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Ennio Morricone Eat It

Ennio Morricone - Eat It 300x300
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Un velleitario tentativo di satira o una delle prime parabole socio-politiche del cinema di fine anni Sessanta, gli stessi della contestazione giovanile al capitalismo. “Eat It” (1968) è, soprattutto, uno di quei film surreali, con pochi paganti al botteghino, stroncati dalla critica e, ovviamente, visti da pochissimi spettatori nel tempo. Diretto con molta approssimazione da Francesco Casaretti, esule in Peru dopo l’insuccesso della pellicola, “Eat It” era portatore di un messaggio provocatorio, sia contro la continua mercificazione dell’individuo che contro il ruolo dei mass media all’interno di una società sempre più spregiudicata e consumista. Il suo intento era, forse, troppo pretenzioso.

Eat It è il nome di una società che produce l’omonima carne in scatola. Un giorno il fattore del suo allevamento bovino rinviene nei campi un irsuto ominide che, condotto a casa, rivelerà due smodati appetiti: alimentari e sessuali. Il selvaggio ha, infatti, divorato una gran quantità di insaccati all’interno della cantina e, soprattutto, sedotto le sue figlie. Una volta catturato, il ‘cavernicolo’ si dimostra capace di mangiare a volontà e di attrarre qualunque donna semplicemente con il suo sguardo tagliente e uno strano verso gutturale. L’industriale proprietario della Eat It, interpretato da Orso Maria Guerrini, decide allora di sceglierlo come testimonial di una campagna pubblicitaria.

Una trovata di successo. L’ominide trangugia chili di carne in scatola in tv attorniato da donne seminude. Le vendite del prodotto aumentano. Il nuovo obiettivo diviene, quindi, incrementare gli utili. A questo punto, il dirigente incarica i suoi chimici di inventare una sostanza capace di aumentare ulteriormente il bestiale appetito dell’ominide da valorizzare con nuovi spot. Sottoposto a strani esperimenti, quest’ultimo perderà, però, la sua carica sessuale. Il crollo dei profitti è da scongiurare. E così, valendosi di una vaga somiglianza con il selvaggio, il dirigente si sostituisce a lui ma, a furia di mangiare carne in scatola, si trasforma in una mucca. Un ultimo atto inverosimile e umiliante.

Nonostante i novanta minuti di durata e la linearità della trama, il fiato appare corto. La morbida fotografia di Danilo Desideri, Giuseppe Ruzzolini e Luigi Kuveiller non è indimenticabile. Le idee innovative simil sceneggiatura da film di fantascienza, con gli interni della ditta dalle fattezze d’astronave, non state valorizzate al meglio. Da segnalare, però, la presenza di un cast divertente con Frank Wolff impegnato nel doppio ruolo del dirigente e del cavernicolo, un giovane Paolo Villaggio, al debutto sul grande schermo prima del successo trasversale di “Fantozzi” (1975), in trio con Giancarlo Badessi ed Ezio Marano nei panni degli impiegati della Eat It, comicamente vestiti uguali.

Efficace anche la colonna sonora di Ennio Morricone. Al culmine della stagione del western, il compositore romano era già pronto a spargere altrove le sue note, spesso, il valore aggiunto per quelle pellicole meno comprensibili dal grande pubblico e dal basso budget. Il drammatico, il giallo, il comico e il grottesco all’italiana furono quei generi cinematografici nuovi destinatari di quel sound inconfondibile, dall’ampio respiro mediterraneo, talvolta incline ad ardite sperimentazioni, dominato dall’ampio ricorso a strumenti poveri e orchestrato dal suo ‘uomo di fiducia’, Bruno Nicolai, spesso, alla guida di un ‘dream team’ di professionisti della musica per la settima arte.

Eat ItDue gli esempi lampanti relativi allo score di “Eat It”: da una parte il contributo del coro de I Cantori Moderni Di Alessandroni, dall’altra la performance di Vincenzo Restuccia alla batteria. “Eat It”, dimenticato da molti, è stato anche un film le cui note sono state a lungo negli archivi della CAM, acronimo di Creazioni Artistiche Musicali, a lungo attiva sul fronte soundtrack. Nei mesi successivi all’uscita del film, la storica label di Giuseppe Campi pubblicò un semplice 7” con il tema principale e un altro brano, Splash, cantata da Peter Boom, tratto dal film “Partner” (1968) di Bernardo Bertolucci, altrettanto musicato da Ennio Morricone. Una consuetudine tipica dell’epoca.

Oltre il fugace singolo “Eat It” (1969), soltanto di recente è stato possibile ascoltare l’intera colonna sonora. Una decina di brani finirono, infatti, all’interno dello split cd “Eat It / Macchie Solari” (1992), edito dalla CAM. Il doppio degli stessi, con la supervisione di Daniel Winkler e Claudio Fuiano, fu rilasciato dalla Digitmovies ancora in cd, per una versione in full stereo di “Eat It (Mangiala)” (2010). Alla Cinedelic, gestita da Marco D’Ubaldo, il compito, o meglio, l’onore, di esaltare per la prima volta le note di Ennio Morricone nel quadro di un’edizione in vinile di gran pregio, tra copertina rigida e inserto grafico di quattro facciate con alcune iconiche immagini di scena del film.

La colonna sonora di “Eat It” (2016) prende il via con Eat It (Tema), una deformazione della filastrocca Oh Che Bel Castello. Un tema arioso, delicato, tra campanelli e violini, che incarna a pieno la visione sonora dell’Ennio Morricone più raggiante. Dopodiché, sul lato A figurano varie interpretazioni easy listening dello stesso: la lenta e meno allegra Prima Variazione: Mangiami, la distensiva Notte Di Pace (II Variazione) e la seducente Terza Variazione: Amami. All’incalzante marcetta Quarta Variazione: Ballami, segnata dalla fisarmonica, seguono le ballabili Quinta Variazione: Africami, dal ritmo intenso scandito dalle percussioni, e Sesta Variazione: Pianofortecciami, un divertissement.

Con l’astratta Settima Variazione: Temimi ha inizio un trittico votato alla sperimentazione. Emergono le prime tensioni sottese, quelle piccole vibrazioni che saranno esaltate e riproposte con successo nell’ambito di score per “L’Uccello Dalle Piume Di Cristallo” (1970), “Il Gatto A Nove Code” (1971) e “4 Mosche Di Velluto Grigio” (1971), thriller diretti da Dario Argento. La disturbante Settima Variazione: Temimi (2a Versione) è, invece, un breve seguito della precedente. Più atmosferica Ottava Variazione: Pizzicami, con gli archi sullo sfondo. Il lato B prende subito le distanze dal clima allucinogeno con Eat It, versione più breve del tema portante.

La successiva Falsa Sacralità è la traccia più lunga del lotto. Aspra, frammentata, ma dall’alta resa sonora, con protagonisti I Cantori Moderni Di Alessandroni e la chitarra dello stesso Alessandro Alessandroni. La pausa collocata a metà, con il pianoforte in primo piano, impone uno stop alla progressione sonora prima della sua ripartenza. Il tema di “Eat It” è ripreso ancora, seppur con poche differenze, tra Eat It (Ripresa 2) e Eat It (Ripresa 3), mentre la conclusiva Eat It (Versione Singolo), la versione contenuta nel già citato 7”, presenta una struttura forbita tra percussioni sorde, il richiamo primordiale del primitivo e il mood da Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza.

Immancabile anche la tromba a rimarcarne lo strascico. I suoni si addensano, forse, confusi, ma è il bello l’improvvisazione. Riascoltarli è sempre un piacere. Nel mezzo, la bossa nova utile a rimarcare a pieno l’intera gamma di sfumature psicologiche e ambientali della curiosa trama. Romantica, se non in punta di piedi, Notte Di Pace. Calda e avvolgente Prima Variazione: Mangiami (Ripresa 2), imperniata sul vibrafono. Sghemba Settima Variazione: Temimi (3a Versione), una divagazione ai limiti del pauroso. Ancora calore, ma da una differente angolazione sonora, in Prima Variazione: Mangiami (Ripresa 3). “Eat It” un’opera da riscoprire nella sua totalità.

An unrealistic satire attempt or one of the first socio-political parables of the late Sixties film, the same of the youth protests against capitalism. “Eat It” (1968) is, above all, one of those surreal film, with a few paying at the box office, cut off by critics and, of course, seen by very few spectators during the years. Directed with less accuracy by Francesco Casaretti, exiled in Peru after the failure of the movie, “Eat It” was the bearer of a provocative message, both against the continuing commoditization of the individual and against the role of the media in a society increasingly reckless and consumerist. Its intention was, perhaps, too pretentious.

Eat It is the name of a company that produces the eponymous canned meat. One day the farmer of its cattle recovers in the fields an hairy hominid who, conducted at home, will reveal two immoderate appetites: for food and sex. The savage has, in fact, consumed a large quantity of sausages in the cellar and, above all, seduced his daughters. Once captured, the ‘caveman’ demonstrated his ability to eat at will and attract any woman simply with his sharp eyes and a strange guttural sound. Then the industrialist owner of Eat It, starring Orso Maria Guerrini, decided to choose him as the face of an advertising campaign.

A great success. The hominid swallows pounds of canned meat on tv surrounded by half-naked women. Product sales increase. The new goal becomes, therefore, increase profits. At this point, the manager instructs his chemists to invent a substance capable to further increase the beastly hominid appetite to be valorized with new spots. Subjected to strange experiments, the latter will lose, though, his sex energy. The fall in profits is by ward. And so, taking advantage of a vague resemblance with the wild, the manager replaces him but, by dint of eating canned meat, turns into a cow. A last-fetched and humiliating act.

Despite the ninety minutes of length and the linearity of the plot, “Eat It” appears short of breath. The soft photograph of Danilo Desideri, Giuseppe Ruzzolini and Luigi Kuveiller is not memorable. Innovative ideas like the script from science fiction movies, with the interior of the company as a starship, were not been exploited to the fullest. To stand out, however, the presence of a funny cast with Frank Wolff engaged in the dual role of the manager and of the caveman, a young Paolo Villaggio, making his debut on the big screen before the cross-success of “Fantozzi” (1975), a trio with Giancarlo Badessi and Ezio Marano as the employees of the Eat It company, comically dressed alike.

Incisive the soundtrack by Ennio Morricone. At the height of the season of the western, the Roman composer was ready to shed his notes elsewhere, often, the added value for those films less comprehensible to the general public and with low budgets. The Italian dramatic, giallo, comic and grotesque film genres were those new recipients of that unmistakable sound, by a Mediterranean large-scale, sometimes prone to daring experiments, dominated by the use of poor instruments and orchestrated by his ‘man of confidence ‘, Bruno Nicolai, often driving a’ dream ‘team of music professionals for the seventh art.

Eat ItTwo the obvious examples related to the score of “Eat It”: on one hand the contribution of the choir I Cantori Moderni Di Alessandroni, the other the performance of Vincenzo Restuccia on drums. “Eat It”, forgotten by many, it was also a film whose notes have long been in the archives of the CAM, an acronym for Creazioni Artistiche Musicali, long active in the field soundtrack. In the months after the movie’s release, the historic label of Giuseppe Campi published a simple 7” with the main theme and a different song, Splash, sung by Peter Boom, from the film “Partner” (1968) directed by Bernardo Bertolucci, just as set to music by Ennio Morricone. A typical custom at the time.

Beyond the fleeting single “Eat It” (1969), only recently it was possible to listen to the entire soundtrack. Ten songs were included, in fact, inside the split cd “Eat It / Macchie Solari” (1992), published by CAM. Twice of the same, under the supervision of Daniel Winkler and Claudio Fuiano, were released from Digitmovies, still on cd, for a full stereo version of “Eat It (Mangiala)” (2010). At Cinedelic Records, run by Marco D’Ubaldo, the task, or rather, the honor, to exalt for the first time Ennio Morricone notes as part of a vinyl of great value, including an hardcover and a graphic insert of four facades with some iconic images of the scene of the film.

The soundtrack of “Eat It” (2016) kicks off with Eat It (Tema), a deformation of the nursery rhyme Oh Che Bel Castello. An airy theme, delicate, including bells and violins, which fully embodies the sound vision of Ennio Morricone’s music more radiant. Then, side A includes various easy listening interpretations of the same theme: the slow and less cheerful Prima Variazione: Mangiami, the soothing Notte Di Pace (II Variazione) and the seductive Terza Variazione: Amami. After the march of Quarta Variazione: Ballami, marked by the accordion, follows danceable ones of Quinta Varazione: Africami, with an intense rhythm, and Sesta Variazione: Pianofortecciami, a divertissement.

With abstract Settima Variazione: Temimi begins a triptych devoted to experimentation. Emerge the first underlying tensions, those small vibrations that will be successfully enhanced and re-proposed in the context of scores as “The Bird With The Crystal Plumage” (1970), “The Cat O’ Nine Tails” (1971) and “Four Flies On Grey Velvet” (1971), thriller movies directed by Dario Argento. The disturbing Settima Variazione: Temimi (2a Versione) is, however, a brief result of the previous one. More atmospheric Ottava Variazione: Pizzicami, with arches in the background. Side B quickly distances itself from the hallucinogen climate with Eat It, a shorter version of the main theme.

The next Falsa Sacralità is the longest track of the lot. Harsh, fragmented, but with high sound output, with characters the choir of I Cantori Moderni Di Alessandroni and the guitar of the same Alessandro Alessandroni. The pause placed in half, with the piano in the foreground, imposes a stop to the sound progression before its restart. The theme of “Eat It” is yet resumed, albeit with a few differences, including Eat It (Ripresa 2) and Eat It (Ripresa 3), while the final Eat It (Versione Singolo), the version contained in the aforementioned 7”, presents a polished structure between voiceless percussion, the primordial call of the primitive and the mood of Gruppo Di Improvvisazione Nuova Consonanza.

Inevitable the trumpet in remark the trawl. The sounds are gathering, perhaps, confused, but it’s the beauty of the improvisation. It is always a pleasure to listen to them again. In between, the bossa nova useful to emphasize the full range of psychological and environmental nuances of a curious plot. Romantic, if not on tiptoe, Notte Di Pace. Warm and enveloping Prima Variazione: Mangiami (Ripresa 2), focused on the vibraphone. Crooked Settima Variazione: Temimi (3a Versione), a digression to the frightening limits. Even heat, but from a different sound angle, in Prima Variazione: Eat Me (Ripresa 3). “Eat It” needs to be rediscovered in its entirety.