Il cubano Alex Cima è uno dei più stimati teorici della connessione tra musica e psiche, nonché un prolifico produttore che nel corso degli anni ha scritto musica per i media più svariati, passando da soundtrack a jingle televisivi e radiofonici o ancora musica per supporti multimediali, insomma uno che s’è dato da fare.
Nel 1979 pubblica un album dal titolo Cosmic Connection, siamo in pieno fervore analogico e naturalmente il suo equipaggiamento non è da meno.
Ad uscirne fuori non è però qualcosa di definito, quel che si andava delineando era allora una scelta stilistica che poteva in egual maniera esser contaminata dalla disco (e quindi una soluzione cosmica coadiuvata dal supporto delle macchine) o da una virata pop sulla scia dei Kraftwerk.
Cima ci mette del suo e fa convergere in questo disco tutta una serie di contaminazioni che vanno dal jazz alla musica esotica passando per la disco, il tutto con un approccio soundtrackistico.
C’è un brano come “Cosmic Connection” che è Daft Punk quando i Daft Punk erano forse attaccati al seno materno, c’è un brano cosmico come “Eight Seven Seven” che strizza i sintetizzatori spruzzando melodie acidule nello spazio.
“Rocket’s Cat” è un’esperimento Jazz/Easy Listening ad alto profilo dove gli innesti analogici vanno a scurire le partiture ree offerte dalle percussioni e dalla tromba, “Primera” tributa invece agli stessi stilemi con maggior “attaccamento alla maglia”, mentre “Deception” ci aggredisce con un approccio electro/disco vorace quanto genuino con i suoi giri di basso ed il cantato finale in distorsione.
Una rara perla che ci illustra uno dei tanti modi di sperimentare sulla musica.