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Dal paradiso all’inferno. “Mangiati Vivi!” (1980), diretto da Umberto Lenzi, è il capitolo centrale della sua trilogia cannibalica, composta dall’apripista del genere, “Il Paese Del Sesso Selvaggio” (1972), e da “Cannibal Ferox” (1981), risposta al più noto “Cannibal Holocaust” (1980), capolavoro di Ruggero Deodato. Il film, con inserti prelevati da “Ultimo Mondo Cannibale” (1977) dello stesso Deodato e da “La Montagna Del Dio Cannibale” (1978) di Sergio Martino, è liberamente ispirato al massacro della Guyana, ossia il suicidio collettivo celebrato dal reverendo Jim Jones il 18 novembre del 1978, nel quale persero la vita oltre novecento persone. Avvelenatesi con del cianuro di potassio. Una decisione discussa dalla comunità di Jonestown, o Peoples Temple Agricultural Project, poco prima del drammatico evento. Fu persino registrato un nastro, in cui Jim Jones e altri membri del gruppo definiscono il gesto un ‘suicidio rivoluzionario per la gloria del socialismo’.
La dottrina fanaticamente in voga a Jonestown, così come il sistema economico prescelto, prendevano spunto dal naturismo applicato nella Cambogia di Pol Pot, di cui il reverendo era un fervido ammiratore. In realtà, la comunità, intrisa di idee millenaristiche, era tanto votata alla promiscuità quanto blindata. Coloro che abbandonavano la comune, da oltre un migliaio di adepti, venivano bollati come ‘disertori’ ed esisteva anche una polizia informale per impedire ogni sorta di diserzione. Chi è riuscito a fuggire, o a sopravvivere, ha descritto la città come un misto tra autentica prigione e progetto utopistico nella giungla. La stessa, profonda e a tratti impenetrabile, mantiene in isolamento la Setta della Purificazione nella sceneggiatura di Lenzi. In Nuova Guinea, agli ordini del santone Melvyn Jonas (Ivan Rassimov), una comunità religiosa ha scelto d’insediarsi in un remoto villaggio per tornare alle origini, rinnegando la civiltà occidentale.
“Mangiati Vivi!” inizia, però, con un prologo: tre persone, tra le cascate del Niagara e in pieno centro a New York, sono uccise con alcuni dardi intinti nel veleno di cobra, scagliati dalla cerbottana di un misterioso aborigeno, che trova la morte in un incidente stradale, travolto accidentalmente da un camion. L’uomo, senza documenti, porta con sé un filmino girato in 8mm appartenente a una certa Diana Morris (Paola Senatore), documentarista scomparsa da tempo. Le autorità convocano, quindi, la sorella della donna, Sheila Morris (Janet Agren), nella speranza di ricavare qualche indizio sull’intricato episodio.
Una volta visionato il filmato, recante immagini di un viaggio nel Sud-Est asiatico tra templi buddisti e riti pagani, Sheila Morris parte per ritrovare sua sorella, probabile adepta della Setta della Purificazione, dedita a pratiche sadiche. Giunta sul luogo, la donna ingaggia un disertore del Vietnam, Mark Butler (Robert Kerman), per addentrarsi nella giungla. Scampati a svariati pericoli, i due scoprono che nei pressi del villaggio della comunità vive anche una famelica tribù di cannibali locali, nemici della Setta della Purificazione, ma di cui talvolta si serve Jonas per liberarsi dei traditori. La donna e il disertore riescono a farsi accettare da quest’ultimo, pagandone le conseguenze.
Pur d’incontrare Diana Morris, la sorella viene, prima, drogata e, poi, seviziata sessualmente dal reverendo. Tra alterne vicende, i tre, con la collaborazione di un’indigena, Mownara (Me Me Lay), riescono ad allontanarsi dal villaggio, finendo preda di un agguato dei cannibali appostati nella giungla. La donna viene squartata e mangiata. Nel frattempo, in mancanza di notizie della documentarista, giungono soccorsi in elicottero da New York: la donna e Mark sono tratti in salvo. Di fronte alla fuga dei traditori, pronti a rivelare al mondo intero le nefandezze della comunità, alla Setta della Purificazione non resta che scegliere la via del suicidio di massa. Nonostante evirazioni, squartamento e uccisioni reali di alcuni animali, “Mangiati Vivi!” appare meno gore di altri ‘cannibalici’: una pellicola per forti di stomaco, ma gioia per gli occhi del pubblico maschile. Abbondano, infatti, scene di nudo e di sesso, spesso legate ad altre di rara crudeltà e inaudita violenza.
In concomitanza con l’allargamento a tematiche poliziesche ed erotiche, la colonna sonora di Roberto Donati non si riduce a un mero commento, perché alterna funk, rock e sperimentazioni elettroniche. A lungo introvabile, così come il dvd, la soundtrack è stata ristampata nel 2014 per conto della straordinaria Stella Edizioni Musicali. L’etichetta, gestita da Janis Nowacki, è specializzata nel ristampare polverose colonne sonore di alcuni maestri della Penisola: “Paura Nella Città Dei Morti Viventi” (2014) di Fabio Frizzi; “Il Fiume Del Grande Caimano” (2014) e “Concorde Affaire ’79” (2014) di Stelvio Cipriani; e “Il Giustiziere Della Strada” di Detto Mariano.
Mi sono congratulato con Janis Nowacki in diverse occasioni. Trovo che sia stato fatto davvero un buon lavoro. Sono tutt’ora in contatto con lui. Probabilmente, trentacinque anni fa, c’era l’idea di uno scarso interesse per questo genere di sonorità che, invece, a quanto pare, è ritornato a galla, soprattutto negli ultimi tempi.
Stella Edizioni Musicali sembra non badare a spese. La sub-label della Private Records, altrettanto interessata a riportare alla luce tesori musicali di decadi fa, ha lanciato sul mercato vinili colorati e numerati, accompagnati da copertine di spessore grafico e, soprattutto, arricchiti da tracce bonus, precedentemente non rilasciate.
Uno dei due produttori del film, Mino Loy (l’altro Luciano Martino), propose me e la mia partner artistica, Fiamma Maglione, a Umberto Lenzi che, dopo l’ascolto del tema principale in sala di registrazione, rimase molto soddisfatto. Le musiche sono state così realizzate dopo aver letto il copione, a riprese concluse. I tempi rilevati direttamente in moviola.
“Mangiati Vivi!” è stato, dunque, l’esordio del breve seppur intenso sodalizio tra il regista di Massa Marittima e Roberto Donati, una collaborazione protrattasi anche nel già citato “Cannibal Ferox”. Il cantante e chitarrista, membro di varie band negli anni Sessanta, non era, però, alla sua prima esperienza come compositore per il grande schermo.
La mia prima esperienza con le colonne sonore riguarda il film “Una Donna Chiamata Apache” (1976), con la canzone dei titoli registrata nello studio di Alessandro Alessandroni e cantata da mia moglie (con lo pseudonimo Judy Hill). A parte il contributo di un armonicista, la colonna sonora l’ho registrata da solo: qualcosa di emozionante e impegnativo.
Dopodiché, la soundtrack di “Oriazi & Curiazi 3-2” (1977), molto ‘casereccia’, con pochi e scarni strumenti, unica pellicola dove io e Fiamma Maglione risultiamo con i nostri nomi originali. Per “Emanuelle E Lolita” (1977) ha collaborato, invece, il mio amico bassista Piero Montanari, già conosciuto agli studi della RCA per dei provini, il quale ha curato le partiture dei vari arrangiamenti.
Spesso noto con lo pseudonimo Budy Donati, e in coppia con l’immancabile Fiamma Maglione, il compositore ha fatto propri i trascorsi country, pop e rock, re-interpretando gli stilemi nelle sue opere dopo averli introiettati. Palese esempio Eaten Alive!, brano ai confini dei bagliori della disco, ottimo per le immagini d’apertura, preludio soft al successivo gore. Anche in Stand By le influenze si pongono e sovrappongono in maniera gioiosa, privilegiando un feeling più rock, a colpi di riff. Con Into The Bush si piomba musicalmente nella giungla, tra sintetizzatori, tamburi e atmosfere oscure. Le stesse, in chiave più stridula, di Bloody Rusty Saw, dall’incedere marziale.
Per ciò che riguarda i suoni elettronici, molto è merito di Carlo Cordio, specialmente durante le scene di suspense. Un professionista di quel calibro alle tastiere ha dato un’impronta importante alla realizzazione dei brani, interpretati da musicisti di analogo spessore come Gianni Basso e Oscar Valdambrini.
Superati gli spigoli di Frikin’ Bastards, spazio alla traccia più sognante in assoluto tra quelle del lato A: Killing 2 Parrots, per un attimo di relax. In aperta opposizione, Speed Way, movimentata cavalcata rock, e la più spassosa Free Time. Infine, il ritorno delle sonorità proprie dell’incubo: Piranhas è breve, ma affossante. Il lato B si apre con Cannibal Ferox Theme. Alla spensieratezza funk di City Man si contrappone il mix di chitarre di To Go Ahead. Segue un’altra incursione elettronica: la sottesa Iron Nightmare. Se la tensione resta alta in Room Of Fear, con crescendo finale, Jaywalkin’ Iguana è una dolce boccata d’aria dalla durata di un istante, tempo necessario per introdurre il ruggito heavy di Evil Eye.
Le inquietudini notturne e le attese pesanti di Ripper’s Coming introducono una chiusura scoppiettante: prima Mad Dog, poi Raging Evil. Pezzi ancora vibranti, che trasudano consapevolezza nelle proprie capacità e voglia di osare, per spingersi oltre il terrore delle carni squarciate. Il vero crimine è stato ‘censurare’ questa colonna sonora per quasi sette lustri.
From heaven to hell. “Eaten Alive!” (1980), directed by Umberto Lenzi, is the central chapter of his trilogy cannibalistic, composed by the genre forerunner, “Man From The Deep River” (1972), and “Cannibal Ferox” (1981) , the best known response to “Cannibal Holocaust” (1980), the masterpiece of Ruggero Deodato. The movie, with inserts taken from “Last Cannibal World” (1977) of the same director and “The Mountain Of The Cannibal God” (1978) directed by Sergio Martino, is loosely based on the Guyana massacre, namely the collective suicide celebrated by the reverend Jim Jones on November 18th, 1978, which claimed the lives of over nine hundred people. Poisoned with potassium cyanide. A decision discussed by the community of Jonestown, or Peoples Temple Agricultural Project, just before the dramatic event. It was even recorded a tape, in which Jim Jones and other members of the group defining the gesture a ‘revolutionary suicide for the glory of socialism’.
The fanatical doctrine in vogue in Jonestown, as well as the chosen economic system, taking cue from naturism applied in Cambodia of Pol Pot, of which the reverend was a fervent admirer. In fact, the community, imbued with millenarian ideas, was so devoted to promiscuity as armored. Those who abandoned the town, for over a thousand followers, were branded as ‘deserters’ and there was also an informal police to prevent any kind of desertion. Those who managed to escape, or to survive, described the city as a mixture of authentic prison and utopian project in the jungle. The same, deep and impenetrable, maintains in isolation the Sect of Purification in the Lenzi screenplay. In New Guinea, at the orders of the guru Melvyn Jonas (Ivan Rassimov), a religious community has chosen to settle in a remote village to go back to basics, denying Western civilization.
“Eaten Aive!” begins, however, with a prologue: three people, including Niagara Falls and in the center of New York, are killed with some darts dipped in cobra venom, thrown by the blowpipe of a mysterious tribal, who finds death in a car accident, accidentally runs over by a truck. The man, undocumented, brings with him a home movie shot in 8mm belonging to a certain Diana Morris (Paola Senatore), documentary filmmaker long gone. The authorities summon, therefore, the sister of the woman, Sheila Morris (Janet Agren), in the hope of obtaining some clue about the complex episode.
Once watched the short movie, bearing images of a trip in Southeast Asia including Buddhist temples and pagan rites, Sheila Morris leave the city in order to find her sister, likely a new adept of the Sect of the Purification, devoted to sadistic practices. Arrived at the place, she hires a deserter from the Vietnam conflict, Mark Butler (Robert Kerman), to go into the jungle. Escaped to various dangers, they discover that near the village of the community also lives a hungry tribe of local cannibals, enemies of the sect, but which sometimes are used by Jim Jonas to get rid of the traitors. The woman and the diserter are accepted by the latter, but paying the consequences.
Even to meet Diana Morris, her sister is, first, drugged and then sexually tortured by the reverend. Ups and downs, the three, with the collaboration of a native, Mownara (Me Me Lay), manage to get away from the village, ending up prey to an ambush of cannibals lurking in the jungle. The woman is dismembered and eaten. Meanwhile, in the absence of news from the documentary filmmaker, come an helicopter from New York: the woman and Mark are rescued. In front of the fleeing traitors, ready to reveal to the world the atrocities of the community, the Sect of Purification chooses the way of the mass suicide. Despite castrations, quartering and real killings of some animals, “Eaten Alive!” seems less gore than others ‘cannibalistic’ movies: a product for strong stomach, but joy for the eyes of the male audience. Abound, in fact, nudity and sex scenes, often related to other rare cruelty and unprecedented violence.
In conjunction with enlargement to police and erotic themes, the soundtrack by Roberto Donati is not reduced to a mere comment, because it alternates funk, rock and electronic experimentations. Long unavailable, as well as the dvd, the soundtrack was reissued in 2014 on behalf of the extraordinary Stella Edizioni Musicali. The label, run by Janis Nowacki, is specialized in reprinting dusty soundtracks of some masters of the Peninsula: “City Of The Living Dead” (2014) by Fabio Frizzi; “The Great Alligator River” (2014) and “Concorde Affaire ’79” (2014) by Stelvio Cipriani; and “Exterminators Of The Year 300” by Detto Mariano.
I congratulated Janis Nowacki on several occasions. I find it has been done a really good job. I’m still in touch with him. Probably, thirty years ago, there was the idea of a lack of interest for this kind of sound that, however, it seems, has returned to the surface, especially in recent times.
Stella Edizioni Musicali seems to spare no expense. Private Records sub-label, equally interested in bringing to light musical treasures of decades ago, has launched colored vinyl and numbered, accompanied by graphic thick covers and, above all, enhanced with bonus tracks, previously unreleased.
One of the film’s producers, Mino Loy (the other is Luciano Martino), proposed me and my artistic partners, Fiamma Maglione, to Umberto Lenzi who, after listening to the main theme in the recording studio, was very satisfied. The music was so realized after reading the script, at the end of the shootings. The calculated times directly in slow motion.
“Eaten Alive!” was, therefore, the onset of the brief albeit intense partnership between the director of Massa Marittima and Roberto Donati, a collaboration that lasted even in the aforementioned “Cannibal Ferox”. The singer and guitarist, member of various bands in the Sixties, was not, however, at his first experience as a composer for the screen.
My first experience with the soundtracks was related to the film “Apache Woman” (1976), with the title song registered in the office of Alessandro Alessandroni and sung by my wife (with Judy Hill pseudonym). Apart from the contribution of an harmonica player, I record the soundtrack by myself: something exciting and challenging.
After that, the soundtrack of “Oriazi & Curiazi 3-2” (1977), a very ‘home-made’ one, with a few poor instruments, only movie where I and Fiamma Maglione use our original names. For “Emanuelle E Lolita” (1977) collaborated, however, my friend bassist Piero Montanari, already known to the RCA studios for some auditions, which oversaw the scores of various arrangements.
Often known by his pseudonym Budy Donati, and paired with the ubiquitous Fiamma Maglione, the composer has adopted the past country, pop and rock experiences, re-interpreting these styles in his works after introjected them. Blatant example Eaten Alive!, song to the hard glare of boundaries, great for opening images, soft prelude to the next gore. Even in Stand By influences arise and overlap in a joyful, favoring a more rock feeling, to riffs. With Into The Bush you musically falls in the jungle, including synthesizers, drums and dark atmospheres. The same, in a shriller key, of Bloody Rusty Saw, with a martial gait.
As for the electronic sounds, Carlo Cordio did a great job, especially during the scenes of suspense. A professional of that caliber at the keyboards has created something that is important to the realization of the songs, played by musicians of similar thickness as Gianni Basso and Oscar Valdambrini.
Exceeded the edges of Frikin’ Bastards, you can listen to a more dreamy track among those of side A: Killing 2 Parrots, for a moment of relaxation. In open opposition, Speed Way, a rock ride, and the most hilarious Free Time. Finally, the return of their nightmare sounds: Piranhas is short, but intense. Side B opens with Cannibal Ferox Theme. Carefree funk of City Man contrasts with the mix of guitars To Go Ahead. It follows another electronic incursion: the rationale Iron Nightmare. If the tension remains high in Room Of Fear, with final crescendo, Jaywalkin’ Iguana is a breath of fresh air on the duration of an instant, time needed to introduce the heavy roar of Evil Eye.
The nocturnal restlessness and heavy expectations of Ripper’s Coming introduce a crackling closing: first Mad Dog, then Raging Evil. Still vibrating tracks, which exude awareness in their abilities and desire to dare, to move beyond the terror of torn meat. The real crime was ‘censor’ this soundtrack for nearly seven decades.