Con il vecchio logo della Apple in copertina, Doris Norton incide questo album su commissione della casa costruttrice di Cupertino, per promuovere le potenzialità dei loro computer Macintosh, e della Roland Corporation. Doris ,esperta di musica ed informatica, collaborerà in seguito anche con l’antagonista IBM per il quale realizzerà un programma per permettere di avere un registratore digitale a 8 piste sul proprio computer.
Questa padronanza nell’uso delle macchine le permette di creare atmosfere sintetiche tanto gelide quanto affascinanti, binarie sequenze di bit che attraversano integrati, resistenze e condensatori e si trasformano in sonorità elettroniche dannatamente basilari, ripetitive, che presagiscono la rivoluzione digitale che avrebbe poi coinvolto il mondo, mutando inevitabilmente il nostro modo di vivere.
L’influenza kraftwerkiana è fin troppo evidente ( d’altronde loro sono i maestri del genere), l’indole sperimentale di Doris fa il resto: sommando taglienti verticalizzazioni sintetiche, sovrastanti, ovattate batterie metronomiche, vocalizzi filtrati al vocoder e cupe linee di basso digitale, crea un suono elettronico dal fascino primordiale.
Un esercizio di stile per Doris Norton e una premonizione per la nascente scena techno che avrebbe invaso il mondo.