Nato Richard Monda a Cleveand, nell’Ohio, decide anni dopo di spostarsi in California dove entra nel vivo della scena musicale partecipando a vari radio show e dividendo il palco con artisti del calibro di Frank Sinatra, Danny Kaye ed Abbott & Costello (Gianni & Pinotto). Con l’appellativo di The Mauds aveva già messo fuori alcuni singoli ed un album per la Mercury nel 1967, diventando campione di vendite già nel 1968 con il singolo Soul Drippin.
Una breve carriera cinematografica con parti in un paio di film tra i quali “Il muro di vetro”, uno dei quattro film Hollywoodiani di Vittorio Gassman.
E’ al 1979 però che riponiamo la nostra attenzione, perchè è proprio in quell’anno che l’artista fa compiere al suo pseudonimo Daddy Dewdrop il balzo nella discomusic. Non certo un’idea originalissima, la Disco in quel momento era il nuovo flusso economico musicale e sono moltissimi gli artisti che sono scivolati in quelle atmosfere per tentare nuovi guadagni.
Dewdrop però lo fa mettendo a segno un album interessantissimo, sia perchè sembra già abbracciare un’estetica sonora proiettata alla space disco con i sintetizzatori affidati alle sapienti mani di Michael Girard, Dennis Belfields e Ron Stockert, sia perchè ha un senso della dinamica molto teso e funzionale che in un brano come “Nanu Nanu” mettono allo scoperto tutta la potenza della funky disco più elettronica.
Il disco inizia invece con l’assalto ritmico di “Hold On (To The Best Part Of Me)” che esplode poi in un bouquet di tastiere, basso slappato e chitarra elettrica che vorticano plastici sul potente cantato che entrerà di li a poco portando una ventata di romanticismo accentuato dai raddoppi corali. Siamo proprio in quella zona di grandi cantati da disco lussuria ’70.
“Nanu Nanu” segue a ruota con la batteria elettronica severa e robotica e quel giro di basso grave e profondo che annuncia il vocal femminile. Poi di nuovo tutto il carro disco sale alla ribalta saturando gli spazi con percussioni, voci e arrangiamenti generosi.
“The Real Thing” è una bomba che va in detonazione su percussioni tribali ed un raddoppio di cassa incredibilmente sexy fino all’esplosione della macchina space. Da li in poi è il viaggio nello spazio: progressione, sogno e tanta visione. La voce di Dewdrop è un oggetto alieno, sembra andar fuori tono con il resto del brano ma è invece un magnete dalla forza inesauribile. Un capolavoro.
“Turn In The Motion” è un pezzo funky/disco abbastanza classico, con il solito carico di adrenalina, voci, ritmo e grooves al posto giusto. “If Ya Wanna Wanna” è disco emozione da chiusura di serata, con il cantato che si srotola sull’atmosfera solare e leggermente malinconica.
“Do What Ya Come To Do” è un altro grande pezzo di disco music elettronica, qui gli elementi corali rimangono ancorati alla tradizione mentre la base musicale e la dinamica offrono una progressione di grandissimo impatto.
Piccola curiosità, anni dopo, nel 2005, la stramba cover raffigurante Dewdrop che tiene aperta la camicia mostrando uno speaker montato sul petto diviene fonte d’ispirazione per il nuovo eroe disco Francisco per la copertina del suo album Music Business.