Pochissime le informazioni reperibili su questo sette pollici saltato fuori come al solito dalla polvere capitolina. Interessante, e forse prevedibile dopo aver ascoltato la caratura dei brani, la riesumazione da parte della Supra records che propone anche un re-edit a mio avviso totalmente trascurabile. Concentriamoci quindi su questa bomba electrofunk prodotta in Italia nel 1983, un vero fulmine groovistico fatto di ingredienti forse più conosciuti negli states che non nel nostro paese, in quegli anni più avvezzo a sonorità italo con piglio cosmico.

Questo Majic-Kaboola invece presenta tutti i tratti scuoti-chiappa presenti nei giri di basso targati Prelude degli anni d’oro, e ancora un intervento di chitarra in accelerazione che è puro godimento per gli animi più scalmanati. Il vocal ripete il titolo del brano in un gioco di delay robotizzati, il ritmo è da gran serata, con la cassa a trainare il basso ed i synth.

L’unico nome che salta fuori dal centrino del disco è quello di tale “Piergiovanni”, poi rintracciato in un progetto black metal del 2006 registrato a due passi da Roma, a Guidonia per la precisione. Nel 1983 il disco usciva per la Jumbo Records, costola della milanese Best Records e portatrice sana di ritmo disco e funk.

Come di rito, vocal, ed instrumental sulla b-side, le tradizioni vanno rispettate. Disco recuperabile con pochi danari e sicuro vortice distruttore per i seguaci più incalliti dell’electrofunk.