New York
Chicago
Detroit
Den Haag
Timeless Beats /

Vince Tempera Paganini Horror

  • Label / Sub Ost
  • Catalog / SUBOST 002
  • Format / Vinyl
  • Released / 07/2016
  • Style / ,
  • Rating /
    9/101
Vince Tempera - Paganini Horror 300x300
  • ITALIANO
  • ENGLISH VERSION

Uno dei film più deliranti mai girati in Italia. Un cult in ambito trash. O, semplicemente, una fotografia del cinema anni Ottanta, tra dialoghi ai limiti del buonsenso ed effetti speciali artigianali. “Paganini Horror” (1989), diretto da Luigi Cozzi, è una di quelle pellicole da vedere almeno una volta. Come da copione, il basso budget giustifica le varie imperfezioni. Un’ardua sfida convincere gli spettatori e, soprattutto, i critici. I problemi sono, forse, rintracciabili altrove.

Nonostante la presenza di Donald Pleasence e Daria Nicolodi nel cast, il livello di recitazione è basso, il doppiaggio altrettanto incerto, la fotografia discutibile, con il filtro blu utilizzato come effetto notte. Troppo il pomodoro sullo schermo per rimpiazzare il sangue. Anche la regia appare, purtroppo, meno convincente rispetto al passato. Eppure la sceneggiatura di “Paganini Horror” non era così malvagia, perché presentava un paio di spunti originali e di elementi ancora non abusati.

Paganini Horror 2Un gruppo pop è in crisi, la casa discografica respinge al mittente i suoi brani, monotoni e poco creativi. È necessaria un’idea per rilanciarsi. Il batterista acquista da un misterioso individuo uno spartito del violinista Niccolò Paganini. L’intenzione è adattarla in chiave dance. Una volta convinta la produzione, è necessario girare un videoclip. Per le riprese, ispirandosi a Michael Jackson e agli zombi di Thriller, la band sceglie una villa patrizia situata su un’isola della laguna di Venezia.

Una scelta non casuale, perché sembra che proprio lì che il celebre compositore abbia stretto un patto con il diavolo. Il musicista genovese era dotato di una tecnica straordinaria, quasi votata all’eccesso. La velocità d’esecuzione uno dei suoi punti di forza. Immancabile la rottura delle corde del violino al termine dei suoi concerti. Le sue stesse composizioni erano, inoltre, considerate ineseguibili da altri violinisti. Il suo virtuosismo era, però, circondato da un alone di mistero.

La figura di Niccolò Paganini collegata a Satana: una diceria diffusa, probabilmente, motivata anche dall’identificare il violino come lo ‘strumento del maligno’. Una simile associazione di idee era dovuto anche al suo aspetto esteriore. Il fisico era esile, provato dalla sifilide, e l’artista era solito vestirsi di nero. Il viso cereo, con gli occhi rientrati nelle orbite. Naso e mento si erano avvicinati, perché i denti erano caduti a seguito del mercurio assunto per combattere la malattia.

In pratica, uno scheletro in frac. Un’immagine sui generis ben riportata, seppur con qualche libertà, sulla locandina disegnata dalla mano di Enzo Sciotti, un vero illustratore d’altri tempi, con alle spalle centinaia di opere originali, o gadget per la settima arte. E, com’era prevedibile, l’ammantato spirito di Niccolò Paganini, con tanto di maschera a coprirne il volto, infesta la location scelta dal gruppo. Il suo strumento prediletto si scopre armato di coltello. Le morti si susseguono.

È la vendetta del compositore nei confronti del consumismo e, ovviamente, dei prodotti di bassa qualità, magari, costruiti a tavolino o pronti a plagiare l’arte altrui. Una vera e propria critica alla modernità si cela dietro il paravento di un horror commerciale: questa è l’altra faccia di “Paganini Horror”, partorito dalle menti di Luigi Cozzi, sceneggiatore di “4 Mosche Di Velluto Grigio” (1971), e di Daria Nicolodi, attrice in “Profondo Rosso” (1975) ed ex moglie di Dario Argento.

Paganini Horror 1La colonna sonora del film riporta, invece, la firma di Vince Tempera, già tastierista per Il Volo, il gruppo con Alberto Radius e Mario Lavezzi, e autore di diverse sigle italiane di anime giapponesi dagli anni Settanta in poi, su tutte quelle di “UFO Robot Goldrake” (1975), “L’Ape Maia” (1975), “Capitan Harlock” (1977) e “Hello! Spank” (1981). Vince Tempera, per decenni collaboratore di Francesco Guccini, è stato, però, anche compositore di soundtrack di pregevole fattura.

Il suo nome è spesso associabile a quelli Franco Bixio e Fabio Frizzi. I tre hanno realizzato le partiture per alcuni pilastri della comicità tricolore, quali “Fantozzi” (1975) e “Febbre Da Cavallo” (1976), un classico di Lucio Fulci quale “Sette Note In Nero” (1977) e poliziotteschi come “Vai Gorilla” (1975), “Roma, L’Altra Faccia Della Violenza” (1976) e “La Banda Vallanzasca” (1977). Lo score di “Paganini Horror” è, invece, uno degli ultimi lavori finalizzati da solista.

Mai pubblicata in oltre venticinque anni, la colonna sonora è stata stampata dapprima in cd per conto della Beat Records Company e, pochi mesi dopo, in vinile, come seconda release del catalogo Sub Ost, reduce dalla ristampa di “Manhattan Baby” (2016). Il contenuto di “Paganini Horror” (2016) è sinistro come il suono di un violino e caratterizzato da temi sintetici, complice una grande padronanza degli oscillatori, più un paio di incursioni rock.

Il lato A prende il via con Seq. 1, un’introduzione eterea, o il tema portante, intriso di mistero, l’ideale per caratterizzare le immagine in successione sullo schermo. Il rock di Stay The Night è su misura per la band della pellicola e un piccolo leitmotiv di numerosi horror del periodo, pronte a strizzare un’occhio a sonorità finanche metal. È il caso della colonna sonora di “Phenomena” (1985), uno dei primi esempi di compilation imposte dai registi made in Italy.

In quel caso, Dario Argento si affidò ancora ai Goblin, temporaneamente ridotti ai soli Claudio Simonetti e Fabio Pignatelli, che firmarono la quasi totalità dello score ma, nel corso del film, così come su alcune stampe in cd e vinile, i brani del duo erano affiancati a quelli di Iron Maiden, Motörhead, Simon Boswell, Andi Sex Gang e persino Frankie Goes To Hollywood. Stay The Night è cantata in inglese da Lucia De Masi ed è la stessa ascoltabile durante i titoli di coda.

Seq. 2 recupera il tema iniziale, ma lo punteggia tramite maggiori tensioni e squarci di vento. Gli stessi sono al centro di Seq. 3, dai toni più affilati e dal maggiore contributo degli archi. La breve Seq. 4 continua sulla precedente falsariga. L’operazione compiuta da Vince Tempera è da ricondurre a un semplice taglia e incolla di un’unica lunga traccia. Frammentata. Il lato B riparte da Seq. 5 e dai suoi sintetizzatori. Una piccola pausa oltre i cupi bordoni.

Tra salite e discese, Seq. 6 lascia intravedere un timido spiraglio di luce. L’atmosfera prova a scaldarsi. Il pentagramma si arricchisce, finalmente, di nuove note. Le tastiere sono al centro della composizione e, dopo un’esplosione iniziale, contribuiscono a vivacizzare la successiva Seq. 7. Un crescendo di suspense. Il ritmo diviene incalzante al subentrare delle percussioni. Dopodiché, ancora la voce di Lucia De Masi per l’energica The Winds Of Time.

Così come nel precedente caso, canzone del genere incarna a pieno il mood sonoro tipico degli anni Ottanta del secolo scorso. In punta di piedi, il lato C marca le distanze con l’ambient di Seq. 8. Voci distorte, accordi di chitarra e violini i protagonisti di Seq. 9, quasi a preconizzare il brano simbolo de “L’Ultimo Dei Mohicani” (1992) realizzato da Trevor Jones. Approccio minimale e, poi, la successiva Seq. 10, contraddistinta da battiti appena accennati e dalle fughe degli archi.

Il suono di Seq. 11 appare gonfio e stanco, ma uno stacco improvviso desta nuovamente l’attenzione dell’ascoltatore. Il lato D ricomincia con Seq. 12 e le già ascoltate note di violino. In Seq. 13 sono, ancora una volta, gli oscillatori a dominare la scena, con un vorticoso colpo di coda. Seq. 14 l’ultima nenia finale prima dell’inevitabile ritorno della sopracitata Stay The Night. Da una parte, la batteria elettronica e la chitarra. Dall’altra, bridge e coro ad alto volume. Trascinante.

One of the most delirious films ever made in Italy. A really trash cult trash. Or, simply, a photograph of cinema of the eighties, between dialogues at the limits of common sense and craft special effects. “Paganini Horror” (1989), directed by Luigi Cozzi, is one of those movies to be seen at least once. As expected, the low budget justifies the different imperfections. A tough challenge convincing spectators and, especially, critics. The problems are, perhaps, to be found elsewhere.

Despite the presence of Donald Pleasence and Daria Nicolodi in the cast, the level of acting is low, equally uncertain the dubbing, controversial the photography, with the blue filter used as a night effect. Too tomatoes on the screen to replace the blood. Also the direction appears, unfortunately, less convincing than in the past. Yet the script “Paganini Horror” was not so bad, because it had a couple of original ideas and elements that were not abused.

Paganini Horror 2A pop group is in crisis, the record company rejected songs to the sender, because there are too monotonous and uncreative. An idea is necessary to re-launch the band. Drummer buys from a mysterious individual a score of violinist Niccolò Paganini. The intention is to make a dance version of it. Once convinced the production, you need to shoot a video clip. For the filming, drawing inspiration from Michael Jackson‘s Thriller with dancing zombies, the band chooses a patrician villa located on an island in the Venice lagoon.

A not random choice, because it seems that right there that the famous composer have made a pact with the devil. The musician from Genova was gifted with an extraordinary technique, almost voted to excess. The speed of execution one of his strengths. Inevitable the rupture of the violin strings at the end of his concerts. His own compositions were also considered unplayable by other violinists. His virtuosity was, however, surrounded by a halo of mystery.

The figure of Niccolò Paganini connected to Satan, a widespread rumor probably also motivated from identifying the violin as an ‘instrument of the evil’. A similar association of ideas was also due to his outward appearance. His body was thin, tired by syphilis, and the artist used to wear black. His face ashen, his eyes returned to their orbits. Nose and chin had approached, because the teeth had fallen as a result of mercury taken to combat the disease.

In practice, a skeleton in a tuxedo. A bizarre image well reported, albeit with some freedom, on the poster designed by the hand of Enzo Sciotti, a true illustrator of the past, with hundreds of original works, or gadgets for the seventh art. And, predictably, the cloaked spirit of Niccolò Paganini, now with a mask to cover the face, haunts the location chosen by the group. His favorite instrument was armed with knife. The deaths follow one after the other.

It is the revenge of the composer towards consumerism and, of course, low-quality products, perhaps, constructed around a table or ready to plagiarize other people’s art. A real critique of modernity is hidden behind the screen of a commercial horror: this is the other side of “Paganini Horror”, born from the minds of Luigi Cozzi, screenwriter of “4 Flies Of Grey Velvet” (1971), and Daria Nicolodi, actress in “Deep Red” (1975) and former wife of Dario Argento.

Paganini Horror 1The soundtrack of the film shows, however, the sign of Vince Tempera, former keyboardist for Il Volo, a group with Alberto Radius and Mario Lavezzi, and author of several Italian openings of Japanese anime from the seventies onwards, of all those “Grendizer” (1975), “Maya The Honey Bee” (1975), “Space Pirate Captain Harlock” (1977) and “Good Morning! Spank” (1981). Vince Tempera, for decades a Francesco Guccini collaborator, was, however, also composer of fine soundtrack.

His name is often associated with those of Franco Bixio and Fabio Frizzi. The three wrote the scores for some pillars of the tricolor comedy, such as “Fantozzi” (1975) and “Febbre Da Cavallo” (1976), a classic by Lucio Fulci as “The Psychic” (1977) and cop movies like “Go Gorilla Go” (1975),” Rome, The Other Side Of Violence “(1976) and “La Banda Vallanzasca” (1977). The score of “Paganini Horror” is, however, one of his last solo works.

Never released in over twenty-five years, the soundtrack was published first as cd on the behalf of Beat Records Company and, a few months later, on vinyl, as a second release of the Sub Ost catalog, after the repress of “Manhattan Baby” (2016) score. The content of “Paganini Horror” (2016) is sinister as the sound of a violin and characterized by synthetic themes, thanks of a great mastery of the oscillators, plus a couple of rock incursions.

Side A kicks off with Seq. 1, an ethereal introduction, or the main theme, steeped in mystery, the ideal to characterize the image in succession on the screen. The rock song named Stay The Night is tailored to the band of the movie and a small leitmotiv of numerous horror of that period, ready to wring an eye to even metal sounds. This is the case of the soundtrack of “Phenomena” (1985), one of the first examples of compilation imposed by the directors from Italy.

In that case, Dario Argento employed again the Goblin, temporarily reduced to only Claudio Simonetti and Fabio Pignatelli, who signed almost all of the score but, in the course of the film, as well as on some prints on cd and vinyl, the songs of the duo were combined with those of Iron Maiden, Motörhead, Simon Boswell, Andi Sex Gang and even Frankie Goes To Hollywood ones. Stay The Night is sung in English by Lucia De Masi and the same is heard during the end credits.

Seq. 2 retrieves the initial theme, but adds increasing tensions and wind bursts. The same are the focus of Seq. 3, with sharp tones and a greater contribution of the arches. The short Seq. 4 continues on the previous lines. The operation performed by Vince Tempera is due to a simple cut and paste of one long track. Fragmented. Side B starts from Seq. 5 and its synthesizers. A little break over the gloomy drones.

Among ascents and descents, Seq. 6 suggests a shy glimmer of light. The atmosphere tries to heat up. The pentagram is enriched, at last, of some new notes. The keyboards are at the center of the composition and, after an initial explosion, help to liven up the next Seq. 7. A crescendo of suspense. The rhythm becomes urgent at the entrance of the percussions. After that, even the voice of Lucia De Masi for the energetic The Winds Of Time.

As in the previous case, a song like that fully embodies the typical sound mood of the eighties of the last century. On tiptoe, side C branded the gap with the ambient of Seq. 8. Distorted voices, guitar chords and violins the main elements of Seq. 9, almost to advocate the symbol song of “The Last Of The Mohicans” (1992) written by Trevor Jones. A minimal approach, then, the next Seq. 10, characterized by sketchy beats and the fugues of the arches.

The sound of Seq. 11 appears swollen and tired, but a sudden detachment arouses again the attention of the listener. Side D starts with Seq. 12 and already heard violin notes. In Seq. 13 are, once again, the oscillators to dominate the scene, with a whirling tail strike. Seq. 14 the last final dirge before the inevitable return of the aforementioned Stay The Night. On the one hand, the electronic drums and the guitar. On the other, bridge and loud chorus. Enthralling.