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Spaghetti-thriller o giallo all’italiana, thrilling alla Dario Argento. Denominazioni di un fenomeno cinematografico che, sul finire degli anni Sessanta, si è affermato sugli schermi, generando un certo seguito di imitatori oltreoceano. Una parentesi affascinante del cinema nostrano, talvolta liquidata come mera divagazione commerciale, ma ricca di innovazioni stilistiche e, soprattutto, di note. È “L’Uccello Dalle Piume Di Cristallo” (1970), primo episodio della trilogia zoonomica del regista e sceneggiatore romano, a dare una vera e propria sterzata al genere in Italia, diluendo le caratteristiche base che fino a quel momento lo avevano caratterizzato, come le storie goticheggianti di derivazioni anglosassone o quelle incentrate sugli intricati complotti di famiglia.
Dario Argento, figlio d’arte, ex critico cinematografico, segue la scia di Mario Bava, i cui seminali “La Ragazza Che Sapeva Troppo” (1963) e “Sei Donne Per L’Assassino” (1964) sono tenuti a mente durante la realizzazione de “L’Uccello Dalle Piume Di Cristallo”. Ha così inizio un ciclo in celluloide, contraddistinto da bizzarri titoli contenenti nomi di mammiferi, insetti e rettili. E, soprattutto, dominato dalla follia dei personaggi sulla scena. Inoltre, il regista inquadra l’elemento terrore inaugurando un linguaggio filmico del tutto personale, con una particolare attenzione alla tecnica. L’immagine assume un valore diverso, si dilatano le sequenze da incubo, i delitti si trasformano in spaventosi rituali, il tasso di violenza cresce di pellicola in pellicola.
La presenza dell’omicida è resa attraverso l’uso frequente della soggettiva, che consente una completa immedesimazione da parte dello spettatore. La macchina da presa è calibrata per cogliere, poi, ogni particolare degli accessori del killer, dall’impermeabile scuro ai guanti di lattice, fino a svelare i suoi strumenti di morte, coltelli e pugnali di ogni tipo e dimensione. L’omicida de “L’Uccello Dalle Piume Di Cristallo” è il primo di una serie di psicopatici che, pur con variazioni significative, domineranno nei successivi gialli e thriller di Dario Argento come, ad esempio, “Il Gatto A Nove Code” (1971), “4 Mosche Di Velluto Grigio” (1971) e, soprattutto, “Profondo Rosso” (1975), forse il titolo più rappresentativo degli smaniosi anni Settanta del XX secolo.
Le intuizioni del talentuoso regista indirizzeranno contenuti e forme verso nuovi canoni, che diventeranno delle costanti nelle successive produzioni ai quattro angoli del globo. Una delle chiavi del suo successo è l’essere riuscito a catturare e a imprimere su pellicola i fermenti e le paure dei cittadini, già disorientati dagli eventi contemporanei, in primis il terrorismo. I protagonisti delle sue storie non sono affatto legati a doppio filo al mondo della politica, o tutt’al più politicizzati, ma alienati e isolati in città tanto plumbee quanto sinistre – dove sembra non esserci alcuna via di scampo apparente – e, ovviamente, braccati da assassini dalle mille risorse. L’atmosfera da incubo accuratamente tratteggiata non si esaurisce, inoltre, in pochi sordidi fotogrammi, ma termina solo alla fine del film stesso.
La vicenda de “L’Uccello Dalle Piume Di Cristallo” ha inizio a Roma quando, una notte, uno scrittore statunitense è testimone di un tentato omicidio. Mentre passeggia per strada, attraverso una grande vetrina, assiste a una colluttazione tra una donna e un individuo vestito di nero all’interno di una galleria d’arte. La sua casuale presenza costringe il misterioso individuo alla fuga. Nonostante abbia fornito la sua testimonianza all’ispettore, l’uomo si rende conto di non ricordare un particolare importante ai fini dell’individuazione del maniaco. L’aggressione alla donna è, infatti, riconducibile ad alcuni efferati delitti che hanno sconvolto la tranquillità della capitale. Lo scrittore decide di avviare indagini in proprio, ma finisce nel mirino del folle, che tenterà di ucciderlo.
Dario Argento costringe così una persona comune a trasformarsi in cacciatore e preda di un killer spesso ossessionato da un trauma infantile, rievocato dalla vista o dalla scoperta di un oggetto, a sua volta causa di nuovi spargimenti di sangue. Un tratto psicanalitico che, con trovate sia creative che inaudite, diverrà uno dei veri e propri leitmotiv del filone giallo-thriller internazionale. Un’altra convincente idea del regista è assegnare alla figura della donna un duplice ruolo: non solo passivo, come designata vittima sacrificale, ma anche attivo, perché pronta a uccidere in preda alle sue turbe. Infine, la potenza della musica. Sin dal suo esordio, oltre all’aspetto narrativo e visivo, risulta fondamentale la colonna sonora, suggestiva e sperimentale, firmata da Ennio Morricone.
Sul set di “Metti, Una Sera A Cena” (1969) di Giuseppe Patroni Griffi, conosce lo sceneggiatore Dario Argento, con cui collaborerà in cinque film. Il successo dei primi tre lo impone come simbolo musicale per prodotti simili. Il suo nome sarà fortemente richiesto dagli epigoni del regista e, alla fine degli anni Settanta, la sua discografia conterà una trentina di titoli per i ‘mondi neri’. Nonostante il basso minutaggio, in un clima di crescente paura, i brani che le compongono si sono imposti all’attenzione degli spettatori, rubando, qualora diffusi a un volume più alto, la scena agli attori stessi. Ai temi principali, melodici, ripetitivi e identificativi, Ennio Morricone ha spesso affiancato sublimi atmosfere, erroneamente giudicate ‘secondarie’ dai critici.
Tracce in grado di tenere alta la tensione durante le azioni dei personaggi, connotate dal ricorso a strumenti usati fuori contesto per caratterizzare il grottesco e l’orrore o, in parte, sovrapposti ai vocalizzi della soprano Edda Dell’Orso. Un sound influenzato dagli esperimenti free jazz del Gruppo Di Improvvisazione Nuova Consonanza. Nel giallo-thriller argentiano, sembra emergere una doppia linea estetica-musicale per cui la musica traumatica connota il Male, o l’antagonista, e quella armonica, il Bene, o il protagonista. E la soundtrack de “L’Uccello Dalle Piume Di Cristallo” porta a compimento l’evoluzione del linguaggio aleatorio emerso durante la composizione per quella di “Un Tranquillo Posto Di Campagna” (1968) di Elio Petri, diverso da quello scelto per “Indagine Su Un Cittadino Al Di Sopra Di Ogni Sospetto” (1970).
L’astratta partitura della pellicola si compone di strutture irrelate per ogni strumento, sequenze di un certo numero di battute, che rappresentano un ventaglio di possibilità tra cui l’esecutore, chiamato a partecipare al processo compositivo, deve effettuare una scelta. Padrone di una precisa tecnica gestuale, il direttore d’orchestra, Bruno Nicolai, organizzava le singole entrate, adattando gli eventi musicali ai contenuti delle scene. Ogni esecuzione ha rappresentato un unicum, per un esito finale tanto indimenticabile quanto obliquo. La mescolanza fra cupi archi, fiati dissonanti e rumori di altra natura – mugugni, voci erotici, scricchiolii, tonfi, carillon, interventi al vibrafono e campanelli – ha consegnato ai posteri un ascolto ‘opprimente’ contrapposto alla melodia del tema portante.
La tracklist de “L’Uccello Dalle Piume Di Cristallo” si caratterizza perciò per quel pugno di effetti utili ad alimentare di continuo i sospetti degli attori e la morbosità della pellicola, segnata dal tema principale, Piume Di Cristallo, tra cori melodici e inquietanti sospiri, una nenia al pianoforte per voce femminile. Un brano che ritorna, poi, più volte nel corso del film e, in una versione più melodica, come Violenza Inattesa, in occasione dei suoi titoli di testa. La traccia ‘traumatica’ è, invece, Fraseggio Senza Struttura, un profluvio di dissonanze che, poco alla volta, si evolvono in distinti contributi atmosferici – come Svolta Drammatica, La Città Si Sveglia, segnata dall’acida tromba in sottofondo, o Silenzio Nel Caos – per rimarcare le gesta criminose del killer.
I suoi mugolii sono al centro della title-track, L’Uccello Dalle Piume Di Cristallo, utile a celebrare anche la ‘gru delle nevi’, un volatile del tutto inesistente nella realtà. Dopodiché, il jazz deciso di Corsa Sui Tetti e la scanzonata filastrocca Se Sei Stonato. La precedente Non Rimane Più Nessuno uno straordinario esempio di bossa. Eppure il rapporto professionale tra Dario Argento ed Ennio Morricone sembrò non cominciare con il piede, o meglio il disco, giusto. “Ci vedemmo a casa sua e ingenuamente – ricorda il regista nella sua autobiografia “Paura” (2014) – gli portai un sacco di vinili, suggerendogli di ascoltarli: contenevano alcuni pezzi che mi sembravano interessanti. Si offese, ma poi capì che il mio gesto era in totale fede. Che figuraccia”.
La fortunata colonna sonora ha conosciuto diverse edizioni nel tempo, compresa quelle per il mercato straniero, “The Bird With The Crystal Plumage”, rispettivamente a cura della Capitol Records (1970) e della Cerberus Records (1981). I diritti per la penisola sono, invece, da sempre nelle mani della Cinevox, con il disco distribuito dapprima in vinile (1971), poi in cassetta (1983) e, in seguito, anche in compact disc (1998). Una nuova veste grafica, e la première in stereo dei brani, le novità dell’ultima versione cd (2008). Recente anche la prima ristampa in vinile (2014), firmata AMS, con copertina finalmente dedicata al famigerato Hornitus Nevalis, note di Fabio Capuzzo e l’opportunità di scegliere tra un LP dal colore nero o, inevitabilmente, rosso.
Spaghetti-thriller or Italiano giallo, Dario Argento‘s thrilling. Names of a movie phenomenon that, in the late sixties, was claimed on the screens, generating a cult following of overseas imitators. A fascinating interlude of Italian cinema, sometimes dismissed as mere commercial digression, but rich in stylistic innovations and, above all, of notes. It is “The Bird With The Crystal Plumage” (1970), the first episode of animal trilogy by director and screenwriter Roman, to give a true turning to the genre in Italy, diluting the basic features that until then he had been characterized, like the gothic stories of Anglo-Saxon derivations or those focusing on intricate family plots.
Dario Argento, art son, former film critic, follows on the heels of Mario Bava, whose seminal “The Girl Who Knew Too Much” (1963) and “Blood And Black Lace” (1964) are kept in mind while shooting “The Bird With The Crystal Plumage”. Thus began a cycle in celluloid, marked by bizarre titles containing names of mammals, insects and reptiles. And, above all, dominated by the madness of the characters on stage. In addition, the director captures the terror element inaugurating a very personal film language, with particular attention to technique. The image takes on a different value, expand the nightmarish sequences, the crimes are transformed into frightening rituals, the rate of violence grows movie after movie.
The presence of the murderer is rendered by the frequent use of the subjective, which allows a complete identification by the viewer. The camera is calibrated to grasp, then, every detail of the killer accessories, dark from raincoat to latex gloves, up to reveal his deadly weapons, knives and daggers of all types and sizes. The murderer of “The Bird With The Crystal Plumage” is the first in a series of psychopaths who, albeit significant variations, will dominate in Dario Argento’s giallo and thriller movies later as, for example, “The Cat O’ Nine Tails” (1971), “Four Flies On Grey Velvet” (1971) and, especially, “Deep Red” (1975), perhaps the title more representative of eager seventies of the twentieth century.
The intuitions of the talented filmmaker will direct content and forms to new fees, which become the constant in the following productions at the four corners of the globe. One of the keys to his success is being able to capture and to impress on film citizens turmoil and fears, already bewildered by contemporary events, primarily terrorism. The protagonists of his stories are not intertwined in the world of politics, or at the most politicized, but alienated and isolated in the town as leaden as sinister – which seems to be no apparent way out – and, of course, hunted by assassins of many resources. The atmosphere of carefully dotted nightmare does not end, moreover, in just sordid frames, but only ends at the end of the movie itself.
The story of “The Bird With The Crystal Plumage” begins in Rome when, one night, an American writer is a witness to an attempted murder. While walking on the street, through a large window, he witnessed a scuffle between a woman and a person dressed in black inside an art gallery. His adventitious presence forces the mysterious individual to flee. Although he has provided his testimony to the inspector, the man realizes that is forgetting an important detail to the detection of the maniac. The aggression against women is, in fact, due to some heinous crimes that shocked the tranquility of the capital. The writer decides to initiate investigations on his own, but ends up in the crosshairs of the crowds, who will try to kill him.
Dario Argento forces as an ordinary person to become a hunter and prey to a killer often haunted by a childhood trauma, evoked by the sight or by the discovery of an object, which will cause new bloodshed. A psychoanalytic tract that, with both creative and unheard ways, will become one of the real leitmotiv of the international giallo-thriller genre. Another compelling idea of the director is assigned to the woman figure a dual role: not only passive, as designated sacrificial victim, but also active as ready to kill prey to her troubles. Finally, the power of music. Since his early days, besides narrative and visual features, it is essential the soundtrack, evocative and experimental, signed by Ennio Morricone.
On the set of “One Night At Dinner” (1969) by Giuseppe Patroni Griffi, he mets screenwriter Dario Argento, whom he will work for five films. The success of the first three established him as musical symbol for similar products. His name will be heavily demanded by the followers of the director and, at the end of the seventies, his discography will count about thirty titles for ‘blacks worlds’. Despite the low playing time, in an atmosphere of growing fear, the songs composed by him have been imposed to the attention of the audience, stealing, if listened to a higher volume, the scene to the actors themselves. To the main themes, melodic, repetitive and identificative, Ennio Morricone has often flanked sublime atmosphere, erroneously judged ‘minor’ by critics.
Tracks able to keep the tension high during the actions of the characters, connoted by the playing of instruments used out of context to characterize grotesque and horror or, partly, superimposed on the vocals of soprano Edda Dell’Orso. A sound influenced by free jazz experiments of Gruppo Di Improvvisazione Nuova Consonanza. In Dario Argento’s giallo-thriller movies, it seems to be a double aesthetic-musical line in order to make the traumatic music connoting evil, or the antagonist, and the harmonica, the Good, or the protagonist. And the soundtrack of “The Bird With The Crystal Plumage” completes the evolution of random language emerged during the composing for that of “A Quiet Place In The Country” (1968) by Elio Petri, different from the one chosen for “Investigation Of A Citizen Above Suspicion” (1970).
The abstract film score is composed of unrelated structures for each instrument, sequences of a number of lines, representing a range of possibilities including the executor, called to participate in the process of composition, must make a choice. Master of a precise technical gesture, the conductor, Bruno Nicolai, organized each receipt, adapting the musical events to the content of the scenes. Every execution has been a unique example, for a final outcome so memorable as oblique. The mixing of dark strings, winds and other dissonant sounds – grunts, erotic voices, creaks, thumps, chimes, vibraphone and bells interventions – delivered to posterity an ‘overwhelming’ listen opposed to the main theme tune.
The tracklist of “The Bird With The Crystal Plumage” is therefore characterized by the handful of useful effects to feed constantly suspicious of the actors and the morbidity of the movie, marked by the main theme, Piume Di Cristallo, including melodic choruses and disturbing sighs, a lullaby on the piano for female voice. A song that comes back, then, several times throughout the film and, in a more melodic version as Violenza Inattesa, on the occasion of its opening credits. The track ‘traumatic’ is, however, Fraseggio Senza Struttura, a flood of dissonance that, little by little, evolves into separate atmospheric contributions – as Svolta Drammatica, La Città Si Sveglia, characterized by an acid trumpet in the background, or Silenzio Nel Caos – to mark killer’s criminal deeds.
His moans are at the center of the title-track, L’Uccello Dalle Piume Di Cristallo, useful to celebrate also the ‘crane snow’, a volatile non-existent in reality. After that, the strong jazz of Corsa Sui Tetti and lighthearted rhyme Se Sei Stonato. The previous Non Rimane Più Nessuno an extraordinary example of bossa. Yet the professional relationship between Dario Argento and Ennio Morricone did not seem to start with the right foot, or rather the record. “We met at his house and naively – the director recalls in his autobiography “Paura” (2014) – I brought a lot of vinyls, suggesting to listen them: they contained some pieces that seemed interesting. He offended, but then realized that my gesture was in total faith. What a fool”.
The successful soundtrack has known several editions in time, including those for the foreign market, “The Bird With The Crystal Plumage” respectively by Capitol Records (1970) and Cerberus Records (1981). The rights for the peninsula, instead, are always in the hands of the Cinevox, with the record distributed first on vinyl (1971), then as cassette (1983) and, subsequently, even in compact discs (1998). A new look, and the stereo premiere of the tracks, the news of the latest cd version (2008). Some years ago came also the first vinyl reissue (2014), signed AMS, with the cover finally dedicated to the infamous Hornitus Nevalis, plus notes by Fabio Capuzzo and the opportunity to choose between a black or, inevitably, red LP.