San Francisco, 1977.
Blaine Leslie Reininger e Steven Brown, terminati gli studi al college formano i Tuxedomoon.
Ben presto si unisce a loro Peter “Principle” Dachert ed il gruppo inizia a suonare dal vivo in locali e clubs della California, sono anni in cui si va delineando la cultura e lo stile New Wave.
Dopo essersi autoprodotti i due dischi “Pinheads On The Move” e “No Tears”, il gruppo attira l’attenzione di Glenn O’Brien, critico musicale di “Interview”, la rivista alternativa creata nel 1969 dagli artisti Andy Warhol, John Wilcock e Gerard Malanga.
O’Brien lancia letteralmente I Tuxedomoon nella scena No Wave newyorkese, la qualità e lo stile crescono di pari passo e, ritornata a San Francisco, la band è subito contattata dal gruppo icona della west-coast, i Residents, che convincono i Tuxedomoon a firmare per la loro etichetta Ralph Records.
Nel 1979 viene registrato l’album Half Mute, i cui suoni futuristici ben si combinano con la stessa copertina del disco creata dall’artista Patrick Roque: inattesi giungono dapprima il successo commerciale e poi la distribuzione ed i tour in Europa.
Colpiti dalla risposta positiva del pubblico del nostro continente, i Tuxedomoon decidono di trasferire qui la base delle loro operazioni. Bruxelles nei primi anni ’80 è il centro di infiniti scambi culturali, meta obbligatoria per le tantissime band in performance continua e luogo in cui il gruppo trova il contesto migliore per dare libero sfogo alle proprie creatività interne, producendo una enorme quantità di composizioni musicali di alta qualità e coprendo i più disparati generi musicali: dalle colonne sonore ai brani dance, dall’alternative & indie rock all’experimental & minimal electronic, dal jazz al new & no wave, dall’ambient al future jazz.
Driving To Verdun è tratto dall’LP compilation del 1984 “Made To Measure Vol.1”, contenente materiale sonoro “fatto su misura” per alcune opere artistico-cinematografiche elencate nel disco (tra cui il film Verdun del regista Bob Visser) e pubblicato dall’etichetta Crammed Discs del grande Marc Hollander.
Forti sensazioni da gioco di ping pong in camera stretta e poco illuminata.
Minimale, movimentato e compatto.