Nasce Patrick Peter Owen Adams nella dura Harlem del 1950 e vive la grande mela con quello spirito pionieristico tipico dei musicisti coraggiosi di quegli anni. Innumerevoli le sue produzioni che attraversano lo scenario disco anche mainstream con i progetti Musique e The Universal Robot Band e direi ancor più redditizia la sua presenza dietro le produzioni di colossi del calibro di Loleatta Holloway, Sister Sledge, Herbie Mann e tanti altri ancora, palestre dove Patrick oltre ad aggiustare il tiro del suo portafogli ha potuto rodare i beats più corposi e duri della sua seconda fase, quella che lo vede negli ’80 a rigenerarsi con l’electrofunk più ardito con una serie di oscure produzioni ora vero cimelio per collezionisti.

Rotation è proprio un prodotto di quelle session ai synth e riesuma uno pseudonimo che Adams aveva già lanciato nel 1977 per un 12 pollici disco/soul dal timbro romantico.
Direzione totalmente opposta invece per questo brano che viene pubblicato dalla mitica Prelude ed è una vera iniezione d’energia che nella classica vocal presenta tutti i tratti distintivi di quello scorcio di tempo: giro di basso pressurizzato, ritmica electro ben scandita e scratch dispensati un po’ ovunque a creare quell’effetto break molto presente nelle produzioni dell’epoca. Gran brano!
La Dub version sul lato B è un tool per dj che insiste sui virtuosismi dello scratch perdendo molto della dinamica demolitrice del brano d’apertura, mostrando però una visione (alternativa per l’epoca) stilizzata e minimale della struttura ritmica.