Quindici Novembre DuemilaDodici, il web spietato ed in anticipo su tutti, anche sui suoi familiari più stretti. Un post appare sul forum del noto portale Discogs, viene immediatamente ripreso dagli amici inglesi di Bleep43, il contenuto è di quelli che non avresti mai voluto leggere e recita testualmente:
“Reports that Pete Namlook has passed away. RIP ambient legend.”
Un autentico shock per tutta la comunità elettronica, passano un paio di concitate ore alla ricerca di una fonte ufficiale, nella speranza di una smentita, una speranza fioca, subito messa a tacere dalla triste conferma giunta per mezzo di Resident Advisor, riportando una dichiarazione della figlia di Pete Namlook, Fabia.
“E’ con grande dolore che annunciamo la scomparsa di Peter Kuhlmann, AKA Pete Namlook. Siamo ancora scioccati e stiamo lavorando ad un comunicato ufficiale che seguirà per far chiarezza nelle nostre menti. Vogliamo chiarire che Peter è morto in pace per cause non ancora specificate l’ 8 Novembre 2012”
Una perdita di immani proporzioni, ma cerchiamo di capire chi era e soprattutto cos’ha rappresentato Pete Namlook, con una certezza però, quella di non poter compilare un articolo completamente esaustivo, perché come vedremo, la mole di musica prodotta in vita dall’uomo è qualcosa di inarrivabile, leggendaria, proprio come la sua vita.
Nato nel 1960 a Francoforte sul Meno ha subìto l’influenza della musica cosmica, del krautrock e del rock psichedelico, arrivando nei primi anni ’90 a fondare quella label che poi sarebbe stato il simbolo unico della sua sterminata discografia, la FAX +49-69/450464. Pensateci bene, 1992, non esisteva altro modo di comunicare se non il telefono ed il fax, Namlook ha questa trovata di genio, chiamare la sua label come il numero del fax che permette di comunicare con lui. Sarà soltanto l’inizio, per non fermarsi mai più.
Durante i primi anni l’impronta dell’etichetta, e conseguentemente della musica di Namlook subisce la forte influenza della corrente Trance tedesca, in quel ritmo serrato, veloce e psichedelico, venivano scritte le prime regole di un suono destinato ad un futuro mentale, intimo. Nei vari dodici pollici pubblicati dalla Fax era infatti usuale trovare incastonati nelle b-side dei pezzi privi di beat, musica ambient intensa, dove il suono era costituito da accordi, melodie e calore, una sorta di musica organica piena di ogni grazia di Dio.
Contemporaneamente agli Ep, il grosso dell’attività musicale di Namlook si svolgeva negli album solisti e nelle collaborazioni, decine e decine di dischi organizzati per serie, un modo di approcciare anche all’amicizia in maniera duratura. Non è un caso se nella discografia FAX troviamo serie di composte anche di oltre venti album, come quelli prodotti con l’amico di sempre, David Moufang in arte Move D, o gli undici come Dark Side Of The Moog insieme a Klaus Schultze, i dieci insieme a Bill Laswell, poi ancora progetti con Tetsu Inoue, Uwe Schmidt, Geir Jenssen (Biosphere), Richie Hawtin, Jonas Sharp, Dandy Jack e molti altri ancora.
Una delle ultime esperienze musicali di Pete è stata quella insieme al musicista italiano Lorenzo Montanà, con il quale ha prodotto, a partire dal 2010, una serie di cinque album intitolati Labyrinth.
Abbiamo contattato proprio Lorenzo, il quale ancora sotto shock per l’accaduto ha rilasciato un suo pensiero in ricordo dell’amico Peter:
“Ho conosciuto la musica di Pete Namlook nel lontano 1994, all’epoca “Radio Italia Network” trasmetteva un programma di sola ambient. Rimasi molto colpito dal suo eclettismo come musicista ma sopratutto dalla ricerca di suono che costantemente produceva, mi sentii molto ispirato non solo musicalmente, mi aveva letteralmente aperto un mondo, un modo di concepire la musica senza limiti.
Lo incontrai qualche anno fa, presentandomi come suo fan, gli feci ascoltare timidamente la mia musica, entrammo subito in sintonia e per la prima volta trovai chi riusciva ad entrare davvero nel mio modo di comporre.
Così nacque la nostra collaborazione, prima con la pubblicazione del mio album “Black Ivy” su FAX +49-69/450464, poi mi invitò nel suo studio a Francoforte dove iniziammo a lavorare alla serie Labyrinth.
E’ stata un’esperienza indimenticabile, una persona profonda e riflessiva, un vero maestro. Col tempo diventammo amici e qualche volta chiedevo di raccontarmi come aveva iniziato e le esperienze, la scena techno, la Love Parade, l’ambient e le sue collaborazioni con Klaus Schulze, Richie Hawtin, Bill Laswell e tutti gli altri, poi la scoperta del suo background Jazz, un chitarrista eccezionale.
Mi mancherà moltissimo non solo perché eravamo molto in sintonia, ma per la sua grande umanità, lontana dalle luci della ribalta, fuori da ogni “scena” una persona che ti lascia il segno.
E’ stato un onore per me aver composto assieme a lui il suo ultimo album.
Riposa in pace Peter!”
Una personalità intensa e profondamente riflessiva, queste le caratteristiche che emergono ascoltando le parole delle persone che gli sono state vicine, un uomo che ha dedicato la sua esistenza alla spiritualità, esprimendosi attraverso musica che potesse trasmettere a chiunque uno stimolo alla riflessione. Per certi versi la musica di Namlook è terapeutica, perché il modo migliore per poterla assimilare è l’isolamento, uno di quei rari momenti nei quali ogni uomo può leggere dentro se stesso, riuscendo talvolta a trovare risposte fondamentali per il proseguo su questa terra.
Si parla di oltre centotrenta album, una vita intera dedicata alla musica, dedicata alla scrittura di qualcosa che inevitabilmente è stata specchio della sua personalità, del suo modo di intendere il corso della vita. I brani di Pete Namlook sono spesso e volentieri delle suite strumentali che vanno ben oltre i venti minuti, autentici viaggi dentro i quali troviamo impressa la sua fede, il suo essere uomo, il saper parlare attraverso le note, i pads, le fughe spaziali che i suoi synths sapevano ricreare. Il bello della sua musica è proprio questo: potete prendere qualsiasi CD, dai ’90 ad oggi, e provare sempre quella destabilizzante sensazione di esser trasportati con mente e corpo in una dimensione tutta da scoprire.
Potrà sembrarvi assurdo, perché è difficile immaginare qualcosa che non si ripeta o cada in banalità, ma a mio avviso la chiave di lettura della sua discografia non è nel fatto di aver già utilizzato questo o quel suono, ma nella straordinaria capacità che ha avuto Namlook nel proporre di volta in volta un piccolo frammento della sua esperienza, capace di far attivare, anche soltanto per un momento, la nostra psiche.
Tutto questo è stato possibile anche grazie allo stile di vita di Pete, un uomo amante della natura, e che in essa ha trovato la tranquillità e la pace necessarie affinché la sua musica nascesse in totale armonia con la sua anima. Viveva in campagna, dove coltivava il suo orto e si occupava delle sue piante, una passione che ha stupito anche molti dei suoi fan, persone che si sono viste recapitare a casa, insieme all’ultimo ordine di CD, delle sementi per fiori, un modo di offrire, oltre alla musica, nuova vita.
Saper di non poter contare più su nuovo materiale da parte di questo rarissimo genio mette tristezza, ancor di più immedesimarsi nelle persone che gli sono state vicine negli anni e che oltre al lato musicale si vedono privati dell’uomo, di una persona a detta di tutti pura, una tragedia prima di tutto umana, che ci spinge ad abbracciare forte tutti i suoi familiari per poi tornar a pensare a quel vuoto incolmabile che d’ora in avanti potremo soltanto attutire tornando ad ascoltare la sua musica.
Ciao Peter.
Di seguito un link per scaricare il Tribute Mix che electronique.it ha voluto dedicare alla memoria di Peter. Tre ore di musica selezionate e mixate dai Commodity Place che non hanno alcuna pretesa se non quella di fornire uno spunto da dove partire per approfondire la magnificenza e la grandezza di questo artista.
Il concept del mix è quello di riproporre lo stile con cui sono stati prodotti gran parte dei suoi brani, ovvero un flusso continuo e stratificato di suoni, armonie, rumori, echi e riverberi senza mai alterarne il tempo e l’intonazione originali, preservando così l’integrità del significato che i musicisti hanno originariamente concepito.
Il mix conclude con una frase sussurrata nell’album Psychonavigation 3 che recita: “60 seconds to lights out” e lascia un minuto di silenzio finale nel quale riconnettersi con la cruda realtà, tornando ad amplificare l’enorme vuoto lasciato dalla sua scomparsa.
PETE NAMLOOK’s TRIBUTE MIX – Selected & Mixed by Commodity Place
Musica tratta dai seguenti album:
Air – Pete Namlook – FAX+49-69/450464
Dreamfish – Pete Namlook & Mixmaster Morris – FAX+49-69/450464
Outland 2 – Pete Namlook & Bill Laswell – FAX+49-69/450464
Psychonavigation 3 – Pete Namlook & Bill Laswell – FAX+49-69/450464
The Dark Side of the Moog 6 – Klaus Schulze, Pete Namlook & Bill Laswell – FAX+49-69/450464
Ambiant Otaku – Tetsu Inoue – FAX+49-69/450464
Invisible Fields – Wolfram DER Spyra – FAX+49-69/450464
From Within – Pete Namlook & Richie Hawtin – Ambient World
From Within 2 – Pete Namlook & Richie Hawtin – Ambient World
Namlook III – Pete Namlook – FAX+49-69/450464
1 Year Ambient – Various FAX+49-69/450464
Season Greetings Autumn – Pete Namlook & Nature – FAX+49-69/450464
Move D & Namlook X – Pete Namlook & Move D – FAX+49-69/450464
Elixir of Life – Anthony Rother – FAX+49-69/450464
Ambient Compilation 2 – Various – FAX+49-69/450464
The Fires Of Ork – Geir Jenssen & Pete Namlook – FAX+49-69/450464