La Vibraphone Records nasce a cavallo di quello che è stato uno dei periodi più eccitanti e creativi della club culture capitolina. Siamo sul finire degli anni ’80 e le prime infiltrazioni dance provenienti dagli stati uniti erano liberate in aria in un una serata passata poi alla storia, il Devotion. Prima al Life85 poi all’Euritmia, questo gruppo di amici che aveva condiviso un soggiorno newyorkese in piena epopea Paradise Garage cercò di replicarne il mood investendo Roma di una nuova carica energetica chiamata House Music.
“Vivevo a Londra durante quegli anni (Stefano Curti n.d.r.) ma sono di Roma e quindi ogni tanto tornavo in città per vedere un po di amici. In quel periodo ero coinvolto con cose industriali ed elettroniche ma cominciavo ad ascoltare i primi dischi provenienti da Detroit che mi piacevano molto.
A Roma, attraverso il mio caro amico Paolo Di Nola (dj del mitico Euritmia) cercai di capire se conosceva dei dj/musicisti che fossero interessati a fare delle cose house elettroniche orientate al clubbing e cosi ho conosciuto Mauro Tannino e Stefano Di Carlo. Più avanti Stefano ci ha presentato Mauro Ruvolo ed insieme cominciammo a far musica.
Dopo aver prodotto una serie di brani sentimmo il bisogno di vederli stampati e quindi ci venne l’idea di fondare un’etichetta, una dimensione che di dava pieno controllo sui contenuti aristici/creativi ed anche libertà di gestire il tutto nei modi e tempi a noi più consoni.”
I dischi di Detroit, ma anche quelli di Chicago ovviamente furono uno degli incipit che travolsero un’intera generazione ed a Roma vennero formandosi quindi dei gruppi di artisti che ispirati da questa ventata di novità iniziarono a dar forma ai loro suoni, sperimentando al fine di ottenere un risultato il più possibile personale ed in grado di stravolgere ancora una volta le regole.
Mentre un’ala ben definita che possiamo raccordare in personaggi come Lory D, Leo Anibaldi, Andrea Bendetti ed Eugenio Vatta, ed ancora Marco Micheli, Gabriele Rizzo, Marco Passarani, T.E.W, Amptek ma molti altri ancora, riversavano le loro energie e la loro creatività in sonorità più dure e di rottura, questo piccolo gruppo di amici teorizzava ed andava poi a scrivere un suono più caldo e sensuale, diretto discendente dell’House Music, che diventò il tratto distintivo della Vibraphone Records.
Quasi parallelamente Tannino, Di Carlo e Curti, insieme a Leo Young diedero vita al progetto The True Underground Sound Of Rome (slogan poi applicato su tutti i centrini della futura Vibraphone) con il quale incisero due vinili, il primo per la UMM ed il secondo per la Male Production, dischi nei quali è percepibile il perfetto connubio techno/house ed inoltre è possibile cogliere alcune peculiarità sonore che permisero poi alla Vibraphone di volare.
Ascoltando un brano simbolo come Secret Doctrine (che apre il primo dei due Ep) veniamo investiti da questo approccio pastorale dove tastiere, flauti ed organo venivano suonati in modo da riprodurre sensazioni di pace cariche di spiritualità. Atmosfere replicate ed amplificate nei pads celestiali di Gladiators (nella b-side), brani che proponevano anche dei primi campionamenti di suoni naturali come scrosci d’acqua, versi di uccelli o semplici umori urbani.
“Non ci siamo mai fatti troppi problemi sulle scelte stilistiche da intraprendere ed anche le varie etichette/generi ci stavano un po’ stretti, anche perché a nostro avviso l’identificazione di un genere si basa spesso su valutazioni soggettive più che su dati oggettivi. Comunque noi ascoltavamo molta Detroit Techno ed anche quella che all’epoca veniva chiamata Intelligent Techno.”
Il primo dodici pollici della Vibraphone Records fu pubblicato nel 1992 con la sigla 49th Floor e si chiama Night Passage; sul primo lato la title track più un secondo brano intitolato Fast City, mentre nella b-side due remix del brano d’apertura.
Night Passage esce dal solco con uno di quei pad paradisiaci che si spingono verso le volte celesti mentre cassa, piatti e percussioni iniziano a movimentare il sottobosco. Ancora una linea di basso micidiale, un giro di tastiera ed infine un ritornello vocale che eleva ancor di più il tutto. Una pausa con i riff di piano elettrico e quel senso di magia che suona al 100% House music.
Sono passati ventidue anni da quel primo vagito e questa musica non ha perso un briciolo di quell’eterno splendore.
“I nostri dischi vennero accolti sorprendentemente bene, in special modo a Londra, ricordo che giravo con i dischi in macchina ed andavo negozio per negozio a sentire cose ne pensassero, poi dopo un po ci ha contattato l’ufficio della Flying Recods di Londra con cui trovammo un accordo di distribuzione”
Minimal Vision fu l’incarnazione del secondo capitolo del catalogo, un disco che mostrava un carattere diverso dal primo, qui le melodie sono più oscure e profonde e quella che nel primo disco era una lirica barocca qui diventa un groove minimale votato all’ipnosi e con derive elettroniche squisite come nel caso del secondo brano Prelude.
Sul lato B un capolavoro House come Milky Way, un canovaccio deep dove il ritmo tribale, un giro di basso poderoso e quattro semplici note creano un climax perfetto, punteggiato qua e là da piccoli inserti elettronici che ne rifiniscono le pareti.
High Flyer, 003 è un classic House con dei samples vocali e quel velo di magia che con il senno di poi rappresenta la quintessenza della produzione Vibraphone, autentico anthem ancora utilizzato da accorti Djs.
Al numero 004 ancora un nuovo pseudonimo, questa volta The Bermuda Triangle, tanto che viene da chiedersi se nella realtà le varie produzioni venissero gestite separatamente, ma la risposta di Stefano Di Carlo non lascia spazio ad interpretazioni:
“Facevamo tutto insieme, ed ognuno di noi contribuiva suonando qualcosa per i brani”
Il quarto capitolo è forse quello che più di tutti si è aperto a suoni e strumenti differenti, ad esempio provenienti dal Jazz o da estetiche esotiche come nel terzo brano in scaletta: Marine Sulphure Queen, mantenendo comunque tutta la forza dell’House e quel timbro inequivocabile dell’ensemble romano che sapeva concedersi intriganti escursioni elettroniche, vedi Freya, brano che chiude l’Ep e che concilia, forse come non mai, estratti di elettronica inglese all’umano calore dell’House.
Dal numero 005: The Elements, qualcosa cambiò, non nel verbo ma nelle sue coniugazioni. Emblematico quel “Detroit Mix” inserito ad appendice del primo brano in scaletta, Future Bop, come se ad un certo punto del viaggio tutto il misticismo espresso fosse convogliato verso un ignoto diverso, non religioso ma scientifico.
La prova tangibile fu il secondo Minimal Vision (006 del catalogo ed unico pseudonimo ad esser stato utilizzato due volte) nel quale un forte accento cinematico faceva la sua apparizione nelle intro ambientali dei brani e nella scelta globale delle sonorità che ad esempio in un brano come Cyclops lasciano intravedere una cristallina simbiosi Techno/House che imperverserà l’intero Ep, ormai rarissimo e venduto a cifre folli.
Le pubblicazioni della Vibraphone ebbero fine un anno dopo con il settimo capitolo della saga, Loss Of Gravity pubblicato sotto lo pseudonimo K2, disco che apre con la viscerale melodia di The Journey, non sappiamo se questa musica avesse già il sapore dell’addio quando fu concepita, fatto sta che il brano suona come un saluto commosso al quale è dura non lasciar sfuggire delle lacrime.
Sul secondo brano, In My Garden, tornano quelle sonorità acquatiche che caratterizzarono i primi singoli, accompagnate dal soave suono di una chitarra e da echi di gabbiani, un sogno balearico in purezza, ancora una magia.
Il lato B è caratterizzato dall’elettronica primordiale di CH47 che unisce ritmi tribali ad umori urbani e samples rubati da qualche oscura foresta, ma soprattutto da quello che accogliamo come il gran finale, Levitation, un esperimento dove un vocal lirico volteggia nello spazio con una bassline commovente ed una serie di suoni sintetici che parlano una sconosciuta lingua futura.
Sette dischi, un profilo sempre basso, i cervelli e le braccia impegnati a dar voce alle macchine nel loro studio romano.
“Poche e selezionatissime, in ordine di importanza: Roland TR-808, Roland TR-909, Roland TR-707, Roland TB-303, Roland Juno 106, Oberheim Matrix 6, Korg M1, un rack Yamaha TX7 ed un paio di campionatori: l’Akai S 950 e l’Akai S 1000”
Un ricordo che non può non fermarsi per un piccolo istante intorno ad una tragedia, Mauro Tannino (il mago) perde la vita il 12 agosto del 2000 praticando quella che era la sua passione di sempre, il paracadutismo, sopra i cieli di Ravenna. Mauro aveva continuato a far musica insieme all’amico Stefano Di Carlo, ed era uno dei più apprezzati Djs capitolini, ce lo ricordano i suoi amici con poche, esaustive parole:
“Mauro diede un apporto essenziale, virale e vibrante, Mauro era (anzi diciamo è) energia pura…”
Oggi, dopo ventuno anni, sette dischi ed uno status da leggenda, la Vibraphone Records torna in qualche modo a vivere.
“Al momento stiamo rimasterizzando tutti i brani del nostro catalogo che oltre a tutte le cose precedentemente pubblicate vede anche alcuni inediti, stiamo anche per aprire un canale Youtube dove caricheremo una serie di nuovi video che stiamo editando per alcuni dei pezzi del nostro repertorio cosi da supportare l’assetto cinematico che riteniamo già essere contenuto nella musica.
Fatto questo produrremo alcune cose nuove per poi cercare (stiamo già valutando una serie di offerte) un etichetta che sia interessata a ristampare tutto il catalogo in vinile oltre ad un cofanetto cd di cose vecchie inedite e nuove.
Dopo una lunga pausa ci stiamo risentendo (con Mauro e Stefano) e c’è una certa energia e voglia di fare, è strano ma a distanza di più di 20 anni le cose che facevamo sembrerebbe non abbiano perso fascino, perlomeno questo e ciò che ci dicono I nostri fan in giro per il mondo che ringraziamo di cuore e che ci stanno motivando a ripartire.”
Sopra ogni cosa, la storia di un’amicizia forte, la storia di quattro uomini che hanno semplicemente tradotto in suono le loro emozioni, uniti in tutto: nella vita, nella musica ed anche nella morte.
“Sono moltissimi i ricordi, ma forse uno ci è rimasto impresso nell’anima, dopo una lunga nottata al Ministry Of Sound tutti insieme ci trovammo all’alba, abbastanza distrutti per vari motivi, fisici e chimici…In macchina mia, parcheggiati in un posto da dove potevamo vedere da lontano il West End, in un lungo, bellissimo silenzio.”
Di seguito un mix-tributo realizzato da Estimulo, grande collezionista, Dj e speaker radiofonico tedesco, che ci regala un’ora di vibrazioni scelte in quello scrigno dei segreti, buon ascolto!
Tracklist
01. K2 – In My Garden
02. The True Underground Sound Of Rome – Clouds (Dub Version)
03. The Bermuda Triangle – Mary Celeste
04. The True Underground Sound Of Rome – Secret Doctrine
05. Minimal Vision – Milky Way
06. The Elements – Chico!?
07. 49th Floor – Fast City
08. Ricardo – High Flyer (Angel Mix)
09. K2 – The Journey
10. The True Underground Sound Of Rome – Interface
11. The Bermuda Triangle – Marine Sulphure Queen
12. The True Underground Sound Of Rome – Gladiators
13. Minimal Vision – Magic Staircase
14. The Elements – Con…Fusion
15. 49th Floor – Night Passage (Underground Radio Mix)