Laurin Rinder e Michael Lewis sono stati capisaldi della mia infanzia. Quando iniziai a scoprire la Disco, in una maniera o nell’altra erano sempre tra i piedi. A partire dall’intramontabile ed eterna Willie And The Hand Jive contenuta nel potentissimo album Warrior, fino ad arrivare ai brani firmati come El Coco o Le Pamplemousse quell’energia catalizzatrice che risiedeva tra le pieghe dei festanti grooves era parte fondante di quegli anni solari e liberi.
Rinder & Lewis per me erano nella maniera più semplice ed efficace la Disco Music. Pensare che iniziarono la loro attività quasi per caso, inviati dal manager della AVI Records in una discoteca per capire se fossero stati in grado di replicare quel suono che faceva ballare e divertire la gente e soprattutto garantiva un’ingente fetta di mercato. Lo seppero fare, eccome.
Arrivò il 1980, ed insieme a lui Cataclysm, che acquistai al solito senza neanche star li ad ascoltare, lo avrei cantato e ballato, come al solito.
Anzi, con il senno di poi un primo campanello d’allarme passato in un primo momento inosservato ci fu. La copertina, ero abituato a due volti in primo piano, mentre qui due bimbi presi di spalle correvano verso qualcosa d’indecifrabile.
Cataclysm spezzò quel filo che d’un tratto sembrò essere talmente sottile da disintegrarsi sotto i colpi di questa musica nuova. Non che l’elettronica fosse una novità, intendiamoci, ma erano pur sempre quelli di Cocomotion e voglio dire, qui qualcosa era cambiato.
Non riesco ancora a capire in che maniera il suono cosmico entrò a far parte del loro ciclo produttivo, ma il brano di chiusura del disco, l’omonima Cataclysm, fu un fulmine a ciel sereno, era come uno di quegli abbracci che sembrano non volerti mollare. C’era quella chitarra in distorsione che faceva letteralmente male, quei sintetizzatori in loop eterno e quel passo ponderato ed insicuro. Era questa la nuova dance? Non ne fui affatto felice, ma al contempo non riuscivo a liberarmene.
C’era dunque altra vita la fuori, le disco stavano cambiando, la disco stava cambiando. Il sudore si trasformò in lacrime, la spensieratezza in uno sguardo ansioso, stavamo crescendo e Laurin e Michael non persero occasione per farcelo notare. Lo metto su ancora oggi, e con quel fare eterno, Cataclysm scuote ancora le medesime corde. E’ un dolore sordo, lieve e costante. Oggi li chiamano “monster tune”, per noi fu una presa di coscienza.