Ecco ancora una volta spuntare un capolavoro dalle terre nostrane! Automat è un’entità informale, non è il nome di un gruppo, ma semplicemente il titolo di un album di musica elettronica creato da Romano Musumarra e Claudio Gizzi negli studi romani dell’EMI, intorno al Dicembre del 1977.
L’iniziativa scaturiva da una sorta di registrazione apposita, per la campagna dimostrativa di un sintetizzatore ideato da Mario Maggi, un synth sequencer monofonico chiamato MCS70 (Memory Controlled Synthesizer). Sostanzialmente l’ingegnere creatore del synth, arruolò due amici musicisti per scrivere ed eseguire composizioni apposite per lo strumento, uno dei due era sotto contratto con l’EMI, così da convincere la label a finanziare questo prodotto. Il risultato è un album con una facciata composta e suonata da Musumarra, e l’altra da Gizzi, i quali sicuramente non si sarebbero mai aspettati di avere realizzato un disco senza tempo che ha influenzato gli anni a venire.
La side A, è composta da un brano unico, Automat, per l’appunto, della durata di circa venti minuti, con la suddivisione in tre tempi: The Rise, The Advance, The Genius, tutto composto e suonato da Musumarra, con l’ausilio delle sequenze programmate da Mario Maggi. Una specie di suite, con l’appeal dei Tangerine Dream, ma sull’onda dei Kraftwerk, come se fosse il loro brano ‘Space Lab’, ma ulteriormente arrangiato.
La musica incede con la cassa in quattro su di un arpeggio insistente, dopo un breve intro spaziale, per espandersi in un tema quasi da colonna sonora, con una melodia sontuosa ed austera, che svanisce piano piano per lasciare spazio al seguente viaggio psichedelico ed un po’ progressive, ma sempre con gli stilemi elettronici alla Jean Michel Jarre, ‘inquinati’ dall’ottica Italo-disco nostrana ancora in nuce. La tavolozza sonora del mitico synth MCS70 è usata in modo esemplare, con un basso arpeggiato di tutto rispetto, pads da pelle d’oca, e suoni retro-futuri da invidia.
La facciata B, invece è a carico di Claudio Gizzi, il quale esegue tre brani, compreso ‘Droid‘, uno dei più rappresentativi per il suono dance elettronico dei primi anni ottanta italico. Una magia di sequenza perfetta tra la bassline, la batteria electro, ed il tema immortale, spaziale, classico e disco allo stesso tempo, con quel mood futuristico e cinematografico che rimarrà negli anni. Gli altri due brani della facciata (Ultraviolet, Mecadence) sono senza beat, quasi una versione italica di un Klaus Schulze, o Tomita, due bellissime divagazioni psichedeliche elettroniche astratte ed evocative.
Purtroppo questo disco fu stampato in tiratura limitata, e fu oscurato immediatamente dall’uscita contemporanea di Oxygene di J.M. Jarre, ma l’uso smodato della sua musica per pubblicità, films, servizi e sigle televisive, ripagò negli anni a venire i due musicisti che non ripeterono più l’esperimento Automat.
Il creatore del MCS70, fu sorpassato dall’uscita del polifonico Prophet 5 (1978), così da lasciare quel synth per dedicarsi allo studio del suo successore, per questo l’unico esemplare esistente è di proprietà di Patrizio Fariselli degli Area.
Così sono i destini dei capolavori, anche se dimenticati, riemergono sempre.
written by: Dj Rocca