Entrare in contatto con la musica di Nicolas Pascal Raicevic significa scendere a compromessi con la propria psiche, offrirle la possibilità di un viaggio extrasensoriale in cambio della resistenza necessaria per poter tornare indietro senza subirne danni.
Strano anche immaginare il tipo di rapporto tra l’artista e la sua città d’adozione, Los Angeles in un 1970 che lo vedeva coinvolto fino all’osso con il consumo di droghe, influendo la sua vita facendogli fondare un’etichetta discografica dal nome Narco Records, ma ancor prima spingendolo alla composizione di un disco visionario come HEAD, inusuale punto nero nella storia di una label come la Buddah Records fino ad allora impegnata con produzioni funk, soul e più generalmente pop.
Raicevic dalla sua è un musicista perso tra montagne di sintetizzatori modulari, strumenti che utilizza per scrivere musica che sembra una presa diretta da una vita in acido.
Cannabis Sativa, Methedrine e Lysergic Acid Diethylamide sono quindi i titoli dei tre brani contenuti in quello che sarà poi il primo album ufficiale dell’uomo, ed in assoluto il più oscuro ed introspettivo.
Dai dodici minuti del primo brano dedicato alla sostanza psicotropa naturale più famosa del pianeta si può già cogliere la vera essenza del lavoro, un esperimento freestyle animato da suoni acquatici che disperdono la loro forma su superfici di drones stese con delicatezza su tutta la durata. Un lavoro lento, comandato dall’evidente alterazione sensoriale di Raicevic, che, non fatichiamo affatto a credere, abbia realizzato ogni brano effettivamente coinvolto dalla sostanza chiamata in causa.
Methedrine continua a lavorare sulla stessa gamma di suoni andando però a risvegliare un serpente che sembra strisciare con un moto ondulato, fornendo in musica un flusso di tensione a corrente alternata, si dissolve per poi tornare più potente assoggettandoci in uno stato di ansia pura.
Lysergic Acid Diethylamide si chiude in un limbo dove le correnti acidule creano ipnosi, un movimento circolare in accelerazione, i sensi azzerati, la percezione vaga in un impalpabile cosmo. Decelera per poi riaccelerare, lancia disperati segnali e disegna strane traiettorie seguite dalle onde.
Seguiranno altri dischi ad oggi rarissimi. Musica sicuramente più strutturata ed evoluta, ma distante mille miglia dall’approccio libero e sperimentale di quest’esordio ancora recuperabile a cifre non proibitive.