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Forse nessun altro genere all’interno del cinema popolare italiano ha saputo convogliare gli umori e le paure del Paese come il poliziottesco. L’occhio dei sceneggiatori degli ‘anni di piombo’ si è spesso posato sulle figure di alcuni commissari ‘di ferro’, gli eroi delle ‘città violente’, contrapposti a spietati criminali armati di mitra. C’è anche chi fra questi si è spinto oltre lo stereotipato scenario della penisola, tra immancabili mafiosi e derive ultime talvolta comiche, abbozzando un’improbabile ambientazione oltreoceano: è il caso di “Sangue Di Sbirro” (1976) di Al Bradley, pseudonimo adottato da Alfonso Brescia, figlio del produttore Edoardo Brescia.
Il regista è sempre stato particolarmente abile nel destreggiarsi con budget bassi, confezionando peplum (“Il Magnifico Gladiatore”, 1964), western (“Carogne Si Nasce”, 1968), thriller (“Ragazza Tutta Nuda Assassinata Nel Parco”, 1972), decamerotici (“Elena Sì… Ma Di Troia, 1973), commediacce scollacciate (“Amori, Letti E Tradimenti”, 1976) e successivi melodrammi con Mario Merola (“Zappatore”, 1980). Girare un film che seguisse la moda imperante dei poliziotteschi quasi una necessità. La possibilità di filmare un paio di esterne a Philadelphia per “Sangue Di Sbirro”, girato in misura maggiore a Roma, una possibilità da non lasciarsi scappare.
Daniel Caputo (George Eastman, alias Luigi Montefiori), ex sergente della polizia neo-laureato in legge, si reca a New York con l’intenzione sia di vendicare la morte del padre, un rude poliziotto ucciso dagli uomini del boss Mallory (Ugo Bologna) nel corso di un regolamento di conti, che di indagare su una vicenda di corruzione che lo aveva coinvolto. L’uomo è deciso a ricercare la verità: non ascolta i consigli del tenente Sharp e del capitano Jeffrey e non si lascia sedurre da Susie (Jenny Tamburi), la donna che lo aspetta da anni. Accetta, però, di buon grado l’aiuto di Duke (Jack Palance), un rampante gangster della Grande Mela, per far luce sulle vicende.
“Sangue Di Sbirro” è qualcosa in più di un poliziottesco, perché apparentato al filone truce di certi gangster-movie. Risse, sparatorie, ancora pugni e altre pistolettate i canonici luoghi comuni. L’armamentario della pellicola da terza visione c’è tutto: un’atmosfera sporca e notturna, i dialoghi a effetto e i nudi femminili gratuiti, gli inseguimenti in auto, gli intrighi e un protagonista che spara proiettili esplosivi tali da disintegrare corpi umani. Non manca neppure una citazione di “Profondo Rosso” (1975) di Dario Argento, cioè la presenza di un bambolotto animato, qui sostituito con un Mickey Mouse a molla, meno pauroso ma più letale, perché esplosivo.
Proprio come il sound di Alessandro Alessandroni, dal ritmo sostenuto e dagli immediati rimandi funky. Le musiche di “Sangue Di Sbirro” furono registrate il 15 novembre 1976 presso l’Ortophonic Recording Studio di Roma sotto la supervisione dello storico fonico Sergio Marcotulli e, per oltre trent’anni, sono rimaste inascoltate ma, grazie al perfetto stato di conservazione delle bobine contenenti le sessioni originali, è stato possibile rendere il dovuto omaggio a uno dei migliori musicisti prestati al mondo delle colonne sonore, nonché ‘uomo arghilofono’ non solo per i western diretti da Sergio Leone e resi immortali dalle note di Ennio Morricone.
Lo score di “Sangue Di Sbirro” (2008) è stato così stampato per la prima volta in cd per conto della Cinedelic Records, ora alle prese con le ristampe di Egisto Macchi tra cui “Il Deserto” (2015), e dell’associazione culturale Escalation, interessata alla riscoperta di determinati suoni propri dell’età d’oro dei ‘mondi neri’, tra l’inizio degli anni Sessanta e la fine dei Settanta. Alessandro Alessandroni guida, infatti, un ensemble di altissima qualità, che annovera esponenti del calibro di Enrico Pieranunzi al piano, Dino Piana al trombone, Franco De Gemini all’armonica e Giulia De Mutiis, moglie del compositore e tra i membri de I Cantori Moderni Di Alessandroni, come voce solista.
Il tema principale di “Sangue Di Sbirro” è Cop’s Blood, una rilettura del tutto personale dei titoli di testa di “Shaft” (1971) di Isaac Hayes, un classicissimo della blaixpoitation, non a caso premiato con l’Oscar per la miglior canzone. Una cover strumentale fortemente voluta da Alfonso Brescia e di una bellezza cristallina. In apertura, il pianoforte introduce charleston, basso e chitarra wah-wah per strutturare un groove funk sostenuto da legni e ottoni, su cui si aggiungono anche clarinetto, sassofono e tromba. Convincente la successiva Fuga Nei Sotterranei, dal più sincopato ritmo di batteria. In scia anche Knell, tra fraseggi di organo e assoli di chitarra.
Palance e Tema Di Susie, brani che caratterizzano le azioni di due personaggi del film, mettono in evidenza da una parte il robusto mix di basso slappato, ottoni e pianoforte e dall’altro flauto, organo e tromba, per una melodia tanto intima quanto dolce, in cui s’insinua anche il famoso fischio di Alessandro Alessandroni. Meno languida Sbirro In Fuga, perché vibrante e stimolata dagli interventi del sassofono, più sensuale Luxury, in cui i vocalizzi di Giulia De Mutiis appaiono carichi di erotismo. Philadelphia un piccolo capolavoro: dopo l’introduzione affidata a basso e pianoforte, l’orchestra tutta origina un’atmosfera notturna, perfetta per l’ambientazione della pellicola.
Il carillon di Cop’s Blood (Carillon), una ripresa del tema iniziale, fa emergere una certa vena malinconica presente in “Sangue Di Sbirro”. Non a caso la traccia è utilizzata sul grande schermo per sottolineare la traumatica vicenda del protagonista Daniel Caputo. Rilassante il Tema Di Susie (Whistle Version) abbellito dal solito fischio di Alessandro Alessandroni, travolgente Club Jazz, tra assoli di chitarra, flauto ed energiche percussioni. Suspance And Flashback è, invece, l’unico frangente atmosferico della soundtrack, intriso di mistero ma apripista di un quartetto di sorprendenti brani: Manhattan Disco, Duke Soul Jazz, Amusement e Skyscrapers.
Una sequenza assolutamente trascinante in cui è iscritto il meglio del repertorio della variopinta musica in voga quarant’anni fa, laddove emergono ritmiche sostenute di basso e batteria, enfatizzate dall’eccellente sezione fiati, su cui si alternano gli strumenti solisti in libera improvvisazione. La conclusione è affidata a due tracce già ascoltate in precedenza: Sbirro In Fuga (Reprise) e Cop’s Blood (End Title). Se lo spettatore di allora, travolto da situazioni movimentate, non si è annoiato nonostante alcune pecche sul piano propriamente recitativo, l’ascoltatore di oggi non può che divertirsi: “Sangue Di Sbirro” è uno di quei lavori che difficilmente saranno estratti dal lettore cd.
Perhaps no other genre in the Italian popular cinema has been able to convey the moods and fears of the country as the poliziottesco. The eye of the writers of the ‘years of lead’ is often placed on the figures of some ‘iron commissioners’, the heroes of ‘violent cities’, as opposed to ruthless criminals armed with machine guns. There are those among them who even went beyond the stereotypical scenery of the peninsula, between members of the mafia and sometimes comic inevitable drifts, sketching an unlikely setting overseas: the case of “Blood And Bullets” (1976) by Al Bradley, pseudonym adopted by Alfonso Brescia, son of the producer Edoardo.
The director has always been particularly skillfull at juggling with low budget, crafting peplum (“The Magnificent Gladiator”, 1964), westerns (“Cry Of Death”, 1968), thriller (“Naked Girl Killed In The Park”, 1972), decamerotic movies (“Elena sì… Ma Di Troia”, 1973), low-cut comedies (“Amori, Letti E Tradimenti”, 1976) and later melodramas with Mario Merola (“Zappatore”, 1980). Making a movie that would follow the prevailing fashion of the cop almost a necessity. The ability to shoot a couple of Philadelphia’s outsides for “Blood And Bullets”, shot to a greater extent in Rome, a chance not to be missed.
Daniel Caputo (George Eastman, also known as Luigi Montefiori), former police sergeant newly graduated from law school, went to New York with the intention either to avenge the death of his father, a tough cop killed by men of the boss Mallory (Ugo Bologna) during a settling of scores, and to investigate a story of corruption that had involved him. The man has decided to seek the truth: do not listen to the advice of Captain Sharp and Lieutenant Jeffrey and is not seduced by Susie (Jenny Tamburi), the woman who waits him for years. He kindly accepts, however, the help of Duke (Jack Palance), a rampant gangster of the Big Apple, to shed light on the events.
“Blood And Bullets” is something more than a poliziottesco because allied to the grim line of certain gangster-movie. Fights, shootings, still throwing punches and other pistols are clichés. The paraphernalia of the third vision film has everything: dirty and nocturnal atmosphere, impressive dialogues and free naked women, car chases, intrigues and a protagonist who shoots explosive projectiles which can disintegrate human bodies. There’s also a quote of “Deep Red” (1975) by Dario Argento, namely the presence of an animated doll, here replaced with a spring Mickey Mouse, not scary but more lethal, because explosive.
Just as the sound of Alessandro Alessandroni, with a fast pace and immediate funky references. The music of “Blood And Bullets” was recorded November 15, 1976 at the Ortophonic Recording Studio in Rome under the supervision of historical sound engineer Sergio Marcotulli and, for over thirty years, have gone unlistened but, thanks to the perfect state of conservation of reels containing the original sessions, it was possible to give due homage to one of the best musicians lent to the world of soundtracks, as well as ‘whistle man’ not only for western directed by Sergio Leone and immortalized by the music of Ennio Morricone.
The score of “Blood And Bullets” (2008) was so printed for the first time on cd on behalf of Cinedelic, now struggling with reprints of Egisto Macchi including “Il Deserto” (2015), and the cultural association named Escalation, interested in the rediscovery of certain sounds of the golden age of the ‘blacks worlds’, between the beginning of the sixties and the end of the seventies. Alessandro Alessandroni guides, in fact, a high quality ensemble, which includes representatives of the caliber of Enrico Pieranunzi at the piano, Dino Piana at the trombone, Franco De Gemini on harmonica and Giulia De Mutiis, wife of the composer and among the members of I Cantori Moderni Alessandroni, as a solo voice.
The main theme of “Blood And Bullets” is Cop’s Blood, a very personal reading of the opening credits of “Shaft” (1971) by Isaac Hayes, a classic of blaixpoitation, not surprisingly awarded with the Oscar for best original song. An instrumental cover strongly supported by Alfonso Brescia and with a crystalline beauty. At the opening, the piano introduces hi-hat, bass and wah-wah guitar to structure a funk groove supported by woodwinds and brass, on which are added clarinet, saxophone and trumpet. Convincing the next Fuga Nei Sotterranei, by a more syncopated drum beat. In the wake also Knell, between organ phrasings and guitar solos.
Palance and Tema Di Susie, songs that characterize the actions of two characters of the movie, highlighting the one hand the robust mix of slapping bass, brass and piano and the other flute, trumpet and organ, for an intimate as sweet melody, in which also insinuates the famous whistle of Alessandro Alessandroni. Less languid Sbirro In Fuga, because vibrant and stimulated by the actions of the saxophone, more sensual Luxury, where the vocals of Giulia De Mutiis appear load of eroticism. Philadelphia a small masterpiece: after the introduction entrusted by bass and piano, the orchestra originates a nocturnal atmosphere, perfect for the setting of the film.
The music box of Cop’s Blood (Carillon), a repeat of the initial theme, brings out a certain melancholy included in “Blood And Bullets”. No coincidence that the track is used on the big screen to emphasize the traumatic story of the protagonist Daniel Caputo. Relaxing Tema Di Susie (Whistle Version) graced by the usual whistle of Alessandro Alessandroni, rousing Jazz Club, including guitar solos, flute and energetic percussion. Suspense And Flashback, however, is the only atmospheric juncture of the soundtrack, full of mystery but forerunner of a quartet of amazing songs: Manhattan Disco, Duke Soul Jazz, Amusement and Skyscrapers.
A sequence absolutely compelling in which is enrolled the best of the repertoire of colorful music in vogue forty years ago, where emerge rhythmic themes hold up by bass and drums, emphasized by the excellent horn section, on which alternating solo instruments in free improvisation. The conclusion rests on two tracks already listened earlier: Sbirro In Fuga (Reprise) and Cop’s Blood (End Title). If the past viewer, overwhelmed by lively situations, get not bored despite some flaws on the recitative plan, the today listener can have fun today: “Blood And Bullets” is one of those works that hardly will be extracted from the cd player.