Fate sempre in modo che la vostra ricerca rimanga costante, anche quando pensate di esser un passo avanti. Diventate testardi, perché è soltanto grazie alla testardaggine che per esempio ho comperato così alla cieca questo fantastico vinile. Delle volte bisogna anche lasciarsi guidare dall’istinto, ma anche l’istinto và annaffiato, e si torna sempre lì, la ricerca. Esser continuamente attratti e curiosi, solo così potrete garantirvi quel guizzo vincente per arrivare a musica mai conosciuta prima.
In questo caso non so di preciso cos’è stato, credo un 50% la copertina e l’altro la parola Unicorn, fatto sta che non immaginavo assolutamente il contenuto del 7 pollici in questione.
All’approdo sul piatto, il brano sul lato A è una delusione tangibile, “The Searcher” è qualcosa infatti che si discosta dai miei ideali musicali, troppo rock, anche se qualche lieve inclinazione prog all’inizio ed un assolo di chitarra elettrica nel bel mezzo lasciano qualche spiraglio d’indagine ancora aperto. In fondo ho tra le mani un singolo, chissà che questo Mickie D’s Unicorn non nasconda in realtà qualche segreto.
Un pensiero che dura il tempo di girare lato, “Black Riders”.
Un ribollio veloce di chitarra come preambolo, un possente synth dal basso a rafforzarne il potere evocativo, poi un vocal oscuro in delay, un magico raddoppio di chitarra elettrica. Puro smalto balearico.
Mickie D’s Unicorn in un centro senza eguali, un brano senza tempo, crocevia tanto del passaggio prog quanto di alcune intuizioni ’80 vicine al genio dei Cocteau Twins con una supervisione elettronica di gran classe. E’ il momento di approfondire, ed è presto svelato l’arcano. Il singolo in mio possesso è l’estratto dell’album “Mickie D’s Unicorn” pubblicato nientemeno che dalla Innovative Communication nel 1979 e prodotto da sua maestà Klaus Schulze.
Nel tempo Michael Duwe (questa la sua identità) ha prodotto numerose musiche per film ed è stato strumentista e programmatore per svariati album elettronici di artisti come Ash Ra Tempel, Manuel Göttsching e Michael Hoenig.
Tornando ai nostri giorni, se vi siete mai imbattuti nelle musiche del gruppo romano dei Commodity Place, non potrete non azzardare un’accostamento stilistico così naturale tra “Black Riders” e la loro musica.
Che il viaggio continui.