meno criptico del più noto “Pape Satan” (1980), realizzati ricorrendo a un equipaggiamento da studio composto da Arp 2600, uno degli migliori sintetizzatori semi-modulari mai prodotti, piano Fender Rhodes e vocoder.
Fabio Fabor, all’anagrafe Fabio Borgazzi, è stato sia compositore che direttore d’orchestra, così come arrangiatore, partecipando indirettamente a otto edizioni del Festival di Sanremo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, e ha anche ricoperto vari incarichi all’interno della SIAE. La sua creatività e il suo eclettismo lo hanno spinto a confrontarsi anche con il mondo del teatro e persino dei fumetti: era, infatti, colui che curava la rubrica ‘Il vostro corrierino della musica’ sul settimanale “Topolino”. Le sonorizzazioni elettroniche, ricercatissime ma talvolta di difficile datazione, un suo tardo pallino.
In “Aquarium”, rilasciato per conto della sua Hard, confluiscono parte delle sue ricerche in materia. Un album semplice costruito tra echi marini e organi vorticosi. Il lato A si specchia, innanzitutto, nelle acque cristalline della languida Paradiso, che diventano mosse con Gioiello. Seguono la gioiosa Torpedine, quasi una marcetta, la più delicata Pompadour e l’atmosferica Angelo Di Mare, o il sogno iscritto in un capolavoro. Il lato B punta sulla frescura di Idolo Moresco e i frizzi e lazzi di Martello. La stanca Squalo Azzurro il preludio a un finale dai rimandi elettro-ludici: Chancito.
The rediscovery of the music library is an operation both fascinating and paradoxical. On one side it finally lights on a phenomenon in the balance between avant-garde and experiment, jazz and lounge. The other makes available on the market a lot of records, often, never sold to the public at the time of their publication, because intended for entrepreneurs of the worlds of cinema, radio and television. Sounds, therefore, created to be superimposed on images and voices, for mere commercial purposes, but always in the slipstream of the creativity of composers ready to lend theirself to various experiences.
Silent artists, disinclined to any form of worldliness. And, above all, hidden behind a pool of nicknames, demonstrating a certain indefatigability when in their recording studios, even as session musicians for third ones. Their works were meant, more or less consciously, to labels of all kinds: some with wide distribution, other underground. It’s not easy discovering them. The highest point of the music libraries has been reached between the late sixties and early eighties, a time when honest composers worked alongside with more famous names.
Italians were among the greatest interpreters of this sonic flexibility, almost liberating, free from creative constraints. The scene of Rome, considered the dual presence of RAI and Cinecittà, was the most flourishing, around which have circled in many. By the same capital city rise, today, some label voted to raise and reprint a music vein to pay attention. Sonor Music Editions, founded in September 2013 by Lorenzo Fabrizi, and with contributions from Andrea Galtieri, is one of them. Twenty-five titles already in the catalog, thanks a great deal of research and licensing recovery.
Investigate the mysteries surrounding similar materials has quickly become one more incentive to go hunting down between archives, wineries, showcases and others’ collections. The two, backed by experience as a manager of post-punk label and breakbeat DJ and producer, have also been seduced by the set of sounds so strange how rare which was necessary give back not only a shellac identity contained in a card. Approach the small world of soundtracks, especially if at the dawn of a continuous rain of reprints of all sorts, is a real challenge.
It’s a dirty job by real enthusiasts. Reprint a record of a remote past may prove something nostalgic, especially in full vinyl retromania vinyl, as well as a duty in certain cases, or a real opportunity to restore luster, shape and color to long dusty handicrafts. The scores for “They Call Me Trinity” (2014) and “How Funny Can Sex Be” (2016), respectively, signed by Franco Micalizzi and Armando Trovaioli constitute therefore almost the editorial ‘exceptions’ in the particular discography of Sonor Music Editions.
Its is a still brief history, but son of belief to offer, repeatedly, less iconic products as diverse as complete as, for example, the soundtrack of “The Man With Icy Eyes” (2014) by Peppino De Luca, “The Two Faces Of Fear” (2015) by Franco Micalizzi and “Vivere A Tokio: Città Del Paradiso” (2015) by Giovanni Tommaso or an album as “Crisis” (2016) by Exploit. One of the most searched by collectors of tricolor prog rock records, despite the unusual choice of using vocals in both English and Italian.
The intent is to expand the variety of the records within the catalog, without going too far from the genre. An explanatory if you own, that of Exploit, authors of a prog rock record, but signed by a group of musicians from the world of music libraries. Competition in the sector is now rising and, therefore, our goal is to focus on originality, is looking to broaden the spectrum of musically interesting products to offer something unusual. Bread for the hungry collectors circuit.
The majority of reprints has, however, a properly library matrix. Many others’ archives passed through a sieve. Strategic are the partnerships established with the historical Cometa Edizioni Musicali, GDM and Beat Records Company. Inevitable are the sold out. A selection of ten titles can help you to understand their importance and, also, to deepen the path taken so far by the label, approached also to the vast catalog of Fonit-Cetra, Milan record company formed by the merger of two previous companies, the author of the infamous Usignolo series, full of groove.
#1 Franco Tonani – Confluenze (2016)
Eight chained compositions from polyrhythmic variations, jazz and different atmospheres. “Confluenze” (1970) was created as a promotional vinyl on International HIFI and Usignolo and is one of the rare solo excursions of Franco Tonani, stage name of Francesco Cagnasso, part of several ensembles with Giorgio Gaslini, author of the music of “Deep Red” (1975). Side A has a long opening with the alternated All’Origine (1° Parte) and All’Origine (2° Parte).
Percussion, played by the artist himself, are in the foreground to support the trombone melody, played by Dino Piana, between the pillars of jazz in Italy. The pace is relentless now. After that, space to the evolution of Gianni Basso at the saxophone, which has also contributed to many soundtracks, for example, the marvellous “Eaten Alive” (2014) by Roberto Donati. Shepping is funny, divided into three parts, with a soft military march in the queue.
Equally energetic is Odd Piece, reflecting the same compositional scheme. Side B starts with the relaxing Whisper, marked by bass notes played by Bruno Tommaso and those on the piano by Franco D’Andrea, and explodes with the other pair of homonyms tracks, Why Not (1° Parte) and Why Not (2° Parte). A flood of percussion follows an alienating atmosphere and then it dissociates. The concluding Lamento highlights a theme, instead, more sad, stressed by the use of the little flute.
#2 Orchestra Rino De Filippi, Orchestra Ollamar – Atmospheres (2016)
“Atmosfere” (1971) is also a library produced on behalf of International HIFI and Fonit-Cetra, but above all a split. The songs on side A are by Orchestra Rino De Filippi, while those of Orchestra Ollamar on side B. Oronzo De Filippi, already present with “Riflessi” (2015) within the Sonor Music Editions catalog, was not only a conductor and composer, but also between the music supervisors of RAI broadcasts and took part in the extraordinary session group called The Braen’s Machine with Alessandro Alessandroni as the main member and other artists stationed at the Sound Work Shop, the study of Piero Umiliani.
The album kicks off with two songs signed by Olivio Di Domenico, director of Banda della Guardia di Finanza for two decades and a professor at Conservatorio Santa Cecilia of Rome, the suspended Pulsazioni, ideal commentary for scientific documentaries, hovering between low and distorted electric guitars, and the stubborn Ostinazione, crossed by some electronic effects. Nomen omen. Follow three tracks with Rino De Filippi as a writer, that is, Riflessioni, Ricercare and Antri. The first presents a fast pace and a certain harmonic richness, the second is marked by a solo voice that seems to drive the guitar, the third is as simple as disturbing.
Behind the Ollamar Orchestra direction is hiding instead, Giancarlo Chiaramello, arranger for Milva, Claudio Villa, Sergio Endrigo and other members of the italian pop art and author of an instrumental anthem for Juventus. For “Atmosfere” spends himself in a series of tracks less cheerful of the preceding. Attesa Spasmodica is very short, but so dissonant as it is disturbing through the use of organ, clarinet, and xylophone. If the mysterious Concentrazione rests on the arches, the abstract Alienazione is shaken by electronic effects, useful to comment on the characteristics of a men mentally dissociated. Finally, modern but not atonal Frustrazioni for organ, flute and strings.
#3 Oscar Rocchi, Franco Godi, Chiarosi – Pop-Paraphrenia…. (2015)
One of the best library released by the label Fonovideo leads Oscar Rocchi double signature, even with his alias Chiarosi, and Franco Godi: “Pop-Paraphrenia….” (1972). Not accredited, however, the other two good musicians who have participated in its creation such as Tullio De Piscopo on drums and Giancarlo Barigozzi on flute and soprano saxophone. Of this album orbiting through Edizioni Minstrel by Fabio Fabor, as well as those of its from BAM, Flam, Hard, Ring and World Produzioni Discografiche, however, there is also a second release which anticipates the reprinting of Sonor Music Editions, the very rare one on Music Scene, with different song names and in English too.
Also different is the title, “Jungle Birds”, but unchanged is the substance that the length of the tracks. Fourteen finest examples between funk and jazz signed, more or less in pairs, by artists from many experiences in the music business. Oscar Rocchi and Franco Godi were both arrangers, composers, conductors, record companies producers and this kind of background has come to offer both music solutions as elegant as behind the times. This is the case of … Morbosa or … Fantastica on side A, timid-looking tracks, but from sonic potential. Not even lack the lunatics and psychedelic experiments, such as nervous … Parossistica.
… Tattile is at nostalgic limits, marked by piano notes by Oscar Rocchi. Direct counterpart is … Imprevedibile, more decisive. By great impact is also … Confutabile, as it appears without smudging the next … Itinerante. Side B offers departing a proof of Franco Godi’s talent, among the largest makers of commercial jingles and those for television, ie the electronic … Ricorrente. The smoky … Olfattiva contrasts, then, the freest … Esplosiva. An electric guitar on the background accompanies, instead, the flow of … Sistematica. The instrument returns overbearing even in … Psycoromantica, in the slipstream of the classic … Pseudo 800. dreamy closure … Pseudomistica.
#4 Egisto Macchi – Africa Minima (2015)
The charm of the Black Continent. Pristine lands, dancing aborigines. Egisto Macchi was not the only Italian composer of the seventies attracted to exotic sounds enough to replicate them in the studio and, apparently, not for commercial reasons. Two other artists have ventured into similar transactions: Francesco De Masi, not only the author of successful soundtracks such as “The New York Ripper” (1982), with “Alla Scoperta Dell’Africa” (1966), a product for sound the tv show of Folco Quilici and tireless Piero Umiliani with “Continente Nero” (1975).
The approach of the brilliant Florentine artist, however, is different than that of Egisto Macchi, among the members of Gruppo Di Improvvisazione Nuova Consonanza, because he uses a multitude of instruments, while the Grosseto one prefers a more focused, concise, electing the vibrant percussion as one of the driving force of “Africa Minima” (1972), published on Ayna for a promotional use, and contrasting them with the notes emerging from piano. A modus operandi listenable even within valuable music libraries such as “Bioritmi” (1971) and “Città Notte” (1972).
Side A is marked by the captivating tension of Jungla I and Jungla II. The arches the adding to Avvoltoio. Mysterious the gait of I Tamburi Della Tribù, disturbing the tolling of Gli Animaletti Della Foresta but, especially, the impact of Gli Elefanti, with a squeaky ending. Side B follows the same compositional approach with Caccia Grossa and Gli Esploratori, while the short Le Scimmie is more melodic. La Luna E Il Fiume, however, is the highest point of the black suspense plot by Egisto Macchi. La Casa Dei Bianchi a pause for breathing before the final Gli Ippopotami.
#5 Mario Molino – Antico E Moderno (2016)
Mario Molino was one of the few guitarists to experience both the fascination of the world of libraries and that of movie soundtracks. “Gli Angeli Del 2000” (1969) and “Like Rabid Dogs” (1976) are, in fact, two of his best-known contributions for the cinema of the ‘blacks worlds’, without forgetting the score participation of another cult to be rediscovered, “Metralleta Stein” (1974). “Antico E Moderno” (1975) is, however, a well-arranged orchestral album, released only as promotional on Fonit-Cetra, with elaborate passages and moments of fun, for a listen to everyone. Twenty pleasing songs perfectly adaptable to look as rustic as alarming.
Titles are characterizing the maximum. On side A, Mondo Miceneo is, in fact, a flute melody accompanied by the harp, while the sad Emigrazione (Con Marranzano) and Gibellina (Versione Sax), also present in other versions, are dedicated to migrants of South Italy forced to leave their lands to work or because of the earthquake, like the one that destroyed the eponymous town in the province of Trapani in 1968. If Disintegrazione Delle Particelle appears suited to punctuate space frame, Steppa Siberiana imagines vast expanses of snow. In both is strategic the organ use. Iceland Bossa is, however, the real loose cannon.
A track dedicated to Iceland, performed with electric guitar, rhythm section and strings, associated to views and open spaces. On side B, Nordic vein also find more space with dramatic Iceland Theme, the gentle but cold Free Iceland, the placid Primavera Nordica and optimistic Iceland March. Prateria, Traffico Caotico, Elaborazione Automatica and Quiz Elettronico are, then, united by the use of synthesizers, while Bill Rock, performed by guitar, bass and drums, is a tribute to Bill Haley, the first big white rockstar, then developed by a giant whom Elvis Presley. Indianapolis the net rhythmic conclusion, ideal for sport and competitions of various kinds.
#6 Angelo Arienti, Alberto Baldan Bembo – Ballabili Anni ’70 (2016)
In beginning was titled “Dindi Bembo Orchestra” (1977) and its sale was prohibited to the public. In times less remote it has turned into one of the library most searched by collectors. A print on Fonit-Cetra extremely expensive for those who have attempted to purchase on. The album by Angelo Arienti and Alberto Baldan Bembo is an insight into the sound in vogue in the mid seventies, full of cinematic influences, including police and sexy sounds. The new title, “Ballabili Anni ’70”, refers to the homonymous series from the iconic cover, which also owned Ettore Cenci and Fabio Fabor.
Side A is now graced by the carefree Milano Ore 19, a rock evasion, with jazz inserts. Strings and brass accompany the solo performance of guitar and in a few moments materialize some skylines also with closed eyes. The following Nostalgia Per Eva is a soothing waltz with jazz interventions. Omaggio Alla Scozia raises, however, the pace, setting the rhythmic elements in the foreground, while also refined Passeggiando Per Firenze can be useful to illustrate views of cities or in town centers. Autodromo Di Monza, divided between flute and strings, the final sprint.
Side B pays tribute to the Capital with Volo 059 Per Rome. A song of great value, descriptive jazz to various situations on the cultural front. Preludio In Do Minore has an avant-garde opening, but it fades into a performance far less problematic, characterized by gentle counterpoints and with the guitar as protagonist in mid track. Impressive the orchestra play for the intense Tangenziale Ovest, a song looking very deep. Melancholy conclusion with modern Se Mi Manca Elisa. “Ballabili Anni ’70”, perhaps one of the best works of Alberto Baldan Bembo.
#7 Remigio Ducros, Luciano Simoncini – America Amore Amaro (2015)
Six tracks, each dedicated in some way to famous places of the United States, for the umpteenth iconic release. “America Amore Amaro” (1977), originally published by Edipan located a few civic before the Rai headquarters in Viale Mazzini, has a cross-section of the best easy listening emerged during the seventies. Authors, Remigio Ducros and Luciano Simoncini, two composers, conductors, and especially less talked pianists. The first component added to Gli Idoli, band that accompanied Lucio Dalla, and husband of Daniela Casa, the pioneer of the women’s sound experiments in Italy. The second, born Benito Simoncini, histrionic unskilled worker for libraries of all sorts.
A work wide and varied, to be reconnected with some of his nicknames: the best known Arawak, Benny Simons, Jason Black and Zuni. And, inevitably, “America Amore Amaro” can only be based on the stark groove, however, prone to suffer the cinematic charm of the period. So Bus Stop by Remigio Ducros introjects the typical elements of poliziottesco and placid Mawil by Luciano Simoncini, apparently without special ring, retains its heat. After that, subsequent tracks of the two artists continue to alternate without precluding high quality of side A.
Flashier Subways, soothing Magnolia Boulevard. Fluting and Coney Island, however, two songs by the rock echoes. Side B is born under the sign of the whistle of Cigar’s Factory by Luciano Simoncini, a small country digression by the inevitable Western references. Convincing Frisco by Remigio Ducros, but the heart of the groove beats within Niagara Falls. Bass, guitar and drums the only protagonists of Nigros, simple and immediate. Set the pace with the delicate San Diego and fades with closing Cincinnati. America in notes imagined by the duo is, indeed, so sweet.
#8 Carlo Savina – Grand Tour (2015)
The so called Grand Tour was, generally, a trip to continental Europe made up of wealthy young European from the seventeenth century, who wished to perfect their knowledge stopping, for example, in Italy, fascinated by ancient Rome, from volcanoes and archaeological sites of the future Kingdom Of The Two Sicilies. Carlo Savina imagines, however, a planetary and especially exotic one. A long line thus connects different parts of the globe, from the West Indies to the Canaries, to go in Asia, in the wake of a sound so hot as light.
Prolific and too often underestimated, Carlo Savina was both the author of over two hundred soundtracks for the big screen and conductor of a large orchestra for Rai in Rome in the years before the television boom. His intense radio career ‘forced’ him to rely on a young collaborator, suggested to him by his bass player, that is, Ennio Morricone. An episode recounted in detail in the full-bodied biography written jointly with Alessandro De Rosa, “Inseguendo Quel Suono. La Mia Musica, La Mia Vita” (2016).
“Grand Tour”, a library probably released in late 1978 was, indeed, a fun break, offered by the Ring of Fabio Fabor. On side A, the trio Caraibi, Seychelles, Portorico offers glimpses of cruises, rhythmic and sunny music. The guitar in Canaries sets a melancholy stop a step away from Jamaica electronic dream. On side B, excellent start with Bahamas and Portsmouth, tracks by the elegant mood. Tibet an electric shock before the rapid Oceania. The retro jazz of California 3000 and the sparkling From Italy a final farewell to the onlookers on the quay.
#9 Alessandro Alessandroni – Caratteristici Vari (2016)
“Caratteristici Vari” (1979) is a collection of Usignolo Edizioni Musicali, one of the divisions of Fonit-Cetra parent company, of themes for different situations curated by one of the most renowned authors of soundtracks in Italy: Alessandro Alessandroni. One of the most skilled multi-instrumentalists of the peninsula, already ‘whistle man’ not only for Ennio Morricone and founder of the ensemble voice I Cantori Moderni Di Alessandroni, was often into music libraries, sometimes using the alias Braen, as in case of “Biologia Marina” (1973) and “Ittiologia” (1973).
The twenty tracks from “Caratteristici Vari” are, indeed, far from abstract themes in marine background and are imbued with a certain rhythmic tension forerunner of the electronic aspects of the eighties. This is the case, for example, of the opener Notizie Ufficiali on side A. However, the following La Mia Armonica goes back immediately on that western path already beaten in the past and Piccola Fuga quickly raises the stakes play. The panoramic views of the composer are enclosed in the romantic Riflessi D’Acqua, in carefree The Best Way and funny Storielle.
Elegant Mercatino, while Amico stands as an exercise in style made in Brazil. The guitar in the middle of each short track, but also the synthesizer has its importance, as in Divertimento, straight to the point. Side B surprises with the percussion of Inviato Speciale, probably a track not included in “Inchiesta” (1977), and the poliziottesco climate of Foggy Place. Of the patient Riserva Di Caccia follows Picnic, another bucolic hike, which is coupled with the soft Relax. Jazz Club is a gem, Racconti the inescapable conclusion between sand and sea.
#10 Fabio Fabor – Aquarium (2015)
One of the éminence grise of the underwater world of the library could not call its own work “Aquarium” (1980). Valerio Mattioli defines it a “little exercise of languid electro-jazz” in his “Superonda: Storia Segreta Della Musica Italiana” (2016) but, perhaps, it was mainly one of many divertissement of Fabio Fabor, this time less cryptic of the famous “Pape Satan” (1980), composed using a studio equipment consisting of Arp 2600, one of the best semi-modular synthesizers ever made, Fender Rhodes piano and vocoders.
Fabor Fabio, born Fabio Borgazzi, was both composer and conductor, as well as arranger, participating indirectly in eight editions of the Sanremo Festival in the fifties and sixties, and has also held various positions within the SIAE. His creativity and his eclecticism led him to deal also with the world of theater and even comic: it was, in fact, the man who supervised the column ‘Il vostro corrierino della musica’ on the weekly “Topolino”. Electronic libraries, very rare but sometimes difficult to date, his late mania.
In “Aquarium”, released on behalf of his Hard label, flow part of his research on the subject. A simple album built between marine echoes and swirling organs. Side A is reflected, above all, in the clear waters of languid Paradiso, that become moved with Gioiello. Then follow the joyous Torpedine, almost a march, the most delicate Pompadour and the atmospheric Angelo Di Mare, or the dream into a masterpiece. Side B stakes on the coolness of Idolo Moresco and the jokes of Martello. Tired Squalo Azzurro the prelude to a final by electro-playful references: Chancito.