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Timeless Beats /

Ennio Morricone 4 Mosche Di Velluto Grigio

  • Label / Cinevox Record
  • Catalog / CD MDF 619
  • Format / CD
  • Released / 09/2007
  • Style / , ,
  • Rating /
    10/101
Ennio Morricone - 4 Mosche Di Velluto Grigio 300x300
  • ITALIANO
  • ENGLISH VERSION

Per le musiche valutai la possibilità di avvalermi dei Deep Purple, ma alla fine ebbi ancora una volta al mio fianco Ennio Morricone. Terminata la lavorazione, però, mio padre Salvatore non era soddisfatto della colonna sonora: litigò a tal punto con il suo caro amico che, prima che collaborassi di nuovo con lui trascorsero ben venticinque anni.

Dario Argento e il rock. Una storia di approcci, rifiuti e scommesse vinte, come il futuro lancio dei Goblin, giovanissima band autrice di parte delle musiche di “Profondo Rosso” (1975) e, nonostante i richiami del genitore-produttore, una soundtrack eclettica come quella di “4 Mosche Di Velluto Grigio” (1971). Il regista ha sempre manifestato una particolare sensibilità musicale, perché un delitto è fatto anche di suoni: dal silenzio che lo precede alle note della paura tra sospiri, jazz e dissonanze. Gli spartiti di Ennio Morricone, colmi di avanguardia, sono stati i primi a travolgere gli spettatori accorsi nei cinema per la ‘trilogia degli animali’. Film che hanno impresso un’altra direzione al giallo-thriller all’italiana, originando anche un breve, ma intenso, filone di titoli simili.

“4 Mosche Di Velluto Grigio”, terzo episodio dopo “L’Uccello Dalle Piume Di Cristallo” (1970) e “Il Gatto A Nove Code” (1971), è da molti considerato il più autobiografico, anche per una somiglianza tra Dario Argento e l’attore Michael Brendon, che interpreta il ruolo del protagonista, Roberto, batterista perseguitato da un individuo che lo pedina dappertutto. La pellicola arricchisce di ulteriori aspetti, finora inediti, il cinema del regista, a cominciare proprio dalla figura del protagonista, non più testimone oculare coinvolto suo malgrado in un’indagine, bensì personaggio al centro di un ricatto. Una sera, Roberto lo sorprende in un teatro abbandonato, dove avviene una colluttazione che provoca accidentalmente la morte dell’individuo misterioso.

Nello stesso istante, qualcuno con il volto coperto da una maschera scatta delle fotografie. Il musicista torna a casa sconvolto, ma decide di non dire nulla alla moglie, interpretata da Mismy Farmer, poi in “Concorde Affaire ’79” (1979). Ha inizio una persecuzione nei suoi confronti, tra lettere minatorie, visite notturne e altre minacce. Nel frattempo, la sua domestica muore dopo aver scoperto l’identità del persecutore. Inoltre, il suo pedinatore è vivo, perché colpito con un pugnale-oggetto di scena. La sua è stata una falsa morte, architettata ad hoc. L’uomo, inizialmente d’accordo con il persecutore, decide però di rompere con lui e viene strozzato con un filo di ferro. Roberto è, invece, in crisi con la moglie, oltre che affetto anche da un incubo ricorrente: una decapitazione.

Vittima un individuo, di cui ignora l’identità, colpito da un boia armato di scimitarra in un’affollata piazza in Arabia Saudita. In realtà, la moschea che fa da sfondo è quella di Qayrawan in Tunisia, omaggio al Paese che il regista visitò nel 1970. Addormentatosi in spiaggia, il regista ebbe un incubo e, quando si svegliò, si rese conto che poteva essere la sceneggiatura del suo primo lavoro. Sempre più impaurito, Roberto allaccia una relazione con la cugina della consorte, Dalia, e ingaggia un investigatore privato, Gianni Arrosio, con alle spalle soltanto casi non risolti. Quando sarà vicino a svelare l’identità dell’assassino, perderà la vita, complice un’iniezione micidiale al torace dopo essere stato stordito da una bastonata sulla fronte. Infine, il persecutore accoltellerà anche Dalia.

La polizia, incapace di identificare il colpevole, decide di ricorrere alla tecnologia: esaminando la retina della vittima è possibile ricavare l’ultima immagine impressa su di essa prima della morte e, si spera, il volto del killer. Il tentativo, tecnicamente riuscito, offre l’immagine di quattro mosche, sfocate e sgranate che, poste l’una dietro l’altra, formano una specie di arco. Si tratta del medaglione al collo della moglie del protagonista, che aveva sposato Roberto solo per poter ordire un complesso piano di vendetta verso di lui, che somigliava come una goccia d’acqua al suo padre che l’aveva maltrattata, perché sognava un erede maschio. Una volta in fuga, Nina si schianterà contro un camion e ne rimarrà decapitata. Ecco svelato il protagonista dell’incubo.

L’inserimento dell’elemento di science-fiction – complice un soggetto scritto a sei mani tra Dario Argento, il fido Luigi Cozzi e Mario Foglietti – una gradita novità per andare oltre gli stilemi classici tratteggiati con i precedenti film, con un assassino ulteriormente indefinito, rapportato alle sole immagini di armi e non di mani che commettono gli omicidi accompagnati, sul piano sonoro, da una sapiente miscela di brani sperimentali. La soundtrack di “4 Mosche Di Velluto Grigio” appare, dunque, in linea con gli altri due capitoli della trilogia zoonomica, con blues e free jazz alternati a melodie dai ritmi forti, carillon spezzati da archi, fiati e vocalizzi femminili o infantili, ma Ennio Morricone ‘accontenta’ anche la richiesta del regista di brani rock.

Nell’introduttivo tema 4 Mosche Di Velluto Grigio (Titoli), s’intrecciano infatti chitarre, organo hammond, rullate di batteria e fughe di basso elettrico, nelle cui improvvise pause emerge il ‘rumore di fondo’ del sintetizzatore. È il brano lanciato che la band di Roberto suona durante i titoli di testa della pellicola. In Come Un Madrigale (Versione Singolo) si rincorrono, invece, voci che intonano un canto malinconico e nostalgico, carico di pathos, su un ritmo simile a un battito cardiaco e una linea discendente del sintetizzatore, alternato a brevi interventi di archi. Una delle composizioni più ispirate del Maestro sottolinea così la scena finale, girata al rallentatore, mediante un’apparecchiatura particolare, introvabile in Italia, in grado di garantire un effetto ralenti.

4 Mosche Di Velluto Grigio (Suite), inizia con uno strano “hallelujah” a cui seguono una prima parte – suddivisa tra una sequenza di note di piano, i vocalizzi di Edda Dell’Orso e un sghembo valzer – e una seconda, elegante, in bilico tra echi jazz e rock convinto, dove tutti gli strumenti dialogano tra di loro, senza disdegnare alcuni interessanti assoli, generando un’atmosfera distesa. Segue 4 Mosche Di Velluto Grigio (Suite II), che si pone come diretta e inquietante controparte alla precedente spensieratezza: con metodica lentezza, si rincorrono archi, pianoforte, voci, percussioni e basso sull’ansimante voce del killer. Analogo discorso vale per 4 Mosche Di Velluto Grigio (Suite III), guidato dalle tessiture del basso e dalle evoluzioni dei sintetizzatori.

Attimi di tensione scanditi anche da percussioni e svariati rumori di fondo, in connessione con le idee e i virtuosismi del Gruppo Di Improvvisazione Nuova Consonanza, per caratterizzare i momenti di attesa nell’ombra del killer. Dopodiché, 4 Mosche Di Velluto Grigio (Suite IV) offre inizialmente una rivisitazione del tema di Come Un Madrigale (Versione Singolo) prima di implodere in un delirante crescendo di strumenti a coda e a corda. Infine, il gran finale con l’orecchiabile 4 Mosche Di Velluto Grigio (Shake), per un ritorno a sonorità rock, con raffinati e veloci fraseggi di piano, chitarra e voce. La seconda edizione in cd della Cinevox, con mastering di Claudio Fuiano, completa lo score di “4 Mosche Di Velluto Grigio” (2007) di tre bonus track, mai rilasciate.

La prima, 4 Mosche Di Velluto Grigio (Suite V), segue il ‘consueto’ schema free jazz, dominato in apertura dalla maggiore presenza di percussioni, per poi rimescolare addendi sonori. Il risultato è abbastanza simile ai precedenti, con dissonanze a piede libero, ma dal diverso incedere. Con la seconda, 4 Mosche Di Velluto Grigio (Titoli – Versione Alternativa), la scrittura del Maestro si esalta, aggiungendo più groove e vocalizzi. Chiusura affidata a Come Un Madrigale (Versione Alternativa): dolce, fanciullesca, sognante. L’ennesima dimostrazione dell’assoluta versatilità del Maestro autore di una una ‘musica gestuale’ registrata, in questo caso, sotto la direzione di Bruno Nicolai e con l’eccellente partecipazione de I Cantori Moderni di Alessandroni.

Scrivevo strutture per strumenti che venivano eseguite soltanto a gesti dal direttore. Ho iniziato ad applicare questa scrittura, che a me piace chiamare ‘multipla’, nei primi tre film di Dario Argento e ho continuato anche in seguito. Ho scritto in tutto venticinque multiple che, da “L’Uccello Dalle Piume Di Cristallo” in poi, sono diventate sempre più complicate.

For the music I estimated the chance to get Deep Purple tracks, but in the end I had once again Ennio Morricone by my side. Concluded the work, though, my father Salvatore was not satisfied with the soundtrack: quarreled so much with his dear friend who, before I cooperated with him again, would pass twenty-five years.

Dario Argento and rock. A history of approaches, wastes and gambles, as the future launch of Goblin, young band author of part of the music for “Deep Red” (1975) and, despite the calls of the parent-producer, a soundtrack eclectic as that of “Four Flies On Grey Velvet” (1971). The director has always shown a particular musical sensibility, because a crime is also made of sounds: from the silence that precedes it to the notes of fear among sighs, jazz and dissonances. Ennio Morricone‘s music, full of avant-garde, was the first to overwhelm viewers flocked to the cinema for the ‘animal trilogy’. Movies that have impressed another direction to Italian giallo-thriller, also giving rise to a brief, but intense, line of similar titles.

“Four Flies On Grey Velvet”, the third episode after “The Bird With The Crystal Plumage” (1970) and “The Cat O’ Nine Tails” (1971), is widely regarded as the most autobiographical, even for a similarity between Dario Argento and actor Michael Brendon, who plays the protagonist role, Robert, a drummer persecuted by an individual who pawn him everywhere. The film enriched with additional aspects, so far unpublished, the director’s filmography, beginning with the figure of the protagonist, no more unwillingly eyewitness involved in an investigation, but the character at the center of a blackmail. One night, Roberto surprises him in an abandoned theater, where a fight takes place who accidentally causes the death of the mysterious individual.

At the same moment, someone with his face covered by a mask takes a picture. The musician comes upset at home, but decided not to say anything to his wife, played by Mismy Farmer, then in “Concorde Affaire ’79” (1979). It begins a persecution against him, including threatening letters, night tours and other threats. Meanwhile, her maid dies after discovering the identity of the persecutor. In addition, her stalker is alive, because struck with a dagger-prop. His was a false death, concocted ad hoc. The man, initially agreed with the persecutor, however, decides to break up with him and was strangled with a wire. Roberto, instead, is in crisis with his wife, as well as affection even from a recurring nightmare: a beheading.

Victim an individual, which ignores the identity, hit by a scimitar armed executioner in a crowded square in Saudi Arabia. In fact, the backdrop mosque is that of Qayrawan in Tunisia, a tribute to the country visited by the director in 1970. He fell asleep on the beach, then had a nightmare and, when he woke up, realized that it could be the script of his first work. More and more afraid, Roberto fastens an affair with the cousin of the wife, Dalia, and hires a private investigator, Gianni Arrosio, who collects only unresolved cases. When it is close to unravel the identity, lose his life, accomplice deadly injection in the chest after being stunned by a blow on the forehead. Finally, the persecutor will also stab Dalia.

The police, unable to identify the culprit, decides to use technology: looking into the victim’s retina is possible to obtain the last image imprinted on it before her death and, hopefully, the killer’s face. The attempt, technically successful, offers the image of four flies, blurry and grainy that, placed one behind the other, form a kind of arch. This is the medallion of the main character wife’s neck, who was married to Roberto just to plot a complex revenge plan to him, that looked like a drop of water to his father who had abused, because dreamed of a male heir. Once on the run, Nina will crash into a truck and remain decapitated. Here is revealed the protagonist of the nightmare.

The inclusion of the science fiction element – thanks a story written with six hands between Dario Argento, Mario Foglietti and trustworthy Luigi Cozzi – a welcome news to go beyond the classic styles dashed with the previous movies, with a further indefinite murderess, compared to the images of weapons and not the hands that commit the murders accompanied, phonetically, from a blend of experimental songs. The soundtrack of “Four Flies On Grey Velvet” appears, therefore, in line with the other two installments of the animal trilogy, with blues and free jazz melodies alternated with strong rhythms, music box broken by strings, horns and female or childish vocals, but Ennio Morricone also ‘satisfied’ the director demand of rock songs.

In the introduction theme named 4 Mosche Di Velluto Grigio (Titoli), intertwined in fact guitars, Hammond organ, rolled drum and electric bass escapes, in which sudden pauses emerges from the ‘background noise’ of the synthesizer. It is the launched song that Roberto’s band plays during the opening credits of the movie. In Come Un Madrigale (Versione Singolo), instead, a bunch of voices singing a melancholy and nostalgic song, full of pathos, on a rhythm like a heartbeat and on a descending line of the synthesizer, alternating brief arches interventions. One of the most inspired compositions of the Maestro well emphasizes the final scene, filmed in slow motion, using particular equipment, unavailable in Italy, able to guarantee a slow motion effect.

4 Mosche Di Velluto Grigio (Suite) begins with a strange “hallelujah” followed by a first part – divided among a sequence of piano notes, the vocals of Edda Dell’Orso and a lopsided waltz – and a second, elegant, hovering between jazz and convinced rock echoes, where all the instruments interact with each other, not forgetting some interesting solos, creating a relaxed atmosphere. Then follows 4 Mosche Di Velluto Grigio (Suite II), which arises as a direct and disturbing counterpart to the previous light-heartedness: with methodical slowness, chase strings, piano, vocals, drums and bass on breathless voice of the killer. The same is valid for 4 Mosche Di Velluto Grigio (Suite III), driven by the bass textures and the evolution of synthesizers.

Moments of tension punctuated also by percussions and various background noises, in connection with the ideas and the virtuosity of Gruppo Di Improvvisazione Nuova Consonanza, to characterize the moments of waiting in the shadows of the killer. After that, 4 Mosche Di Velluto Grigio (Suite IV) initially offers a reinterpretation of Come Un Madrigale (Versione Singolo) theme before imploding in a delirious crescendo of piano and string instruments. Then, the grand finale with the catchy 4 Mosche Di Velluto Grigio (Shake), for a return to rock sounds, with exquisite and fast piano phrasings, guitar and voice. Cinevox second cd edition, with mastering by Claudio Fuiano, completes “4 Mosche Di Velluto Grigio” (2007) score with three bonus tracks, never released.

The first, 4 Mosche Di Velluto Grigio (Suite V), follows the ‘normal’ free jazz scheme, dominated in the opening by the increased presence of percussions, then scramble sound addenda. The result is quite similar to the previous, with free dissonances, but from a different gait. With the second, 4 Mosche Di Velluto Grigio (Titoli – Versione Alternativa), the writing of the composer is enhanced, adding more grooves and vocals. Closing entrusted to Come Un Madrigale (Versione Alternativa): sweet, childlike, dreamy. The latest demonstration of the absolute versatility of the Maestro author of a ‘gestural’ recorded music, in this case, under the direction of Bruno Nicolai and with the excellent participation of I Cantori Moderni di Alessandroni.

I wrote instrument structures that were only performed with gestures from the director. I started to apply this writing, which I like to call ‘multiple’, in the first three movies of Dario Argento and I also continued later. I wrote around twenty-five multiples that, starting from “The Bird With The Crystal Plumage”, have become increasingly complicated.