Mort Garson è uno sperimentatore elettronico, avanguardista nato nella bassa Sassonia e con all’attivo una quantità sterminata di dischi e progetti. Acuto precursore ambient, sperimentatore sul groove e sul ritmo, autentico giocherellone. Non stupisce trovare quindi, nel mezzo di una prateria discografica dalla quale molti potrebbero e dovrebbero imparare, un sette pollici disco/funk che nel 1978 sembra fare il verso a James Brown all’interno di un dancefloor.
Disco UFO si compone di due parti nelle quali i synth inscenano una cavalcata arpeggiata che se isolata sarebbe il perfetto groove techno-funk dell’era moderna, mentre è sul vocale che Capitan D.J. (questo lo pseudonimo scelto per il disco) spinge sull’acceleratore, con un cantato sporco e profondo che aggancia alla perfezione il traino poderoso messo in campo dai sintetizzatori.

E’ una macchina sonica potente che fa sorgere una domanda in chi scrive, quante persone avranno ballato questo disco? Dopo anni di digging e di ascolti provenienti da registrazioni di fine ’70 sono arrivato alla conclusione che molti capolavori dissepolti oggi non abbiano mai avuto le glorie dei dancefloor nel momento della loro uscita. Molte delle produzioni disco di quegli anni erano lavori in incognita di turnisti in studio che provavano a sbarcare il lunario con produzioni “da discoteca”, ma l’impressione è che gran parte delle cose più ricercate fosse oscurata sin dalla nascita.